INT-37
17.06.2023
Negli ultimi anni, il festival di Cannes ha adottato un nuovo approccio nella selezione dei film, permettendo un incremento di opere prime e seconde nelle sezioni collaterali. Questo nuovo processo ha dato la possibilità di “riservare” la selezione principale a registi veterani, ma quest’anno c’è stata una rara eccezione. Banel & Adama, primo lungometraggio di Ramata-Toulaye Sy, è stato selezionato per competere per la Palma d’Oro. Il film racconta del grande amore tra due giovani che vivono in un villaggio a nord del Senegal. Banel è una ragazza compassionevole e a tratti ribelle, mentre Adama è una persona più introversa. Secondo Banel i due sono destinati a stare insieme per sempre, e per far sì che questo avvenga la giovane si opporrà contro le strutture sociali e patriarcali della piccola comunità.
Banel & Adama è un debutto che ha messo in luce il talento di una nuova, e promettente, cineasta. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Ramata-Toulaye Sy, con cui abbiamo approfondito il personaggio di Banel e parlato di ciò che l’ha ispirata per il suo film.
Per cominciare, volevo chiederti se ci fosse una connessione tra Banel & Adama e il cortometraggio Astel (2021).
L’unica connessione tra i due progetti è geografica, li ho girati entrambi a Futa Toro, una regione del nord del Senegal a solo un’ora di auto da Dakar. Devi sapere che ho scritto Banel & Adama prima del cortometraggio, e l’ho messo da parte a prendere la muffa (la regista ride, n.d.r.) perché ho capito che dovevo prima girare qualche cortometraggio per acquisire esperienza in vista del film.
Visivamente il film mi ha colpito molto, quali sono state le principali fonti d’ispirazione?
Ho avuto molte reference sia letterarie, che cinematografiche. Volevo mischiare diversi generi, dalla tragedia al realismo magico ad esempio. Toni Morrison e la poetessa Maya Angelou per l’utilizzo del voiceover. Medea, Fedra e Macbeth per l’utilizzo della tragedia. Mentre per quanto riguarda il cinema, direi Terrence Malick in generale, ma anche Moonlight (2016) e Beasts of the Southern Wild (2012). Per finire, vorrei citare anche due pittori, il ghanese Amoako Boafo e Kerry James Marshall.
Cosa puoi dirmi sull’utilizzo dei colori e delle luci?
Il lavoro sulla fotografia è stato curato nel minimo dettaglio. L'obiettivo era quello di mostrare l’evoluzione del personaggio di Banel attraverso il cambio di luce e colore. Più lei è frustrata, più questo si rispecchia nei colori del frame. All’inizio del film lei è felice e quindi ho scelto dei colori più “vivi” ed accesi. Man mano che la storia prosegue, i colori diventano più spenti. Prima di iniziare le riprese avevo sperimentato diversi filtri per cercare la colorazione giusta che potesse rappresentare questi stati d’animo. Infine, in post produzione, abbiamo terminato gli ultimi dettagli con la color correction.
Come è nato il personaggio di Banel?
Spesso dico che lei è la figlia del Sole perché ha questo aspetto luminoso all’esterno, ma anche questo fuoco passionale e travolgente all’interno. È come se fosse caduta dal cielo, ha questa aura mitologica, mistica e a tratti magica. Era importante per me vederla in questo modo e non come una semplice donna.
Puoi dirmi qualcosa sul processo di casting dei due giovani protagonisti? Immagino fossero dei non professionisti.
Tutti gli attori presenti nel film sono non professionisti. Comunque, il processo è stato piuttosto lungo. Ho perlustrato per cinque mesi molti villaggi di Futa, insieme al mio casting director e all’acting coach, in cerca dei due protagonisti. Dovevamo trovare le persone giuste, soprattutto per Banel, perché il suo personaggio ha una tale evoluzione, una certa “follia”, ed è stato difficile trovare una non professionista in grado di capire e mostrare la sua complessità.
Durante il film, ci sono diverse scene in cui Banel uccide dei piccoli animali, quale aspetto della sua personalità volevi comunicare attraverso questi gesti?
La sua frustrazione. Come dicevo prima, mi sono ispirata a figure della tragedia greca, come Medea ad esempio. Perché lei uccide i suoi figli? Perché è frustrata dal suo amore per Giasone. Banel prova la stessa frustrazione, il suo desiderio d’amore non è pienamente soddisfatto e lei si sfoga contro la natura.
Oltre a dover lavorare con attori non professionisti, quale è stata la maggiore difficoltà durante le riprese?
Le condizioni climatiche, per via del caldo torrido. Inoltre, la tempesta di sabbia che vedi nel film è vera. Ma non solo, la stagione della pioggia è iniziata in anticipo e quasi tutta la crew si è ammalata, me compresa. Kadhy (Mane, interprete di Banel, n.d.r.) è stata in ospedale due volte per dirti. È stata dura per tutti noi.
Tipicamente le tragedie greche presentano molta violenza, mentre il tuo film si limita a mostrarla solo in dei piccoli episodi come quelli citati in precedenza. Come mai questa scelta?
Non volevo rendere il film troppo esplicito, volevo fare qualcosa di contenuto, ero più interessata a mostrare la tensione e l’ambiguità dietro alla storia.
Banel subisce una certa violenza “psicologica” da parte del resto del villaggio però.
Si esatto. Ho trovato più interessante e gratificante mostrare la pressione e la violenza psicologica che subisce il personaggio rispetto a quella fisica. Sarebbe stato più semplice concentrarsi su quest’ultima.
La natura ha un ruolo importante nel film, volevi comunicare qualcosa o mettere in luce la crisi ambientale presente al giorno d’oggi?
Si, sono molto preoccupata su questa faccenda. Non volevo parlare di questo esplicitamente nel film, altrimenti sarebbe diventato più un documentario. Ho utilizzato la natura come metafora del personaggio di Banel. Più il suo cuore diventa “arido”, più la siccità aumenta nel villaggio. Il personaggio diventa un simbolo di quello che sta accadendo intorno a lei.
Anche se la storia è ambientata in Africa, c’è una certa universalità nel racconto di questa storia d’amore. Cosa ne pensi?
È proprio questo quello che volevo fare, creare una storia universale, come Romeo e Giulietta. Chiunque in Asia, Africa e Europa può immedesimarsi nei due innamorati. Volevo fare lo stesso con Banel & Adama, non ero interessata a raccontare una storia che potesse essere compresa solo dagli africani, volevo che chiunque nel mondo potesse capire e comprendere la situazione di questi due innamorati.
INT-37
17.06.2023
Negli ultimi anni, il festival di Cannes ha adottato un nuovo approccio nella selezione dei film, permettendo un incremento di opere prime e seconde nelle sezioni collaterali. Questo nuovo processo ha dato la possibilità di “riservare” la selezione principale a registi veterani, ma quest’anno c’è stata una rara eccezione. Banel & Adama, primo lungometraggio di Ramata-Toulaye Sy, è stato selezionato per competere per la Palma d’Oro. Il film racconta del grande amore tra due giovani che vivono in un villaggio a nord del Senegal. Banel è una ragazza compassionevole e a tratti ribelle, mentre Adama è una persona più introversa. Secondo Banel i due sono destinati a stare insieme per sempre, e per far sì che questo avvenga la giovane si opporrà contro le strutture sociali e patriarcali della piccola comunità.
Banel & Adama è un debutto che ha messo in luce il talento di una nuova, e promettente, cineasta. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Ramata-Toulaye Sy, con cui abbiamo approfondito il personaggio di Banel e parlato di ciò che l’ha ispirata per il suo film.
Per cominciare, volevo chiederti se ci fosse una connessione tra Banel & Adama e il cortometraggio Astel (2021).
L’unica connessione tra i due progetti è geografica, li ho girati entrambi a Futa Toro, una regione del nord del Senegal a solo un’ora di auto da Dakar. Devi sapere che ho scritto Banel & Adama prima del cortometraggio, e l’ho messo da parte a prendere la muffa (la regista ride, n.d.r.) perché ho capito che dovevo prima girare qualche cortometraggio per acquisire esperienza in vista del film.
Visivamente il film mi ha colpito molto, quali sono state le principali fonti d’ispirazione?
Ho avuto molte reference sia letterarie, che cinematografiche. Volevo mischiare diversi generi, dalla tragedia al realismo magico ad esempio. Toni Morrison e la poetessa Maya Angelou per l’utilizzo del voiceover. Medea, Fedra e Macbeth per l’utilizzo della tragedia. Mentre per quanto riguarda il cinema, direi Terrence Malick in generale, ma anche Moonlight (2016) e Beasts of the Southern Wild (2012). Per finire, vorrei citare anche due pittori, il ghanese Amoako Boafo e Kerry James Marshall.
Cosa puoi dirmi sull’utilizzo dei colori e delle luci?
Il lavoro sulla fotografia è stato curato nel minimo dettaglio. L'obiettivo era quello di mostrare l’evoluzione del personaggio di Banel attraverso il cambio di luce e colore. Più lei è frustrata, più questo si rispecchia nei colori del frame. All’inizio del film lei è felice e quindi ho scelto dei colori più “vivi” ed accesi. Man mano che la storia prosegue, i colori diventano più spenti. Prima di iniziare le riprese avevo sperimentato diversi filtri per cercare la colorazione giusta che potesse rappresentare questi stati d’animo. Infine, in post produzione, abbiamo terminato gli ultimi dettagli con la color correction.
Come è nato il personaggio di Banel?
Spesso dico che lei è la figlia del Sole perché ha questo aspetto luminoso all’esterno, ma anche questo fuoco passionale e travolgente all’interno. È come se fosse caduta dal cielo, ha questa aura mitologica, mistica e a tratti magica. Era importante per me vederla in questo modo e non come una semplice donna.
Puoi dirmi qualcosa sul processo di casting dei due giovani protagonisti? Immagino fossero dei non professionisti.
Tutti gli attori presenti nel film sono non professionisti. Comunque, il processo è stato piuttosto lungo. Ho perlustrato per cinque mesi molti villaggi di Futa, insieme al mio casting director e all’acting coach, in cerca dei due protagonisti. Dovevamo trovare le persone giuste, soprattutto per Banel, perché il suo personaggio ha una tale evoluzione, una certa “follia”, ed è stato difficile trovare una non professionista in grado di capire e mostrare la sua complessità.
Durante il film, ci sono diverse scene in cui Banel uccide dei piccoli animali, quale aspetto della sua personalità volevi comunicare attraverso questi gesti?
La sua frustrazione. Come dicevo prima, mi sono ispirata a figure della tragedia greca, come Medea ad esempio. Perché lei uccide i suoi figli? Perché è frustrata dal suo amore per Giasone. Banel prova la stessa frustrazione, il suo desiderio d’amore non è pienamente soddisfatto e lei si sfoga contro la natura.
Oltre a dover lavorare con attori non professionisti, quale è stata la maggiore difficoltà durante le riprese?
Le condizioni climatiche, per via del caldo torrido. Inoltre, la tempesta di sabbia che vedi nel film è vera. Ma non solo, la stagione della pioggia è iniziata in anticipo e quasi tutta la crew si è ammalata, me compresa. Kadhy (Mane, interprete di Banel, n.d.r.) è stata in ospedale due volte per dirti. È stata dura per tutti noi.
Tipicamente le tragedie greche presentano molta violenza, mentre il tuo film si limita a mostrarla solo in dei piccoli episodi come quelli citati in precedenza. Come mai questa scelta?
Non volevo rendere il film troppo esplicito, volevo fare qualcosa di contenuto, ero più interessata a mostrare la tensione e l’ambiguità dietro alla storia.
Banel subisce una certa violenza “psicologica” da parte del resto del villaggio però.
Si esatto. Ho trovato più interessante e gratificante mostrare la pressione e la violenza psicologica che subisce il personaggio rispetto a quella fisica. Sarebbe stato più semplice concentrarsi su quest’ultima.
La natura ha un ruolo importante nel film, volevi comunicare qualcosa o mettere in luce la crisi ambientale presente al giorno d’oggi?
Si, sono molto preoccupata su questa faccenda. Non volevo parlare di questo esplicitamente nel film, altrimenti sarebbe diventato più un documentario. Ho utilizzato la natura come metafora del personaggio di Banel. Più il suo cuore diventa “arido”, più la siccità aumenta nel villaggio. Il personaggio diventa un simbolo di quello che sta accadendo intorno a lei.
Anche se la storia è ambientata in Africa, c’è una certa universalità nel racconto di questa storia d’amore. Cosa ne pensi?
È proprio questo quello che volevo fare, creare una storia universale, come Romeo e Giulietta. Chiunque in Asia, Africa e Europa può immedesimarsi nei due innamorati. Volevo fare lo stesso con Banel & Adama, non ero interessata a raccontare una storia che potesse essere compresa solo dagli africani, volevo che chiunque nel mondo potesse capire e comprendere la situazione di questi due innamorati.