NC-216
20.06.2024
Probabilmente almeno una volta nella vita chiunque ha sognato di passare una serata a guardare un film sul grande schermo, mangiando “schifezze” e stando comodamente seduto in macchina a godersi l’atmosfera che solo un drive-in sa regalare. Questa forma di visione collettiva, nasce in realtà come ristorante nel 1921 a Dallas, anticipando quelli che poi sarebbero stati i fast food. L’idea era quella di rendere il servizio più “spettacolare”, con i camerieri che servono ai tavoli sui pattini a rotelle e vestiti in maniera appariscente (o per la maggior parte delle volte succinta) e soprannominati carhops.
Una delle novità portate da questa tipologia di ristorante, era quella di servire il cibo ai clienti direttamente alla loro auto, permettendogli in questo modo di non doversi alzare dai propri sedili. Successivamente, oltre al servizio di ristorazione, si aggiunse anche quello dell’intrattenimento, e quale mezzo migliore se non il cinema per passare una serata a mangiare tranquilli nei propri veicoli? Negli anni ‘50 il drive-in divenne una vera e propria istituzione negli Stati Uniti, tanto da essere considerato un vero e proprio simbolo culturale di quegli anni.
Sono tanti i grandi registi che con la loro arte hanno voluto omaggiare i drive-in nei propri film. Il primo che salta subito alla mente è George Lucas, padre di Star Wars (1977), che nel 1973 ambientò proprio l’inizio del suo celebre film American Graffiti in un drive-in. Anche Kubrick girò una scena in uno di questi “cinema all’aperto” nel suo capolavoro Lolita (1962), dove vediamo i tre protagonisti intenti a guardare un film horror, andando così a creare un gioco di mani che fa intendere allo spettatore i rapporti tra i tre, dove la madre di Dolores ci prova col Professor Humbert, ma quest’ultimo preferisce dedicare le proprie attenzione alla giovane figlia della donna.
Se con il passare degli anni il drive-in è diventata una sorta di attrazione per nostalgici o per passare una serata diversa, nel 2020 si è trasformato in una soluzione obbligatoria per chi voleva organizzare “momenti di cinema”, o anche musica, riuscendo a mantenere le distanze che il covid aveva imposto. Ed è proprio durante l’estate del 2020 che quattro architetti: Caterina Groli, Silvia Rasia, Nicola Scopelliti e Luisa Valletti, decidono di prendere spunto dal drive-in americano per ripopolare le serate veneziane dopo il duro lockdown appena passato. Sorge però un quesito, come si può organizzare a Venezia, la città dell’acqua, un evento che vede il fulcro della propria esistenza, e anche parte del nome, nell’utilizzo delle auto? Semplicissimo, sostituire le autovetture con il mezzo più utilizzato nella città lagunare: la barca. Nasce così il Barch-in.
Con l’aiuto del Comune di Venezia, della Marina Militare e di Vela, il Barch-in ha trovato la propria casa all’interno del bacino dell’Arsenale di Venezia. Da luogo di creazione di navi da guerra, con gli anni, e soprattutto con la Biennale d’arte prima e di architettura poi, si è trasformato in una vera e propria culla culturale, dove arte e città si mescolano. Ed è in questo spazio multiforme che durante le estati veneziane sorge uno schermo sul quale vengono proiettati grandi film per una platea che si gode comodamente lo spettacolo dalle proprie barche. Come nei drive-in originali, anche in barca il servizio di ristorazione è importante, ma con la particolarità che il cibo non viene servito da succinte cameriere su pattini a rotelle, ma da ragazzi alla guida di gommoni che girano tra le barche ormeggiate a consegnare spritz, pizze e panini. Barch-in, inoltre, si è costruito negli anni grazie alla solida collaborazione tra i fondatori dell’evento e l’associazione di cinema Fems du Cinéma, che dall’inizio del progetto si occupa della produzione e del programma artistico della rassegna.
Fems du Cinéma è un’associazione nata originariamente come programma radiofonico per l'Università di Ca’ Foscari. Le quattro fondatrici: Francesca Boi, Eleonora Arena, Maria Parini e Sara Civai si sono conosciute il primo giorno in radio, tutte e quattro con l’intenzione di creare un programma che parlasse di cinema. Ed è stato così che, unendo le loro voci e le iniziali dei loro nomi, diedero vita a Fems du Cinéma. Dopo la laurea non vollero rinunciare al progetto e decisero di espanderlo trasformando il programma in un’associazione che, ancora oggi, si occupa di parlare di cinema sul territorio.
Nel corso di questi cinque anni, Cinema Barch-in ha saputo conquistare i cuori dei veneziani e non solo. Si sono susseguiti molti ospiti e collaborazioni importanti con associazioni della laguna, come Quarta Parete, collettivo di cinema nato all’interno dell’Università di Venezia e che da quest’anno si trova anche a Bologna, o con Cineclub, una realtà legata a Rete Cinema in Laguna. Ci sono state, però, anche collaborazioni con realtà “esterne” come CinemAmbiente di Torino, primo festival in Italia a dare spazio a un cinema più consapevole delle tematiche ambientali, e anche con Sky Italia che l’anno scorso partecipò all’evento con una serie originale.
Ogni anno la rassegna veneziana ha cercato di trattare tematiche rilevanti, legate alla città che la ospita, all’attenzione del pubblico. Un anno si è parlato di biodiversità marina, ricordando il delicato equilibrio ambientale sul quale sorge Venezia. Quest’anno Cinema Barch-in vuole rendere onore a uno dei più grandi, se non il più famoso, degli esploratori italiani, ma soprattutto veneziano: Marco Polo. Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla sua morte, al Barch-in la parola d’ordine diventa Viaggi, andando così a costruire un programma che ha lo scopo di far viaggiare con la mente il pubblico facendogli rivivere le emozioni che Polo deve aver vissuto nel corso delle sue avventure.
Inoltre, per questa quinta edizione Cinema Barch-in ha deciso di proporre una novità, un esperimento che si voleva tentare in realtà da un po’ di anni: un concorso di cortometraggi. Nelle ultime due edizioni, infatti, si è quasi sempre anticipata la visione dei film in programma proiettando dei cortometraggi - anche grazie alla collaborazione con La fabbrica del vedere, l’Archivio Carlo Montanaro. Quest’anno, invece, si è voluto dare spazio a nuovi cineasti e ai loro progetti creando per l’occasione un concorso in collaborazione con CinemAmbiente, Confartigianato Venezia e Quarta Parete. Il percorso tematico per la competizione si lega non solo al tema della rassegna principale, i viaggi, ma vuole dare spazio anche a progetti che sanno parlare di sostenibilità ambientale. I cinque migliori cortometraggi avranno l’opportunità di essere proiettati nel corso della rassegna di Cinema Barch-in e di essere valutati da una giuria di esperti. Il migliore verrà poi premiato l’ultima sera con un premio creato per l’occasione da degli artigiani, e il corto che invece avrà saputo sviluppare al meglio il tema della sostenibilità riceverà una menzione speciale da CinemAmbiente, e l’opportunità di essere proiettato l’anno successivo a Torino.
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20.06.2024
Probabilmente almeno una volta nella vita chiunque ha sognato di passare una serata a guardare un film sul grande schermo, mangiando “schifezze” e stando comodamente seduto in macchina a godersi l’atmosfera che solo un drive-in sa regalare. Questa forma di visione collettiva, nasce in realtà come ristorante nel 1921 a Dallas, anticipando quelli che poi sarebbero stati i fast food. L’idea era quella di rendere il servizio più “spettacolare”, con i camerieri che servono ai tavoli sui pattini a rotelle e vestiti in maniera appariscente (o per la maggior parte delle volte succinta) e soprannominati carhops.
Una delle novità portate da questa tipologia di ristorante, era quella di servire il cibo ai clienti direttamente alla loro auto, permettendogli in questo modo di non doversi alzare dai propri sedili. Successivamente, oltre al servizio di ristorazione, si aggiunse anche quello dell’intrattenimento, e quale mezzo migliore se non il cinema per passare una serata a mangiare tranquilli nei propri veicoli? Negli anni ‘50 il drive-in divenne una vera e propria istituzione negli Stati Uniti, tanto da essere considerato un vero e proprio simbolo culturale di quegli anni.
Sono tanti i grandi registi che con la loro arte hanno voluto omaggiare i drive-in nei propri film. Il primo che salta subito alla mente è George Lucas, padre di Star Wars (1977), che nel 1973 ambientò proprio l’inizio del suo celebre film American Graffiti in un drive-in. Anche Kubrick girò una scena in uno di questi “cinema all’aperto” nel suo capolavoro Lolita (1962), dove vediamo i tre protagonisti intenti a guardare un film horror, andando così a creare un gioco di mani che fa intendere allo spettatore i rapporti tra i tre, dove la madre di Dolores ci prova col Professor Humbert, ma quest’ultimo preferisce dedicare le proprie attenzione alla giovane figlia della donna.
Se con il passare degli anni il drive-in è diventata una sorta di attrazione per nostalgici o per passare una serata diversa, nel 2020 si è trasformato in una soluzione obbligatoria per chi voleva organizzare “momenti di cinema”, o anche musica, riuscendo a mantenere le distanze che il covid aveva imposto. Ed è proprio durante l’estate del 2020 che quattro architetti: Caterina Groli, Silvia Rasia, Nicola Scopelliti e Luisa Valletti, decidono di prendere spunto dal drive-in americano per ripopolare le serate veneziane dopo il duro lockdown appena passato. Sorge però un quesito, come si può organizzare a Venezia, la città dell’acqua, un evento che vede il fulcro della propria esistenza, e anche parte del nome, nell’utilizzo delle auto? Semplicissimo, sostituire le autovetture con il mezzo più utilizzato nella città lagunare: la barca. Nasce così il Barch-in.
Con l’aiuto del Comune di Venezia, della Marina Militare e di Vela, il Barch-in ha trovato la propria casa all’interno del bacino dell’Arsenale di Venezia. Da luogo di creazione di navi da guerra, con gli anni, e soprattutto con la Biennale d’arte prima e di architettura poi, si è trasformato in una vera e propria culla culturale, dove arte e città si mescolano. Ed è in questo spazio multiforme che durante le estati veneziane sorge uno schermo sul quale vengono proiettati grandi film per una platea che si gode comodamente lo spettacolo dalle proprie barche. Come nei drive-in originali, anche in barca il servizio di ristorazione è importante, ma con la particolarità che il cibo non viene servito da succinte cameriere su pattini a rotelle, ma da ragazzi alla guida di gommoni che girano tra le barche ormeggiate a consegnare spritz, pizze e panini. Barch-in, inoltre, si è costruito negli anni grazie alla solida collaborazione tra i fondatori dell’evento e l’associazione di cinema Fems du Cinéma, che dall’inizio del progetto si occupa della produzione e del programma artistico della rassegna.
Fems du Cinéma è un’associazione nata originariamente come programma radiofonico per l'Università di Ca’ Foscari. Le quattro fondatrici: Francesca Boi, Eleonora Arena, Maria Parini e Sara Civai si sono conosciute il primo giorno in radio, tutte e quattro con l’intenzione di creare un programma che parlasse di cinema. Ed è stato così che, unendo le loro voci e le iniziali dei loro nomi, diedero vita a Fems du Cinéma. Dopo la laurea non vollero rinunciare al progetto e decisero di espanderlo trasformando il programma in un’associazione che, ancora oggi, si occupa di parlare di cinema sul territorio.
Nel corso di questi cinque anni, Cinema Barch-in ha saputo conquistare i cuori dei veneziani e non solo. Si sono susseguiti molti ospiti e collaborazioni importanti con associazioni della laguna, come Quarta Parete, collettivo di cinema nato all’interno dell’Università di Venezia e che da quest’anno si trova anche a Bologna, o con Cineclub, una realtà legata a Rete Cinema in Laguna. Ci sono state, però, anche collaborazioni con realtà “esterne” come CinemAmbiente di Torino, primo festival in Italia a dare spazio a un cinema più consapevole delle tematiche ambientali, e anche con Sky Italia che l’anno scorso partecipò all’evento con una serie originale.
Ogni anno la rassegna veneziana ha cercato di trattare tematiche rilevanti, legate alla città che la ospita, all’attenzione del pubblico. Un anno si è parlato di biodiversità marina, ricordando il delicato equilibrio ambientale sul quale sorge Venezia. Quest’anno Cinema Barch-in vuole rendere onore a uno dei più grandi, se non il più famoso, degli esploratori italiani, ma soprattutto veneziano: Marco Polo. Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla sua morte, al Barch-in la parola d’ordine diventa Viaggi, andando così a costruire un programma che ha lo scopo di far viaggiare con la mente il pubblico facendogli rivivere le emozioni che Polo deve aver vissuto nel corso delle sue avventure.
Inoltre, per questa quinta edizione Cinema Barch-in ha deciso di proporre una novità, un esperimento che si voleva tentare in realtà da un po’ di anni: un concorso di cortometraggi. Nelle ultime due edizioni, infatti, si è quasi sempre anticipata la visione dei film in programma proiettando dei cortometraggi - anche grazie alla collaborazione con La fabbrica del vedere, l’Archivio Carlo Montanaro. Quest’anno, invece, si è voluto dare spazio a nuovi cineasti e ai loro progetti creando per l’occasione un concorso in collaborazione con CinemAmbiente, Confartigianato Venezia e Quarta Parete. Il percorso tematico per la competizione si lega non solo al tema della rassegna principale, i viaggi, ma vuole dare spazio anche a progetti che sanno parlare di sostenibilità ambientale. I cinque migliori cortometraggi avranno l’opportunità di essere proiettati nel corso della rassegna di Cinema Barch-in e di essere valutati da una giuria di esperti. Il migliore verrà poi premiato l’ultima sera con un premio creato per l’occasione da degli artigiani, e il corto che invece avrà saputo sviluppare al meglio il tema della sostenibilità riceverà una menzione speciale da CinemAmbiente, e l’opportunità di essere proiettato l’anno successivo a Torino.