L'apnea ribelle dell'imperatrice,
recensione di Nicolò Bellon
RV-03
22.12.2022
A Sissi manca il fiato. Lo trattiene in lunghe sessioni di apnea, lo rompe tirando di scherma, costringendolo in corsetti che le spremono la vita. “Più stretto. Più stretto, ho detto!”, si lamenta con una delle sue donne di compagnia, incapace di tirare abbastanza. Sissi cerca il fiato scappando la notte a cavallo e lasciandosi filmare da Louis Le Prince, pioniere del cinematografo, mentre sgambetta correndo lontano, via, libera tra i campi. Lo ritrova col cugino Ludwig di Baviera. Lo corrompe a ogni tiro di sigaretta. Lo nasconde dietro velette e ventagli. Lo perde tutte le volte che finge uno svenimento. Lo libera, finalmente, mostrando il dito medio a una tavola di commensali. Inspira ed espira. Dentro e fuori.
Marie Kreutzer riscrive la storia dell’intramontabile Elisabetta di Baviera, nota al mondo come Sissi, tramite il volto della lussemburghese Vicky Krieps (premio Un Certain Regard per la miglior interpretazione al Festival di Cannes 2022). Lontana dalla dolcezza della principessa impersonata da Romy Schneider nei film degli anni Cinquanta, la Sissi di Corsage è sull’orlo dell’anoressia, tabagista ed egotica. È una madre distratta, una sposa licenziosa. È annoiata, arrabbiata, malinconica, crudele. Una donna ossessionata dal timore di ingrassare e invecchiare. “A quarant’anni una persona si dissolve, si scolora”, sostiene. Così fugge a cercare aria nuova, un amore là fuori che la ami per quello che vorrebbe essere. E lo fa subito, all’inizio. Finge uno svenimento all’inaugurazione del nuovo museo d’arte di Vienna e ritorna in carrozza a palazzo. Qui la vediamo salire lo scalone regale, al ralenti, con i suoi cani e le dame di compagnia, sulle note di She Was, interpretata dalla cantautrice francese Camille: “When she was home / she was a swan / when she was out she was a tiger / and a tiger in the wild is not tied to anyone […] Go… Go… Go away”. E Sissi per un attimo guarda in camera, guarda noi, e poi esce di campo. Via. Verso i boschi e per mare. Al mercato, vestita come una donna del popolo alla ricerca della giovane amante del marito. E all’ospedale psichiatrico, a guardare donne strette in camicie di forza (questa è una storia di vestiti che non si levano di dosso), rinchiuse in gabbie e immerse in acque bollenti. Loro dentro, lei fuori. Si fa tatuare un’ancora sulla spalla e corre via ogni volta che si inietta in vena il nuovo farmaco consigliatole dal medico di coorte, l’eroina. Fugge così da quella sua vita sempre più angusta. Dalle stanze del potere che le si rimpiccioliscono addosso tanto da spezzarle il fiato e costringerla ad aprire una finestra alla ricerca di ossigeno. Si butta giù. Da dentro a fuori. E ancora, la pellicola si apre con Sissi che esce dall’acqua della vasca da bagno dove esercita la resistenza del suo respiro e si chiude con un’immersione. Dentro e fuori dall’acqua.
Si dice che la vera Sissi abbia iniziato a non mostrare il suo volto in pubblico dopo i quarant’anni, compleanno attorno al quale ruota il film di Kreutzer che invece quel volto nascosto, orgoglioso, depresso, lo inquadra in primi e primissimi piani. Lode a Vicky Krieps capace di piegare lo sguardo alla rabbia e al mistero, alla ribellione e alla frustrazione. Ora abbassa le palpebre, ora guarda negli occhi chi ha di fronte, ora rotea le pupille per gioco o per noia. Maria Festetics, il cui diario risulta una delle testimonianze più affidabili sulla vita di Sissi, dirà nel corso del film: “Lei è come un libro per me. C’è un enigma in ogni pagina. In lei tutto è disposto in una sorta di museo disordinato. Grandi tesori che non vengono valorizzati perché lei non sa cosa farsene”. Nel volto di Sissi l’autolesionismo e il delirio, l’amore. La libertà.
Vero è che Kreutzer (leggi la nostra intervista realizzata a Cannes in cui l'autrice ci ha raccontato la lavorazione del film) guarda ai lavori di chi prima di lei ha destrutturato il genere biopic. Ci sono in Corsage la stessa ossessione per il cibo e l’attenzione nevrotica a un corpo costretto in vestiti che non vuole indossare che tormentavano la principessa Diana in Spencer di Pablo Larrain. C’è un occhio che gioca con geometrie inusuali, andando a deformare le stanze e i corridoi di coorte, simile a quello adottato da Yorgos Lanthimos in The Favourite. C’è quel gusto per l’anacronismo che ha utilizzato Sofia Coppola in Marie Antoinette: ma mentre Coppola faceva indossare alla coorte di Francia All Star Converse e coreografava gli eccessi di Maria Antonietta sul sottofondo dei Bow Wow Wow, trasformandola in una vera e propria icona pop del suo tempo, Kreutzer pone la sua Sissi dentro alla sua epoca, nel mondo che è stato, e già fuori, nel domani, in uno spazio asincrono in cui troviamo maniglioni antipanico nelle porte dei saloni, un mocio lavapavimenti, un telefono a muro, carrozze che sostano aspettando la ripartenza di trattori, e un traghetto più simile alle piccole navi di oggi che ai battelli di fine Ottocento. Soprattutto, c’è un ballo che lega la Sissi di Krieps alla Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, la danza ballata dalle donne libere da ogni costrizione, in abiti larghi e capelli sciolti, scalze, magari con un paio di baffi finti appiccicati in faccia. Ieri, Eleanor Marx assaggiava l’oppio e si scatenava sulle note dei Downtown Boys, ora Sissi si muove leggera accompagnata da Italy di Soap&Skin.
“Reach me / Release me / Secretly / Awake me”. Dentro le stanze del palazzo, e fuori nel mondo, Sissi balla da sola.
L'apnea ribelle dell'imperatrice,
recensione di Nicolò Bellon
RV-03
22.12.2022
A Sissi manca il fiato. Lo trattiene in lunghe sessioni di apnea, lo rompe tirando di scherma, costringendolo in corsetti che le spremono la vita. “Più stretto. Più stretto, ho detto!”, si lamenta con una delle sue donne di compagnia, incapace di tirare abbastanza. Sissi cerca il fiato scappando la notte a cavallo e lasciandosi filmare da Louis Le Prince, pioniere del cinematografo, mentre sgambetta correndo lontano, via, libera tra i campi. Lo ritrova col cugino Ludwig di Baviera. Lo corrompe a ogni tiro di sigaretta. Lo nasconde dietro velette e ventagli. Lo perde tutte le volte che finge uno svenimento. Lo libera, finalmente, mostrando il dito medio a una tavola di commensali. Inspira ed espira. Dentro e fuori.
Marie Kreutzer riscrive la storia dell’intramontabile Elisabetta di Baviera, nota al mondo come Sissi, tramite il volto della lussemburghese Vicky Krieps (premio Un Certain Regard per la miglior interpretazione al Festival di Cannes 2022). Lontana dalla dolcezza della principessa impersonata da Romy Schneider nei film degli anni Cinquanta, la Sissi di Corsage è sull’orlo dell’anoressia, tabagista ed egotica. È una madre distratta, una sposa licenziosa. È annoiata, arrabbiata, malinconica, crudele. Una donna ossessionata dal timore di ingrassare e invecchiare. “A quarant’anni una persona si dissolve, si scolora”, sostiene. Così fugge a cercare aria nuova, un amore là fuori che la ami per quello che vorrebbe essere. E lo fa subito, all’inizio. Finge uno svenimento all’inaugurazione del nuovo museo d’arte di Vienna e ritorna in carrozza a palazzo. Qui la vediamo salire lo scalone regale, al ralenti, con i suoi cani e le dame di compagnia, sulle note di She Was, interpretata dalla cantautrice francese Camille: “When she was home / she was a swan / when she was out she was a tiger / and a tiger in the wild is not tied to anyone […] Go… Go… Go away”. E Sissi per un attimo guarda in camera, guarda noi, e poi esce di campo. Via. Verso i boschi e per mare. Al mercato, vestita come una donna del popolo alla ricerca della giovane amante del marito. E all’ospedale psichiatrico, a guardare donne strette in camicie di forza (questa è una storia di vestiti che non si levano di dosso), rinchiuse in gabbie e immerse in acque bollenti. Loro dentro, lei fuori. Si fa tatuare un’ancora sulla spalla e corre via ogni volta che si inietta in vena il nuovo farmaco consigliatole dal medico di coorte, l’eroina. Fugge così da quella sua vita sempre più angusta. Dalle stanze del potere che le si rimpiccioliscono addosso tanto da spezzarle il fiato e costringerla ad aprire una finestra alla ricerca di ossigeno. Si butta giù. Da dentro a fuori. E ancora, la pellicola si apre con Sissi che esce dall’acqua della vasca da bagno dove esercita la resistenza del suo respiro e si chiude con un’immersione. Dentro e fuori dall’acqua.
Si dice che la vera Sissi abbia iniziato a non mostrare il suo volto in pubblico dopo i quarant’anni, compleanno attorno al quale ruota il film di Kreutzer che invece quel volto nascosto, orgoglioso, depresso, lo inquadra in primi e primissimi piani. Lode a Vicky Krieps capace di piegare lo sguardo alla rabbia e al mistero, alla ribellione e alla frustrazione. Ora abbassa le palpebre, ora guarda negli occhi chi ha di fronte, ora rotea le pupille per gioco o per noia. Maria Festetics, il cui diario risulta una delle testimonianze più affidabili sulla vita di Sissi, dirà nel corso del film: “Lei è come un libro per me. C’è un enigma in ogni pagina. In lei tutto è disposto in una sorta di museo disordinato. Grandi tesori che non vengono valorizzati perché lei non sa cosa farsene”. Nel volto di Sissi l’autolesionismo e il delirio, l’amore. La libertà.
Vero è che Kreutzer (leggi la nostra intervista realizzata a Cannes in cui l'autrice ci ha raccontato la lavorazione del film) guarda ai lavori di chi prima di lei ha destrutturato il genere biopic. Ci sono in Corsage la stessa ossessione per il cibo e l’attenzione nevrotica a un corpo costretto in vestiti che non vuole indossare che tormentavano la principessa Diana in Spencer di Pablo Larrain. C’è un occhio che gioca con geometrie inusuali, andando a deformare le stanze e i corridoi di coorte, simile a quello adottato da Yorgos Lanthimos in The Favourite. C’è quel gusto per l’anacronismo che ha utilizzato Sofia Coppola in Marie Antoinette: ma mentre Coppola faceva indossare alla coorte di Francia All Star Converse e coreografava gli eccessi di Maria Antonietta sul sottofondo dei Bow Wow Wow, trasformandola in una vera e propria icona pop del suo tempo, Kreutzer pone la sua Sissi dentro alla sua epoca, nel mondo che è stato, e già fuori, nel domani, in uno spazio asincrono in cui troviamo maniglioni antipanico nelle porte dei saloni, un mocio lavapavimenti, un telefono a muro, carrozze che sostano aspettando la ripartenza di trattori, e un traghetto più simile alle piccole navi di oggi che ai battelli di fine Ottocento. Soprattutto, c’è un ballo che lega la Sissi di Krieps alla Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, la danza ballata dalle donne libere da ogni costrizione, in abiti larghi e capelli sciolti, scalze, magari con un paio di baffi finti appiccicati in faccia. Ieri, Eleanor Marx assaggiava l’oppio e si scatenava sulle note dei Downtown Boys, ora Sissi si muove leggera accompagnata da Italy di Soap&Skin.
“Reach me / Release me / Secretly / Awake me”. Dentro le stanze del palazzo, e fuori nel mondo, Sissi balla da sola.