Berlinale 74,
recensione di Cecilia Parini
RV-50
16.02.2024
Ci sono storie che non tutti sanno o che semplicemente non si vogliono ricordare. Ed è proprio una di queste storie ad aprire la 74a edizione della Berlinale. Adattato dall'omonimo best seller di Claire Keegan (già autrice del romanzo da cui, nel 2022, è stato tratto il film candidato agli Oscar The Quiet Girl), Small Things Like These racconta uno dei capitoli più oscuri della storia irlandese, il caso delle magdalene sisters: giovani ragazze dalla reputazione “macchiata”, segregate in conventi dove vennero “punite” attraverso l’abuso e lo sfruttamento.
L’operazione del regista Tim Mielants, portata avanti grazie anche alla collaborazione dello sceneggiatore Enda Walsh e di Cillian Murphy, sceglie di raccontare la vicenda di queste donne non tramite le loro esperienze dirette – come venne fatto nel 2002 da The Madgalene Sisters di Peter Mullan, film che si aggiudicò il Leone d’Oro – bensì attraverso gli occhi di un uomo qualunque, che assistendo a queste nefandezze scopre l’esistenza di una realtà che tutti gli altri si rifiutano di vedere. Il film, ambientato durante le festività natalizie del 1985, segue la vita del commerciante di carbone Billy Furlong, interpretato da un incredibile Cillian Murphy, che nel corso del suo lavoro noterà una serie di strani comportamenti all’interno del convento della sua piccola città. Indagando più a fondo l’uomo verrà a contatto con un'atroce realtà tenuta troppo a lungo nascosta.
Con Small Things Like These Mielants dimostra il suo notevole talento, riuscendo attraverso una serie di scelte stilistiche decisamente brillanti a raccontare non solo la storia di un Paese, ma anche il dilemma esistenziale di un uomo di fronte a un fatto che rischia di stravolgere totalmente la sua esistenza. Uno degli aspetti che salta immediatamente all'occhio è l’intelligente fotografia di Frank van den Eeden, leggermente sgranata e che presenta le tipiche caratteristiche delle pellicole degli anni ‘80 e ‘90. Un effetto che non solo trasporta lo spettatore direttamente nel clima di quegli anni, ma che crea una sorta di “effetto nostalgia” rendendo l’opera senza tempo. Il regista prende la decisione di inserire, nel corso del film, diversi piani sequenza che non solo seguono il protagonista nella sua quotidianità, ma che mostrano allo spettatore la condizione sociale ed economica di un Paese in crisi, diviso tra le difficoltà delle famiglie “benestanti” e il degrado delle classi più povere.
Pur rappresentando una storia complessa e crudele, Mielants non perde l’occasione di aggiungere un elemento poetico che si rivela essere il cruciale punto di lettura di tutta l’opera: il vetro. Infatti, il regista gioca molto sui riflessi prodotti dagli specchi, ma soprattutto dai vetri delle finestre, come a voler ricreare l'effetto di un filtro, lo stesso attraverso cui gli abitanti del Paese hanno deciso di guardare, in modo da distanziarsi dagli oscuri fatti del convento. L’unico personaggio che ha il coraggio di vedere oltre questa parete di omertà e illusioni, affrontando così la dura realtà, sarà proprio Billy. Il personaggio interpretato da Cillian Murphy non è solo un tramite per conoscere l’orrore che si cela dietro alle porte delle istituzioni religiose, ma diventa il simbolo stesso di un trauma collettivo che ha colpito un’intera generazione. Dotato di uno straordinario talento drammatico, Murphy riesce a farci comprendere perfettamente il tormento di un uomo in perenne lotta con il proprio passato e i propri ideali; una battaglia psicologica, combattuta contro se stesso, che lo porta alle soglie di un crollo nervoso. L’interiorità del protagonista viene sottolineata da Mielants attraverso l’utilizzo di primi o primissimi piani, che ci mostrano tutta la disperazione trattenuta negli occhi di Billy.
Oltre a Cillian Murphy, in questo film anche nelle vesti di produttore, la pellicola vanta un notevole cast tra cui svetta Eileen Walsh, che se nel lungometraggio di Peter Mullan del 2002 ricopriva il ruolo di una delle povere ragazze vittime delle madgaline sisters, qui si presenta nelle vesti della moglie di Billy, personaggio che decide di ignorare la realtà dei fatti per il bene della collettività. Una doverosa menzione d’onore va all’impeccabile Emily Watson, interprete di grandissima sensibilità, nei panni di Sorella Mary, la fredda e crudele madre superiora che cercherà di disincentivare Billy nel suo tentativo di aiutare le ragazze del convento.
Small Things Like These è un film che grazie alla sua apparente semplicità riesce a veicolare un messaggio estremamente potente, facendo conoscere, e denunciando, una storia che se in un primo momento sembra uscire dalle pagine di un libro di Dickens, pian piano si svela in tutto il suo devastante e attuale realismo.
Berlinale 74,
recensione di Cecilia Parini
RV-50
16.02.2024
Ci sono storie che non tutti sanno o che semplicemente non si vogliono ricordare. Ed è proprio una di queste storie ad aprire la 74a edizione della Berlinale. Adattato dall'omonimo best seller di Claire Keegan (già autrice del romanzo da cui, nel 2022, è stato tratto il film candidato agli Oscar The Quiet Girl), Small Things Like These racconta uno dei capitoli più oscuri della storia irlandese, il caso delle magdalene sisters: giovani ragazze dalla reputazione “macchiata”, segregate in conventi dove vennero “punite” attraverso l’abuso e lo sfruttamento.
L’operazione del regista Tim Mielants, portata avanti grazie anche alla collaborazione dello sceneggiatore Enda Walsh e di Cillian Murphy, sceglie di raccontare la vicenda di queste donne non tramite le loro esperienze dirette – come venne fatto nel 2002 da The Madgalene Sisters di Peter Mullan, film che si aggiudicò il Leone d’Oro – bensì attraverso gli occhi di un uomo qualunque, che assistendo a queste nefandezze scopre l’esistenza di una realtà che tutti gli altri si rifiutano di vedere. Il film, ambientato durante le festività natalizie del 1985, segue la vita del commerciante di carbone Billy Furlong, interpretato da un incredibile Cillian Murphy, che nel corso del suo lavoro noterà una serie di strani comportamenti all’interno del convento della sua piccola città. Indagando più a fondo l’uomo verrà a contatto con un'atroce realtà tenuta troppo a lungo nascosta.
Con Small Things Like These Mielants dimostra il suo notevole talento, riuscendo attraverso una serie di scelte stilistiche decisamente brillanti a raccontare non solo la storia di un Paese, ma anche il dilemma esistenziale di un uomo di fronte a un fatto che rischia di stravolgere totalmente la sua esistenza. Uno degli aspetti che salta immediatamente all'occhio è l’intelligente fotografia di Frank van den Eeden, leggermente sgranata e che presenta le tipiche caratteristiche delle pellicole degli anni ‘80 e ‘90. Un effetto che non solo trasporta lo spettatore direttamente nel clima di quegli anni, ma che crea una sorta di “effetto nostalgia” rendendo l’opera senza tempo. Il regista prende la decisione di inserire, nel corso del film, diversi piani sequenza che non solo seguono il protagonista nella sua quotidianità, ma che mostrano allo spettatore la condizione sociale ed economica di un Paese in crisi, diviso tra le difficoltà delle famiglie “benestanti” e il degrado delle classi più povere.
Pur rappresentando una storia complessa e crudele, Mielants non perde l’occasione di aggiungere un elemento poetico che si rivela essere il cruciale punto di lettura di tutta l’opera: il vetro. Infatti, il regista gioca molto sui riflessi prodotti dagli specchi, ma soprattutto dai vetri delle finestre, come a voler ricreare l'effetto di un filtro, lo stesso attraverso cui gli abitanti del Paese hanno deciso di guardare, in modo da distanziarsi dagli oscuri fatti del convento. L’unico personaggio che ha il coraggio di vedere oltre questa parete di omertà e illusioni, affrontando così la dura realtà, sarà proprio Billy. Il personaggio interpretato da Cillian Murphy non è solo un tramite per conoscere l’orrore che si cela dietro alle porte delle istituzioni religiose, ma diventa il simbolo stesso di un trauma collettivo che ha colpito un’intera generazione. Dotato di uno straordinario talento drammatico, Murphy riesce a farci comprendere perfettamente il tormento di un uomo in perenne lotta con il proprio passato e i propri ideali; una battaglia psicologica, combattuta contro se stesso, che lo porta alle soglie di un crollo nervoso. L’interiorità del protagonista viene sottolineata da Mielants attraverso l’utilizzo di primi o primissimi piani, che ci mostrano tutta la disperazione trattenuta negli occhi di Billy.
Oltre a Cillian Murphy, in questo film anche nelle vesti di produttore, la pellicola vanta un notevole cast tra cui svetta Eileen Walsh, che se nel lungometraggio di Peter Mullan del 2002 ricopriva il ruolo di una delle povere ragazze vittime delle madgaline sisters, qui si presenta nelle vesti della moglie di Billy, personaggio che decide di ignorare la realtà dei fatti per il bene della collettività. Una doverosa menzione d’onore va all’impeccabile Emily Watson, interprete di grandissima sensibilità, nei panni di Sorella Mary, la fredda e crudele madre superiora che cercherà di disincentivare Billy nel suo tentativo di aiutare le ragazze del convento.
Small Things Like These è un film che grazie alla sua apparente semplicità riesce a veicolare un messaggio estremamente potente, facendo conoscere, e denunciando, una storia che se in un primo momento sembra uscire dalle pagine di un libro di Dickens, pian piano si svela in tutto il suo devastante e attuale realismo.