INT-67
16.04.2024
Quest’anno l'austriaca Ruth Beckermann è tornata in grande forma nella categoria Encounters della 74a edizione della Berlinale con il suo nuovo documentario: Favoriten. Lungo tutto il suo lavoro Beckermann ha sempre affrontato il passato del proprio paese in relazione al presente, come in Waldheims Walzer, film che le valse il premio della giuria alla Berlinale del 2018. Nel suo nuovo progetto, invece, si concentra su coloro che rappresentano il futuro dell’Austria: i bambini di prima generazione con background migratorio.
Abbiamo intrapreso un’interessante chiacchierata con Ruth Beckerman, nel corso della quale ci ha raccontato come ha sviluppato il suo ultimo film.
Prima di tutto volevo chiederle cosa l’ha spinta a fare questo documentario. Perché ha deciso di raccontare proprio quella scuola e, nello specifico, quegli studenti e la loro insegnante?
Perché da una parte sono abbastanza arrabbiata con il nostro sistema scolastico, e dall’altra mi interessava indagare gli studenti delle scuole primarie, perché penso che abbiano un enorme potenziale. Inoltre, volevo comprendere come vivono oggigiorno questi bambini, e sinceramente non conoscevo molto di ciò che mi circondava, questo è stato soprattutto il punto di partenza. Abbiamo iniziato a fare ricerca, visitare diverse scuole elementari, e alla fine ci siamo imbattuti in questa scuola e, sopratutto, in questa fantastica insegnante. Così abbiamo deciso di seguire la sua classe per tre anni.
Tre anni, incredibile. Volevo chiederle, è stato complicato lavorare con i bambini? Come si comportavano davanti alla camera? Perché noi li vediamo molto a loro agio, come se si dimenticassero di essere ripresi. Ma è stato difficile arrivare a questa naturalezza?
Assolutamente sì. Come hai ben visto.
Sì, ma all’inizio è stato complicato?
No, all’inizio erano molto interessati alla camera, al microfono e a tutto, ma gli abbiamo spiegato come funzionavano, e così loro si sono dimenticati della nostra presenza.
Si, si nota, infatti ho davvero adorato i bambini, si vedeva che erano a loro agio e molto naturali.
Sì, loro erano fantastici.
E ho adorato una di loro che minacciava il compagno di chiamare la maestra se non smetteva di disturbarla, e per far vedere che era seria si è messa a contare fino a tre.
Mayeda?
Sì, Mayeda
Ah, sì (la regista scoppia a ridere n.d.r.) Sì lei è abbastanza un personaggio.
Sì, penso che un giorno sarà una leader.
Si? Beh, lo spero. Queste cose non si possono mai sapere. Tu non sai mai come diventeranno i bambini, perché in quel momento sono piccoli, ma poi in due tre anni diventano dei piccoli adulti, e non puoi prevedere che scelte faranno o dove andranno. Se prenderanno strade giuste o sbagliate.
Condivido. Nel film, lei ci mostra la quotidianità dei bambini a scuola, ma tramite loro riesce ad affrontare anche temi più complessi come l’immigrazione o lo studio di una nuova lingua e cultura. Volevo chiederle di più a riguardo, anche perché questi elementi si notano molto nella scena dove i bambini raccontano che lavori svolgono i genitori.
Molti dei bambini sono della prima generazione a Vienna, e molti dei loro genitori non parlano tedesco. Ed è davvero interessante perché tanti di loro vivono nello stesso quartiere e stanno insieme ad altre famiglie della stessa provenienza e cultura, quindi parlano la loro prima lingua a casa, e spesso solo i padri parlano tedesco. In quella classe c’erano solo due bambini che erano rifugiati siriani, mentre molti altri, invece, erano di origine turca ma nati in Austria, quindi cittadini austriaci...ma avevano comunque molti problemi con la lingua perché a casa nessuno parla tedesco.
Parlando invece dell’insegnante, ho adorato il suo metodo educativo, dove attraverso il gioco o la danza, aiuta i bambini ad imparare il tedesco. Inoltre vedendola, mi ha molto ricordato un’amica, anche lei insegna alle elementari, che è molto glamour, nel senso che va a scuola con un trucco molto vistoso (la regista annuisce n.d.r.), con l’eye-liner e il rossetto rosso. Quindi è molto moderna e non ricorda minimamente le insegnanti che avevo io a scuola da piccola.
Sì, ma lei è molto diversa dalle altre insegnanti che ci sono in quella scuola.
Davvero?
Sì, molte delle insegnanti non si truccano come fa lei. Ma è la sua filosofia, a lei piace, si diverte nel vedere i bambini che l’ammirano e le dicono che è bellissima. Inoltre, per lei, essere un'insegnante significa anche essere attraente, nel senso di catturare l’attenzione dei bambini, perché devi “sedurli”, per far sì che stiano attenti, che imparino e che ti ascoltino stando tranquilli. E per questo penso che faccia un ottimo lavoro, ma lei è un eccezione.
Wow, in realtà spero che diventi comune, perché tramite lei vediamo che oggigiorno si può essere una donna, un'insegnante, ed essere anche attraente.
Sì! È veramente importante come principio. Puoi avere delle unghie stupende e un bel trucco ed essere un’ottima insegnante, senza dover sembrare un enorme "topo da biblioteca" (sorridiamo entrambe per questo paragone n.d.r.).
Infatti l’ho trovata stupenda perché ho pensato “wow, è davvero moderna e bellissima” (la regista annuisce n.d.r.) e si vede che è una grande insegnante. Nel film lei decide anche di compiere un accenno alla religione dei bambini, mostrandoci ad esempio gli alunni musulmani mentre pregano.
Per i ragazzi mussulmani la religione è molto importante, anche per il sistema scolastico austriaco. Quindi ci sono due ore a settimana per il corso di religione, e ci sono vari corsi per ogni religione presente.
Davvero? In Italia non è lo stesso, da noi esiste solo un’ora di religione che è prevalentemente cattolica e dove spesso accennano alle altre religioni.
Ma non avete studenti non cattolici?
No ci sono, ci sono molti ragazzi mussulmani nelle scuole italiane.
E dove sono? Dove vengono mandati quando c’è l’ora di religione cattolica? Rimangono in classe ?
Possono stare in classe o spesso vengono mandati in un’altra sezione o in biblioteca a studiare altre materie.
Quindi avete solo l’ora di religione cattolica nelle scuole?
Sì…
Okay, a scuola in Austria abbiamo il corso di religione musulmana, cattolica e altre.
Noi no.
Beh, io penso che non ci dovrebbe proprio essere la religione nelle scuole, ma questa è un’altra storia. .
La penso come lei. Tornando al film, ho notato che si apre e chiude come a creare un cerchio. All’inizio sentiamo la sua voce che elenca i nomi dei bambini della classe e poi, alla fine, li vediamo che si presentano in maniera diretta dicendo il proprio nome (la regista annuisce n.d.r.). Volevo chiederle il perchè di questa scelta.
Sì, quasi tutti i miei film hanno uno sviluppo circolare, ma non avevo questa idea all’inizio per questo progetto. Ho deciso di filmare la scena dove i bambini mostrano i propri autoritratti e si presentano perché non volevo semplicemente inserire i loro nomi, ma volevo mostrarli visivamente. Inoltre, volevo anche inserire la mia voce nel film, perché essa è presente in molti miei lavori , e nel corso del lungometraggio la puoi sentire qualche volta...volevo creare una connessione e far capire che c'ero anche io (la regista ride n.d.r.).
Ho davvero apprezzato il suo film e ammetto che alla fine ho anche pianto (la regista ride n.d.r.)
Sì, tutta la sala ha pianto.
Sì, ma si è anche riso molto durante la visione, perché effettivamente i bambini sono davvero divertenti. Durante il film ovviamente vediamo i bambini giocare durante l’intervallo, e si nota che i maschi stanno tra di loro come anche le bambine. Però, c’è una scena dove una bambina prova a unirsi ai maschi per giocare a calcetto ma loro la allontanano. Secondo lei in futuro c’è possibilità che queste dinamiche cambino e che gli insegnanti riescano ad abbattere certe differenze?
L’insegnante che vediamo ci prova, ma rimane il fatto che le bambine giocano con le bambole e i bambini con altri giochi. Voglio dire perché no, alla fine non si può cambiare tutto nel mondo. Inoltre molti di loro vengono da famiglie molto patriarcali e non si parla molto di genere lì.
Sì, si vede anche quando parlano dei lavori dei genitori.
Esatto, e l’insegnante ha già molto lavoro da fare, ma lei ci prova. Come quando spiega che le donne indossano il bikini e possono farlo, e lì parte una discussione con i bambini. Ma non sempre puoi dire loro cosa fare durante l’intervallo, e poi spesso anche le bambine andavano a giocare a calcetto, ma la maggior parte del tempo il campo era occupato da un gruppo specifico di bambini (sorridiamo entrambe n.d.r.).
INT-67
16.04.2024
Quest’anno l'austriaca Ruth Beckermann è tornata in grande forma nella categoria Encounters della 74a edizione della Berlinale con il suo nuovo documentario: Favoriten. Lungo tutto il suo lavoro Beckermann ha sempre affrontato il passato del proprio paese in relazione al presente, come in Waldheims Walzer, film che le valse il premio della giuria alla Berlinale del 2018. Nel suo nuovo progetto, invece, si concentra su coloro che rappresentano il futuro dell’Austria: i bambini di prima generazione con background migratorio.
Abbiamo intrapreso un’interessante chiacchierata con Ruth Beckerman, nel corso della quale ci ha raccontato come ha sviluppato il suo ultimo film.
Prima di tutto volevo chiederle cosa l’ha spinta a fare questo documentario. Perché ha deciso di raccontare proprio quella scuola e, nello specifico, quegli studenti e la loro insegnante?
Perché da una parte sono abbastanza arrabbiata con il nostro sistema scolastico, e dall’altra mi interessava indagare gli studenti delle scuole primarie, perché penso che abbiano un enorme potenziale. Inoltre, volevo comprendere come vivono oggigiorno questi bambini, e sinceramente non conoscevo molto di ciò che mi circondava, questo è stato soprattutto il punto di partenza. Abbiamo iniziato a fare ricerca, visitare diverse scuole elementari, e alla fine ci siamo imbattuti in questa scuola e, sopratutto, in questa fantastica insegnante. Così abbiamo deciso di seguire la sua classe per tre anni.
Tre anni, incredibile. Volevo chiederle, è stato complicato lavorare con i bambini? Come si comportavano davanti alla camera? Perché noi li vediamo molto a loro agio, come se si dimenticassero di essere ripresi. Ma è stato difficile arrivare a questa naturalezza?
Assolutamente sì. Come hai ben visto.
Sì, ma all’inizio è stato complicato?
No, all’inizio erano molto interessati alla camera, al microfono e a tutto, ma gli abbiamo spiegato come funzionavano, e così loro si sono dimenticati della nostra presenza.
Si, si nota, infatti ho davvero adorato i bambini, si vedeva che erano a loro agio e molto naturali.
Sì, loro erano fantastici.
E ho adorato una di loro che minacciava il compagno di chiamare la maestra se non smetteva di disturbarla, e per far vedere che era seria si è messa a contare fino a tre.
Mayeda?
Sì, Mayeda
Ah, sì (la regista scoppia a ridere n.d.r.) Sì lei è abbastanza un personaggio.
Sì, penso che un giorno sarà una leader.
Si? Beh, lo spero. Queste cose non si possono mai sapere. Tu non sai mai come diventeranno i bambini, perché in quel momento sono piccoli, ma poi in due tre anni diventano dei piccoli adulti, e non puoi prevedere che scelte faranno o dove andranno. Se prenderanno strade giuste o sbagliate.
Condivido. Nel film, lei ci mostra la quotidianità dei bambini a scuola, ma tramite loro riesce ad affrontare anche temi più complessi come l’immigrazione o lo studio di una nuova lingua e cultura. Volevo chiederle di più a riguardo, anche perché questi elementi si notano molto nella scena dove i bambini raccontano che lavori svolgono i genitori.
Molti dei bambini sono della prima generazione a Vienna, e molti dei loro genitori non parlano tedesco. Ed è davvero interessante perché tanti di loro vivono nello stesso quartiere e stanno insieme ad altre famiglie della stessa provenienza e cultura, quindi parlano la loro prima lingua a casa, e spesso solo i padri parlano tedesco. In quella classe c’erano solo due bambini che erano rifugiati siriani, mentre molti altri, invece, erano di origine turca ma nati in Austria, quindi cittadini austriaci...ma avevano comunque molti problemi con la lingua perché a casa nessuno parla tedesco.
Parlando invece dell’insegnante, ho adorato il suo metodo educativo, dove attraverso il gioco o la danza, aiuta i bambini ad imparare il tedesco. Inoltre vedendola, mi ha molto ricordato un’amica, anche lei insegna alle elementari, che è molto glamour, nel senso che va a scuola con un trucco molto vistoso (la regista annuisce n.d.r.), con l’eye-liner e il rossetto rosso. Quindi è molto moderna e non ricorda minimamente le insegnanti che avevo io a scuola da piccola.
Sì, ma lei è molto diversa dalle altre insegnanti che ci sono in quella scuola.
Davvero?
Sì, molte delle insegnanti non si truccano come fa lei. Ma è la sua filosofia, a lei piace, si diverte nel vedere i bambini che l’ammirano e le dicono che è bellissima. Inoltre, per lei, essere un'insegnante significa anche essere attraente, nel senso di catturare l’attenzione dei bambini, perché devi “sedurli”, per far sì che stiano attenti, che imparino e che ti ascoltino stando tranquilli. E per questo penso che faccia un ottimo lavoro, ma lei è un eccezione.
Wow, in realtà spero che diventi comune, perché tramite lei vediamo che oggigiorno si può essere una donna, un'insegnante, ed essere anche attraente.
Sì! È veramente importante come principio. Puoi avere delle unghie stupende e un bel trucco ed essere un’ottima insegnante, senza dover sembrare un enorme "topo da biblioteca" (sorridiamo entrambe per questo paragone n.d.r.).
Infatti l’ho trovata stupenda perché ho pensato “wow, è davvero moderna e bellissima” (la regista annuisce n.d.r.) e si vede che è una grande insegnante. Nel film lei decide anche di compiere un accenno alla religione dei bambini, mostrandoci ad esempio gli alunni musulmani mentre pregano.
Per i ragazzi mussulmani la religione è molto importante, anche per il sistema scolastico austriaco. Quindi ci sono due ore a settimana per il corso di religione, e ci sono vari corsi per ogni religione presente.
Davvero? In Italia non è lo stesso, da noi esiste solo un’ora di religione che è prevalentemente cattolica e dove spesso accennano alle altre religioni.
Ma non avete studenti non cattolici?
No ci sono, ci sono molti ragazzi mussulmani nelle scuole italiane.
E dove sono? Dove vengono mandati quando c’è l’ora di religione cattolica? Rimangono in classe ?
Possono stare in classe o spesso vengono mandati in un’altra sezione o in biblioteca a studiare altre materie.
Quindi avete solo l’ora di religione cattolica nelle scuole?
Sì…
Okay, a scuola in Austria abbiamo il corso di religione musulmana, cattolica e altre.
Noi no.
Beh, io penso che non ci dovrebbe proprio essere la religione nelle scuole, ma questa è un’altra storia. .
La penso come lei. Tornando al film, ho notato che si apre e chiude come a creare un cerchio. All’inizio sentiamo la sua voce che elenca i nomi dei bambini della classe e poi, alla fine, li vediamo che si presentano in maniera diretta dicendo il proprio nome (la regista annuisce n.d.r.). Volevo chiederle il perchè di questa scelta.
Sì, quasi tutti i miei film hanno uno sviluppo circolare, ma non avevo questa idea all’inizio per questo progetto. Ho deciso di filmare la scena dove i bambini mostrano i propri autoritratti e si presentano perché non volevo semplicemente inserire i loro nomi, ma volevo mostrarli visivamente. Inoltre, volevo anche inserire la mia voce nel film, perché essa è presente in molti miei lavori , e nel corso del lungometraggio la puoi sentire qualche volta...volevo creare una connessione e far capire che c'ero anche io (la regista ride n.d.r.).
Ho davvero apprezzato il suo film e ammetto che alla fine ho anche pianto (la regista ride n.d.r.)
Sì, tutta la sala ha pianto.
Sì, ma si è anche riso molto durante la visione, perché effettivamente i bambini sono davvero divertenti. Durante il film ovviamente vediamo i bambini giocare durante l’intervallo, e si nota che i maschi stanno tra di loro come anche le bambine. Però, c’è una scena dove una bambina prova a unirsi ai maschi per giocare a calcetto ma loro la allontanano. Secondo lei in futuro c’è possibilità che queste dinamiche cambino e che gli insegnanti riescano ad abbattere certe differenze?
L’insegnante che vediamo ci prova, ma rimane il fatto che le bambine giocano con le bambole e i bambini con altri giochi. Voglio dire perché no, alla fine non si può cambiare tutto nel mondo. Inoltre molti di loro vengono da famiglie molto patriarcali e non si parla molto di genere lì.
Sì, si vede anche quando parlano dei lavori dei genitori.
Esatto, e l’insegnante ha già molto lavoro da fare, ma lei ci prova. Come quando spiega che le donne indossano il bikini e possono farlo, e lì parte una discussione con i bambini. Ma non sempre puoi dire loro cosa fare durante l’intervallo, e poi spesso anche le bambine andavano a giocare a calcetto, ma la maggior parte del tempo il campo era occupato da un gruppo specifico di bambini (sorridiamo entrambe n.d.r.).