INT-33
08.05.2023
Il 2023 si presta ad essere l’anno più importante della carriera di Sandra Hüller, attrice tedesca che ha raggiunto la fama internazionale con i film Toni Erdmann (2016) di Maren Ade e il più recente I’m Your Man (2021) di Maria Schrader. Fra solo due settimane l’attrice sarà al Festival di Cannes a presentare due dei film più attesi della Competizione: The Zone of Interest di Jonathan Glazer e Anatomie d’une chute di Justine Triet. Ma la brillante annata della Hüller è cominciata qualche mese fa alla Berlinale, dove era presente con il film Sisi & Ich, secondo lungometraggio di Frauke Finsterwalder che analizza il rapporto tra la leggendaria principessa (Susanne Wolff) e la sua dama di compagnia Irma (Sandra Hüller) secondo il punto di vista di quest’ultima.
Sisi & Ich è un’opera audace ed originale, dove la regista si prende delle libertà creative, raccontando, a suo modo, la storia di due donne fuori dal comune. Sandra Hüller è riuscita a creare un personaggio complesso dal punto di vista emotivo, in grado di catturare la frustrazione, la gioia e la delusione che prova Irma nei confronti di se stessa e di Sissi. Abbiamo incontrato e conversato a lungo con l’attrice sul film e sull’interessante personaggio da lei interpretato, e abbiamo anche colto l’occasione per farle qualche domanda sulla sua carriera in generale.
Vorrei cominciare questa intervista chiedendoti quale fosse il tuo “legame” con il personaggio di Sissi. In Germania c’è questa tradizione di guardare i film di Sissi, la trilogia con Romy Schneider, e volevo chiederti se lo facessi anche tu.
Non sono mai stata legata al mito di Sissi e non ho mai seguito quella tradizione, a differenza di alcuni miei colleghi. Ammiro molto Romy Schneider, ovviamente, e prima di iniziare le riprese ho deciso di vedere la trilogia di Ernst Marischka, e devo ammettere che è stato piuttosto interessante.
Cosa ti ha interessato?
Non potevamo fare un film simile a quello e non volevamo nemmeno. Non c’era nulla di nuovo da raccontare che sarebbe stato o interessante o degno di nota. Quei film sono delle favole che raccontano un mondo che non esiste più, e sono contenta di questo.
Irma Sztáray ha scritto un libro dopo la morte della principessa Sissi, l’avete letto in preparazione del film?
No, non abbiamo letto nessun libro in preparazione, perché Frauke non voleva includere dei riferimenti storici ben precisi. Ma ci ha comunque chiesto di cercare di essere accurate nella raffigurazione del portamento di quell’epoca.
Quindi, non avete nemmeno dovuto imparare la routine quotidiana di corte.
Esatto. Non abbiamo dovuto imparare nessuna tecnica o skill specifica, come inchinarsi e mangiare in una certa maniera, camminare dritte o imparare a “sopportare” il corsetto.
E non avevate qualche dubbio?
No per nulla. Perché tutte queste cose non erano importanti per la storia che volevamo raccontare. Credo che Frauke si sia divertita a vederci sedute e atteggiarci come dei maschiacci.
È liberatorio non dover seguire quelle antiche tradizioni.
Si certamente. Però, secondo me, le limitazioni sono sempre d’aiuto, perché queste ti creano dei confini che puoi sia rispettare che infrangere . E su questo ci si può lavorare e creare qualcosa di interessante.
È interessante vedere un personaggio come quello di Irma nel film, perché è come se in qualche modo, possiamo discostarci dalla figura di Sissi.
Il film inizia con Irma e la madre, sin dall’inizio ho trovato una connessione con il mio personaggio attraverso questa relazione abusante, dove la madre non ha mai fiducia e bistratta la figlia. Ma poi Irma conosce una persona che ammira davvero, qualcuno che crede che può farle del bene e vuol diventare sua amica. Qualcuno di vulnerabile, ma al tempo stesso forte.
Quale è stata la scena più difficile da girare? La corsa ad ostacoli?
Sapevo che qualcuno mi avrebbe chiesto questo, ma non ci ho mai pensato… posso risponderti dopo?
Si certamente. Anche se il personaggio di Irma è ungherese, dici solo alcune parole nella lingua. Hai avuto un coach?
Non proprio, avevamo un coach specifico per l’inglese e il francese, mentre per l’ungherese, ci hanno solo detto le frasi che dovevamo recitare. Spero di aver recitato bene quelle due o tre frasi. Mi piace molto imparare lingue nuove.
Giusto per curiosità, quante lingue sai parlare?
Sto imparando il francese ultimamente, mentre so parlare anche russo perché l’ho studiato a scuola sei anni. E l’inglese ovviamente. È tutto… per ora.
L’anno scorso è stato presentato un altro film su Sissi, Corsage di Marie Kreutzer, mentre nel 2021 hanno anche fatto una serie tv su di lei, Sisi di Sven Bohse. Volevo chiederti come mai in questo periodo, secondo te, c’è questa improvvisa voglia di esplorare la vita di questo personaggio.
Non saprei davvero. Credo tutto sia iniziato da un punto di vista di marketing, i soggetti riguardanti la storia, stanno avendo successo nel mondo dello streaming e molte donne si sono appassionate nel raccontare la storia di Sissi. Ed è una storia che può essere raccontata in diversi modi. Non conosco Marie Kreutzer, ma so la storia dietro al film, credo sia stata un’idea di Vicky Krieps (dettaglio che possiamo confermare dalla nostra intervista con Marie Kreutzer a Cannes 2022, n.d.r.). Spesso ci sono ragioni personali dietro alla creazione di questi film e lo stesso credo sia successo con Frauke.
Hai visto Corsage?
Si certo.
Cosa ne pensi? Ti è piaciuto? É piuttosto diverso da Sisi & Ich.
Si, mi è piaciuto molto! E esatto, è diverso dal nostro film, sarebbe stato strano vedere due film con la stessa estetica o punto di vista. Credo sia stato girato in pellicola anche Corsage, ma il film ha un tono più malinconico e credo sia dovuto al fatto che si concentri più su un “addio” al mito di Sissi. È così doloroso vedere la decadenza di un personaggio così importante per il proprio Paese e per l’identità culturale di un popolo.
Quello che mi piace di Sisi & Ich è che la relazione centrale può essere vista come una sorta di storia d’amore in qualche modo. E il film avrebbe funzionato anche senza la figura di Sissi. Cosa ne pensi di questo?
Si concordo. Credo che il personaggio di Sissi sia stato il punto d’inizio per, diciamo, intraprendere quel certo tipo di discussioni intellettuali all’interno della relazione principale. Ci sarebbe potuto essere ogni personaggio con un “potere” al suo posto. Però Frauke voleva fare un film su Sissi perché aveva visto la trilogia originale con la figlia che le ha incominciato a fare tante domande sulla principessa, del tipo: “come è stato vivere con una persona così?”. Questo è stato l’inizio, però credo che, alla fine, Frauke fosse interessata ad analizzare questa relazione sul potere, sulla dipendenza e a farsi una domanda chiave, ovvero se un’amicizia del genere fosse possibile all’epoca.
Credi che questa amicizia tra Sissi e Irma sia vera?
No, non lo penso. Quando qualcuno è così dipendente da una persona e questa inizia a trattarla in una maniera così crudele, credo che questa non sia un’amicizia. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, ma per ragioni diverse.
E dal punto di vista di Irma, credi che il personaggio di Sissi avesse un atteggiamento da "bulla"?
A volte. Credo che Sissi trattasse male le persone. Ovviamente, possiamo dire che la gente la trattava male allo stesso modo. E questo potrebbe essere inteso come un meccanismo di autodifesa, ma non è del tutto corretto. Nel senso, diverse persone la ritenevano pericolosa, era una donna di potere, e a volte abusava di questo per avere quello che voleva.
Puoi dirmi qualcosa sul cambio di tono continuo nel film? A volte Sisi & Ich sembra una satira, mentre in altre sequenze prende un tono più serio.
Mi sono sentita confusa all’inizio ad essere sincera. Io e Susanne ci chiedevamo continuamente:“il tono sta cambiando in questa scena, o no?”. Ci hanno detto che il film avrebbe avuto un approccio moderno, dove alcune volte i personaggi avrebbero usato un linguaggio "antico" e altre un linguaggio scurrile tipico dei giorni nostri. Il tono cambia continuamente nella prima parte, poi in seguito, quando tutto diventa più “dark”, abbiamo dovuto girare tutte le sequenze di seguito. Per Susanne è stato piuttosto difficile, lei è una persona energetica e avrebbe preferito stare all’aperto, andare a cavallo e altro. Ma invece è stata costretta a girare delle scene a letto per settimane (l’attrice ride, n.d.r.), è stata una tortura per lei. È interessante per il personaggio, ma doloroso per l’attrice che lo deve interpretare. Sono sempre rimasta sorpresa dagli improvvisi cambi di tono, ma allo stesso tempo mi hanno aiutato. A volte Irma pensava “oh, questa è una situazione seria, devo essere seria” e quindi mi adeguavo.
Sissi ha avuto una particolare relazione con il cibo e nel film si vede, volevo chiederti quale fosse stato il vostro approccio sul set.
Ci hanno chiesto di perdere molto peso per interpretare i nostri personaggi, vista la strana relazione che aveva Sissi con il cibo e… il cibo era un topic sempre discusso sul set (l’attrice ride, n.d.r.). Cercavamo sempre dei cuochi che potessero cucinare quello che volevamo, ma spesso non erano disponibili e quindi, io e Susanne, siamo entrate ancora più in sintonia con i nostri personaggi (l’attrice ride ancora, n.d.r.), ma è stato comunque strano, ci guardavamo negli occhi e ci chiedevamo “cosa stiamo facendo?”. Questa situazione mi ha fatto capire quanto è facile avere difficoltà con il cibo, specialmente perché amo mangiare e cucinare. Ma nel momento in cui ci dicevano “ok, abbiamo una sfida per voi”, io e Susanne ci guardavamo e ci spronavamo a vicenda vedendo come l’altra progrediva. È stato un approccio psicologico davvero interessante, e ci ha fatto connettere con i nostri personaggi ancora di più. Ma una connessione pericolosa… perché questo approccio era diventato importante per far funzionare il film.
C’è una scena che mi ha colpito molto, quando Irma legge quella lettera, piuttosto crudele, in cui la madre esprime tutto il disprezzo che prova nei suoi confronti. Puoi dirmi qualcosa su questa sequenza?
Frauke voleva vedere un crollo emotivo in Irma, voleva vedermi piangere. Pensai fosse troppo in quel momento, non volevo che Irma fosse così sorpresa dal comportamento della madre, e questo non significa che lei non fosse toccata da quelle parole, perché sapeva che la madre la pensava così da molto tempo, anche se questa non le aveva mai detto esplicitamente come si sentiva. Nella mia esperienza, trovo che sia liberatorio quando una persona, nel bene e nel male, ha una conferma di quello che gli altri pensano veramente di lei… trovo quel momento piuttosto liberatorio. Perché pensi che hai sempre avuto ragione, quindi, immedesimandomi con Irma, ho pensato “ora lo so e ora posso fare quello che voglio perché non devo più compiacerti”. Leggere quelle parole è triste, ma liberatorio.
Avevi già collaborato con Frauke nel suo primo film, Finsterworld (2013), siete sempre rimaste in contatto? Avevate già in mente di lavorare insieme di nuovo?
Dopo Finsterworld, io e Frauke prendemmo strade diverse e sono stata impegnata per diversi anni. Quando ero a Los Angeles a promuovere Toni Erdmann (2016), ho visto che era nel pubblico durante una proiezione. Abbiamo recuperato subito il tempo perso e mi ha portato in diversi posti a Los Angeles. Siamo rimaste in contatto da quel momento, dopo un paio d’anni mi ha inviato la sceneggiatura del film.
Voglio spostare la conversazione sulla tua carriera in generale, ho letto che hai interpretato Amleto a teatro, volevo chiederti se potevi raccontarmi qualcosa.
Amo interpretare quel personaggio perché è come se fosse una storia d’amore. Nel senso, non ho mai chiesto di interpretare Amleto e non era nemmeno un ruolo a cui ambivo, ma qualcuno un giorno mi propose l’idea e accettai subito perché pensai: “non può essere così difficile interpretare un ruolo maschile” (l’attrice ride, n.d.r.). Scusami, è un commento un po’ meschino. Più che altro, ho sempre visto questo personaggio come un arrogante e ho avuto conferma guardando alcune clip di uomini che lo interpretavano , del tipo: “sono pazzo, quindi posso trattarti male”. Ma quando ho letto il copione ho capito quanto mi sbagliavo, Amleto è una persona che sta cercando di elaborare il lutto del padre e vuole scoprire la verità su cosa sia successo. Attraverso Amleto, ho capito l’importanza della diversa percezione che una persona può avere verso un personaggio e ho avuto la sensazione che alcuni attori uomini, scusami ancora, hanno colto l’occasione per interpretare il personaggio come uno… s*****o per due ore ogni sera. Non volevo fare questo, volevo trovare la verità dietro ad Amleto e con questo approccio, abbiamo potuto sperimentare sulla pièce teatrale. È stata un’esperienza unica, non credo farò mai qualcosa di così intenso nel resto della mia carriera.
Prima hai citato Toni Erdmann, il film ha avuto un grande successo a livello internazionale, come è cambiata la tua carriera dopo quel film?
È cambiata molto. Hanno iniziato a offrirmi più ruoli, soprattutto commedie, il che è simpatico perché non mi ritengo un’attrice comica, forse perché interpreto personaggi con problemi in maniera buffa, ma non sono capace di interpretare un personaggio solo comico. Dopo un paio di ruoli, ho capito che non era la mia strada e ho iniziato a cercare parti e personaggi diversi.
Puoi dirmi qualcosa di The Zone of Interest, il nuovo film di Jonathan Glazer?
L’abbiamo girato molto tempo fa, nel 2021, ma Jonathan, finite le riprese, mi ha detto che ci sarebbero voluti un paio d’anni di post produzione, quindi mi ero preparata mentalmente ad una lunga attesa. È stata un’esperienza molto intensa, abbiamo girato il film ad Auschwitz, vicino ai lager… ma forse è meglio aspettare il film prima di parlarne.
Ho alte aspettative.
Anche io, posso dirti che sarà un’esperienza davvero dolorosa, ma non so davvero cosa aspettarmi dal prodotto finale. Comunque, ora tornerò a dedicarmi al teatro, sto preparando un adattamento di El ángel exterminador di Luis Buñuel e spero funzioni.
Posso intuire che lavori spesso a teatro. Cosa ti spinge a tornare sempre sul palcoscenico?
Richiede una preparazione fisica e mentale diversa rispetto ad un film. Hai più possibilità di sbagliare e lavorare su certe scene per un periodo di tempo più lungo. Inoltre, abbiamo una “premiere” ogni sera ed è piuttosto diverso, devi essere sempre sul pezzo e pronto a prendere anche certe decisioni sul palcoscenico. Mi piace questo processo dove bisogna pensare e concentrarsi costantemente con lo stesso gruppo di persone per un lungo periodo di tempo.
Cosa ne pensi della fase di rehearsal nei film invece?
Da una parte, mi piace incontrare e conoscere le persone prima di iniziare a preparare le scene, soprattutto se bisogna interpretare una famiglia ad esempio: Credo sia importante passare del tempo insieme perché ci sono cose che non arrivano naturalmente. Ma allo stesso tempo, a volte mi piace arrivare su un set, trovare nuove persone e farmi sorprendere da quello che accade sul momento.
Tornando a Sisi & Ich, avete girato il film durante la pandemia in quattro/cinque paesi se non sbaglio, è stato difficile organizzare il tutto?
Credo che il produttore del film potrà raccontarti cose più interessanti rispetto a me, ma posso dirti che è stata una bella sfida dal punto di vista logistico. Abbiamo girato in Svizzera, Austria, Germania e Malta. Non siamo mai stati più di due settimane in un paese, dovevamo lavorare velocemente, avevamo pochi momenti di pausa e dovevamo avere la valigia sempre pronta per partire. E ovviamente, dovevamo stare attenti a non incontrare persone e rispettare i vari protocolli.
Prima di salutarti, volevo chiederti se ora hai una risposta alla domanda che ti ho fatto prima su quale fosse stato il momento più difficile durante le riprese.
Ora si. La scena più impegnativa è stata quella dove Irma e Sissi fumano l’hashish. Quel giorno avevamo poco tempo e tutta la crew ha dovuto scalare la montagna dove abbiamo girato la sequenza con tutta l’attrezzatura. Quella mattina io e Susanne avevamo avuto una discussione, la nostra amicizia non stava passando un buon momento, e dovevamo fare una scena dove i nostri personaggi ridevano ed erano felici. Si era fatto tardi, la luce stava scomparendo e tutti erano nervosi. Dovevamo mettere da parte la tensione tra noi due per far funzionare la scena. È stato piuttosto pesante… e poi non avevamo del vero hashish (l’attrice ride, n.d.r.).
INT-33
08.05.2023
Il 2023 si presta ad essere l’anno più importante della carriera di Sandra Hüller, attrice tedesca che ha raggiunto la fama internazionale con i film Toni Erdmann (2016) di Maren Ade e il più recente I’m Your Man (2021) di Maria Schrader. Fra solo due settimane l’attrice sarà al Festival di Cannes a presentare due dei film più attesi della Competizione: The Zone of Interest di Jonathan Glazer e Anatomie d’une chute di Justine Triet. Ma la brillante annata della Hüller è cominciata qualche mese fa alla Berlinale, dove era presente con il film Sisi & Ich, secondo lungometraggio di Frauke Finsterwalder che analizza il rapporto tra la leggendaria principessa (Susanne Wolff) e la sua dama di compagnia Irma (Sandra Hüller) secondo il punto di vista di quest’ultima.
Sisi & Ich è un’opera audace ed originale, dove la regista si prende delle libertà creative, raccontando, a suo modo, la storia di due donne fuori dal comune. Sandra Hüller è riuscita a creare un personaggio complesso dal punto di vista emotivo, in grado di catturare la frustrazione, la gioia e la delusione che prova Irma nei confronti di se stessa e di Sissi. Abbiamo incontrato e conversato a lungo con l’attrice sul film e sull’interessante personaggio da lei interpretato, e abbiamo anche colto l’occasione per farle qualche domanda sulla sua carriera in generale.
Vorrei cominciare questa intervista chiedendoti quale fosse il tuo “legame” con il personaggio di Sissi. In Germania c’è questa tradizione di guardare i film di Sissi, la trilogia con Romy Schneider, e volevo chiederti se lo facessi anche tu.
Non sono mai stata legata al mito di Sissi e non ho mai seguito quella tradizione, a differenza di alcuni miei colleghi. Ammiro molto Romy Schneider, ovviamente, e prima di iniziare le riprese ho deciso di vedere la trilogia di Ernst Marischka, e devo ammettere che è stato piuttosto interessante.
Cosa ti ha interessato?
Non potevamo fare un film simile a quello e non volevamo nemmeno. Non c’era nulla di nuovo da raccontare che sarebbe stato o interessante o degno di nota. Quei film sono delle favole che raccontano un mondo che non esiste più, e sono contenta di questo.
Irma Sztáray ha scritto un libro dopo la morte della principessa Sissi, l’avete letto in preparazione del film?
No, non abbiamo letto nessun libro in preparazione, perché Frauke non voleva includere dei riferimenti storici ben precisi. Ma ci ha comunque chiesto di cercare di essere accurate nella raffigurazione del portamento di quell’epoca.
Quindi, non avete nemmeno dovuto imparare la routine quotidiana di corte.
Esatto. Non abbiamo dovuto imparare nessuna tecnica o skill specifica, come inchinarsi e mangiare in una certa maniera, camminare dritte o imparare a “sopportare” il corsetto.
E non avevate qualche dubbio?
No per nulla. Perché tutte queste cose non erano importanti per la storia che volevamo raccontare. Credo che Frauke si sia divertita a vederci sedute e atteggiarci come dei maschiacci.
È liberatorio non dover seguire quelle antiche tradizioni.
Si certamente. Però, secondo me, le limitazioni sono sempre d’aiuto, perché queste ti creano dei confini che puoi sia rispettare che infrangere . E su questo ci si può lavorare e creare qualcosa di interessante.
È interessante vedere un personaggio come quello di Irma nel film, perché è come se in qualche modo, possiamo discostarci dalla figura di Sissi.
Il film inizia con Irma e la madre, sin dall’inizio ho trovato una connessione con il mio personaggio attraverso questa relazione abusante, dove la madre non ha mai fiducia e bistratta la figlia. Ma poi Irma conosce una persona che ammira davvero, qualcuno che crede che può farle del bene e vuol diventare sua amica. Qualcuno di vulnerabile, ma al tempo stesso forte.
Quale è stata la scena più difficile da girare? La corsa ad ostacoli?
Sapevo che qualcuno mi avrebbe chiesto questo, ma non ci ho mai pensato… posso risponderti dopo?
Si certamente. Anche se il personaggio di Irma è ungherese, dici solo alcune parole nella lingua. Hai avuto un coach?
Non proprio, avevamo un coach specifico per l’inglese e il francese, mentre per l’ungherese, ci hanno solo detto le frasi che dovevamo recitare. Spero di aver recitato bene quelle due o tre frasi. Mi piace molto imparare lingue nuove.
Giusto per curiosità, quante lingue sai parlare?
Sto imparando il francese ultimamente, mentre so parlare anche russo perché l’ho studiato a scuola sei anni. E l’inglese ovviamente. È tutto… per ora.
L’anno scorso è stato presentato un altro film su Sissi, Corsage di Marie Kreutzer, mentre nel 2021 hanno anche fatto una serie tv su di lei, Sisi di Sven Bohse. Volevo chiederti come mai in questo periodo, secondo te, c’è questa improvvisa voglia di esplorare la vita di questo personaggio.
Non saprei davvero. Credo tutto sia iniziato da un punto di vista di marketing, i soggetti riguardanti la storia, stanno avendo successo nel mondo dello streaming e molte donne si sono appassionate nel raccontare la storia di Sissi. Ed è una storia che può essere raccontata in diversi modi. Non conosco Marie Kreutzer, ma so la storia dietro al film, credo sia stata un’idea di Vicky Krieps (dettaglio che possiamo confermare dalla nostra intervista con Marie Kreutzer a Cannes 2022, n.d.r.). Spesso ci sono ragioni personali dietro alla creazione di questi film e lo stesso credo sia successo con Frauke.
Hai visto Corsage?
Si certo.
Cosa ne pensi? Ti è piaciuto? É piuttosto diverso da Sisi & Ich.
Si, mi è piaciuto molto! E esatto, è diverso dal nostro film, sarebbe stato strano vedere due film con la stessa estetica o punto di vista. Credo sia stato girato in pellicola anche Corsage, ma il film ha un tono più malinconico e credo sia dovuto al fatto che si concentri più su un “addio” al mito di Sissi. È così doloroso vedere la decadenza di un personaggio così importante per il proprio Paese e per l’identità culturale di un popolo.
Quello che mi piace di Sisi & Ich è che la relazione centrale può essere vista come una sorta di storia d’amore in qualche modo. E il film avrebbe funzionato anche senza la figura di Sissi. Cosa ne pensi di questo?
Si concordo. Credo che il personaggio di Sissi sia stato il punto d’inizio per, diciamo, intraprendere quel certo tipo di discussioni intellettuali all’interno della relazione principale. Ci sarebbe potuto essere ogni personaggio con un “potere” al suo posto. Però Frauke voleva fare un film su Sissi perché aveva visto la trilogia originale con la figlia che le ha incominciato a fare tante domande sulla principessa, del tipo: “come è stato vivere con una persona così?”. Questo è stato l’inizio, però credo che, alla fine, Frauke fosse interessata ad analizzare questa relazione sul potere, sulla dipendenza e a farsi una domanda chiave, ovvero se un’amicizia del genere fosse possibile all’epoca.
Credi che questa amicizia tra Sissi e Irma sia vera?
No, non lo penso. Quando qualcuno è così dipendente da una persona e questa inizia a trattarla in una maniera così crudele, credo che questa non sia un’amicizia. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, ma per ragioni diverse.
E dal punto di vista di Irma, credi che il personaggio di Sissi avesse un atteggiamento da "bulla"?
A volte. Credo che Sissi trattasse male le persone. Ovviamente, possiamo dire che la gente la trattava male allo stesso modo. E questo potrebbe essere inteso come un meccanismo di autodifesa, ma non è del tutto corretto. Nel senso, diverse persone la ritenevano pericolosa, era una donna di potere, e a volte abusava di questo per avere quello che voleva.
Puoi dirmi qualcosa sul cambio di tono continuo nel film? A volte Sisi & Ich sembra una satira, mentre in altre sequenze prende un tono più serio.
Mi sono sentita confusa all’inizio ad essere sincera. Io e Susanne ci chiedevamo continuamente:“il tono sta cambiando in questa scena, o no?”. Ci hanno detto che il film avrebbe avuto un approccio moderno, dove alcune volte i personaggi avrebbero usato un linguaggio "antico" e altre un linguaggio scurrile tipico dei giorni nostri. Il tono cambia continuamente nella prima parte, poi in seguito, quando tutto diventa più “dark”, abbiamo dovuto girare tutte le sequenze di seguito. Per Susanne è stato piuttosto difficile, lei è una persona energetica e avrebbe preferito stare all’aperto, andare a cavallo e altro. Ma invece è stata costretta a girare delle scene a letto per settimane (l’attrice ride, n.d.r.), è stata una tortura per lei. È interessante per il personaggio, ma doloroso per l’attrice che lo deve interpretare. Sono sempre rimasta sorpresa dagli improvvisi cambi di tono, ma allo stesso tempo mi hanno aiutato. A volte Irma pensava “oh, questa è una situazione seria, devo essere seria” e quindi mi adeguavo.
Sissi ha avuto una particolare relazione con il cibo e nel film si vede, volevo chiederti quale fosse stato il vostro approccio sul set.
Ci hanno chiesto di perdere molto peso per interpretare i nostri personaggi, vista la strana relazione che aveva Sissi con il cibo e… il cibo era un topic sempre discusso sul set (l’attrice ride, n.d.r.). Cercavamo sempre dei cuochi che potessero cucinare quello che volevamo, ma spesso non erano disponibili e quindi, io e Susanne, siamo entrate ancora più in sintonia con i nostri personaggi (l’attrice ride ancora, n.d.r.), ma è stato comunque strano, ci guardavamo negli occhi e ci chiedevamo “cosa stiamo facendo?”. Questa situazione mi ha fatto capire quanto è facile avere difficoltà con il cibo, specialmente perché amo mangiare e cucinare. Ma nel momento in cui ci dicevano “ok, abbiamo una sfida per voi”, io e Susanne ci guardavamo e ci spronavamo a vicenda vedendo come l’altra progrediva. È stato un approccio psicologico davvero interessante, e ci ha fatto connettere con i nostri personaggi ancora di più. Ma una connessione pericolosa… perché questo approccio era diventato importante per far funzionare il film.
C’è una scena che mi ha colpito molto, quando Irma legge quella lettera, piuttosto crudele, in cui la madre esprime tutto il disprezzo che prova nei suoi confronti. Puoi dirmi qualcosa su questa sequenza?
Frauke voleva vedere un crollo emotivo in Irma, voleva vedermi piangere. Pensai fosse troppo in quel momento, non volevo che Irma fosse così sorpresa dal comportamento della madre, e questo non significa che lei non fosse toccata da quelle parole, perché sapeva che la madre la pensava così da molto tempo, anche se questa non le aveva mai detto esplicitamente come si sentiva. Nella mia esperienza, trovo che sia liberatorio quando una persona, nel bene e nel male, ha una conferma di quello che gli altri pensano veramente di lei… trovo quel momento piuttosto liberatorio. Perché pensi che hai sempre avuto ragione, quindi, immedesimandomi con Irma, ho pensato “ora lo so e ora posso fare quello che voglio perché non devo più compiacerti”. Leggere quelle parole è triste, ma liberatorio.
Avevi già collaborato con Frauke nel suo primo film, Finsterworld (2013), siete sempre rimaste in contatto? Avevate già in mente di lavorare insieme di nuovo?
Dopo Finsterworld, io e Frauke prendemmo strade diverse e sono stata impegnata per diversi anni. Quando ero a Los Angeles a promuovere Toni Erdmann (2016), ho visto che era nel pubblico durante una proiezione. Abbiamo recuperato subito il tempo perso e mi ha portato in diversi posti a Los Angeles. Siamo rimaste in contatto da quel momento, dopo un paio d’anni mi ha inviato la sceneggiatura del film.
Voglio spostare la conversazione sulla tua carriera in generale, ho letto che hai interpretato Amleto a teatro, volevo chiederti se potevi raccontarmi qualcosa.
Amo interpretare quel personaggio perché è come se fosse una storia d’amore. Nel senso, non ho mai chiesto di interpretare Amleto e non era nemmeno un ruolo a cui ambivo, ma qualcuno un giorno mi propose l’idea e accettai subito perché pensai: “non può essere così difficile interpretare un ruolo maschile” (l’attrice ride, n.d.r.). Scusami, è un commento un po’ meschino. Più che altro, ho sempre visto questo personaggio come un arrogante e ho avuto conferma guardando alcune clip di uomini che lo interpretavano , del tipo: “sono pazzo, quindi posso trattarti male”. Ma quando ho letto il copione ho capito quanto mi sbagliavo, Amleto è una persona che sta cercando di elaborare il lutto del padre e vuole scoprire la verità su cosa sia successo. Attraverso Amleto, ho capito l’importanza della diversa percezione che una persona può avere verso un personaggio e ho avuto la sensazione che alcuni attori uomini, scusami ancora, hanno colto l’occasione per interpretare il personaggio come uno… s*****o per due ore ogni sera. Non volevo fare questo, volevo trovare la verità dietro ad Amleto e con questo approccio, abbiamo potuto sperimentare sulla pièce teatrale. È stata un’esperienza unica, non credo farò mai qualcosa di così intenso nel resto della mia carriera.
Prima hai citato Toni Erdmann, il film ha avuto un grande successo a livello internazionale, come è cambiata la tua carriera dopo quel film?
È cambiata molto. Hanno iniziato a offrirmi più ruoli, soprattutto commedie, il che è simpatico perché non mi ritengo un’attrice comica, forse perché interpreto personaggi con problemi in maniera buffa, ma non sono capace di interpretare un personaggio solo comico. Dopo un paio di ruoli, ho capito che non era la mia strada e ho iniziato a cercare parti e personaggi diversi.
Puoi dirmi qualcosa di The Zone of Interest, il nuovo film di Jonathan Glazer?
L’abbiamo girato molto tempo fa, nel 2021, ma Jonathan, finite le riprese, mi ha detto che ci sarebbero voluti un paio d’anni di post produzione, quindi mi ero preparata mentalmente ad una lunga attesa. È stata un’esperienza molto intensa, abbiamo girato il film ad Auschwitz, vicino ai lager… ma forse è meglio aspettare il film prima di parlarne.
Ho alte aspettative.
Anche io, posso dirti che sarà un’esperienza davvero dolorosa, ma non so davvero cosa aspettarmi dal prodotto finale. Comunque, ora tornerò a dedicarmi al teatro, sto preparando un adattamento di El ángel exterminador di Luis Buñuel e spero funzioni.
Posso intuire che lavori spesso a teatro. Cosa ti spinge a tornare sempre sul palcoscenico?
Richiede una preparazione fisica e mentale diversa rispetto ad un film. Hai più possibilità di sbagliare e lavorare su certe scene per un periodo di tempo più lungo. Inoltre, abbiamo una “premiere” ogni sera ed è piuttosto diverso, devi essere sempre sul pezzo e pronto a prendere anche certe decisioni sul palcoscenico. Mi piace questo processo dove bisogna pensare e concentrarsi costantemente con lo stesso gruppo di persone per un lungo periodo di tempo.
Cosa ne pensi della fase di rehearsal nei film invece?
Da una parte, mi piace incontrare e conoscere le persone prima di iniziare a preparare le scene, soprattutto se bisogna interpretare una famiglia ad esempio: Credo sia importante passare del tempo insieme perché ci sono cose che non arrivano naturalmente. Ma allo stesso tempo, a volte mi piace arrivare su un set, trovare nuove persone e farmi sorprendere da quello che accade sul momento.
Tornando a Sisi & Ich, avete girato il film durante la pandemia in quattro/cinque paesi se non sbaglio, è stato difficile organizzare il tutto?
Credo che il produttore del film potrà raccontarti cose più interessanti rispetto a me, ma posso dirti che è stata una bella sfida dal punto di vista logistico. Abbiamo girato in Svizzera, Austria, Germania e Malta. Non siamo mai stati più di due settimane in un paese, dovevamo lavorare velocemente, avevamo pochi momenti di pausa e dovevamo avere la valigia sempre pronta per partire. E ovviamente, dovevamo stare attenti a non incontrare persone e rispettare i vari protocolli.
Prima di salutarti, volevo chiederti se ora hai una risposta alla domanda che ti ho fatto prima su quale fosse stato il momento più difficile durante le riprese.
Ora si. La scena più impegnativa è stata quella dove Irma e Sissi fumano l’hashish. Quel giorno avevamo poco tempo e tutta la crew ha dovuto scalare la montagna dove abbiamo girato la sequenza con tutta l’attrezzatura. Quella mattina io e Susanne avevamo avuto una discussione, la nostra amicizia non stava passando un buon momento, e dovevamo fare una scena dove i nostri personaggi ridevano ed erano felici. Si era fatto tardi, la luce stava scomparendo e tutti erano nervosi. Dovevamo mettere da parte la tensione tra noi due per far funzionare la scena. È stato piuttosto pesante… e poi non avevamo del vero hashish (l’attrice ride, n.d.r.).