NC-19
11.06.2020
Recentemente Mubi ha ampliato il proprio catalogo, creando una videoteca stabile da cui gli abbonati possono attingere in qualsiasi momento. È una novità importante per una piattaforma di streaming che si era sempre basata su una programmazione a tempo: ogni giorno un nuovo film, disponibile per 30 giorni, per un totale di 30 film in continuo ricambio. Da circa una settimana, invece, agli abbonati viene offerta anche una selezione di film senza scadenza, in quella che possiamo definire una vera videoteca d’autore per cinefili.
In effetti il primo tratto distintivo di Mubi, rispetto ad altri ben più famosi siti di streaming, è sempre stato l’alto grado di autorialità delle sue proposte. Come racconta il fondatore turco Efe Çakarel, l’idea di dare vita alla piattaforma gli venne nel 2007 in un bar di Tokyo, davanti all’impossibilità di guardare online In the Mood for Love, celebre e osannato film di Wong Kar-wai. Si rese conto che mancava un’offerta di film d’autore provenienti dai festival, da registi e paesi meno conosciuti e dal grande cinema del passato.
Inizialmente chiamato proprio The Auteurs, il sito prende nel 2010 il nome di Mubi, e si presenta da subito come alternativa alle principali proposte dello streaming mainstream. Anche guardando l’attuale programmazione, ci si accorge subito dei suoi tratti peculiari: non la solita predominanza di cinema hollywoodiano, ma titoli da tutto il mondo; non solo spazio per i grandi nomi, ma anche per il cinema emergente, come i cortometraggi di Edmund Yeo, regista malese che si è fatto conoscere con i suoi brevi film dai tratti poetici; non una rassegna degli ultimi successi, ma un ventaglio di proposte da tutte le epoche, dai film presentati l’anno scorso a Cannes fino al classico Animal Crackers (1930) dei fratelli Marx.
La nuova videoteca permanente è stata strutturata secondo lo stesso principio. Anche se per il momento non è chiaro se resterà questa o (come è probabile) verrà ampliata in seguito, la selezione di film è stata organizzata secondo vari criteri, anche per dare la possibilità agli spettatori di approfondire diversi tipi di cinema. Ci sono per esempio categorie dedicate a un singolo autore, con più film dello stesso regista, tra cui Truffaut o Lav Diaz. Ci sono sezioni “geografiche”, come quelle sul nuovo cinema argentino e sul cinema indie statunitense, o come le retrospettive dedicate al cinema indiano e georgiano. Altre seguono un invece un criterio tematico, come quelle dei films about films, altre ancora raggruppano i film usciti da Cannes o quelli selezionati da Nicolas Winding Refn (ne abbiamo già parlato qui).
Di tutte le categorie attualmente presenti, una delle più interessanti è senza dubbio quella dedicata ai corti. Qui troviamo infatti, tra le altre cose, tre gemme che hanno fatto la storia del cinema e che hanno poi influenzato tanti grandi cineasti. La prima è Entr’acte (Francia, 1924) di René Clair (letteralmente “intermezzo”), opera figlia dell’avanguardia impressionista francese e manifesto del dadaismo, che con il suo uso sperimentale dell’immagine cinematografica sarà fondamentale per le prime opere surrealiste di Buñuel. C’è poi Meshes of the Afternoon (USA, 1943) di Maya Deren, forse il primo film a integrare l’onirico nella narrazione cinematografica, che rappresenta un vero e proprio precursore di Mulholland Drive nel mettere in scena il confine labile tra sogno e veglia. Infine, il più celebre La jetée (Francia, 1962) di Chris Marker, costituito interamente da fotogrammi fissi accompagnati dalla voce narrante, esplora i paradossi temporali in un futuro distopico, e Terry Gilliam, tra gli altri, vi si è poi ispirato per L’esercito delle 12 scimmie.
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11.06.2020
Recentemente Mubi ha ampliato il proprio catalogo, creando una videoteca stabile da cui gli abbonati possono attingere in qualsiasi momento. È una novità importante per una piattaforma di streaming che si era sempre basata su una programmazione a tempo: ogni giorno un nuovo film, disponibile per 30 giorni, per un totale di 30 film in continuo ricambio. Da circa una settimana, invece, agli abbonati viene offerta anche una selezione di film senza scadenza, in quella che possiamo definire una vera videoteca d’autore per cinefili.
In effetti il primo tratto distintivo di Mubi, rispetto ad altri ben più famosi siti di streaming, è sempre stato l’alto grado di autorialità delle sue proposte. Come racconta il fondatore turco Efe Çakarel, l’idea di dare vita alla piattaforma gli venne nel 2007 in un bar di Tokyo, davanti all’impossibilità di guardare online In the Mood for Love, celebre e osannato film di Wong Kar-wai. Si rese conto che mancava un’offerta di film d’autore provenienti dai festival, da registi e paesi meno conosciuti e dal grande cinema del passato.
Inizialmente chiamato proprio The Auteurs, il sito prende nel 2010 il nome di Mubi, e si presenta da subito come alternativa alle principali proposte dello streaming mainstream. Anche guardando l’attuale programmazione, ci si accorge subito dei suoi tratti peculiari: non la solita predominanza di cinema hollywoodiano, ma titoli da tutto il mondo; non solo spazio per i grandi nomi, ma anche per il cinema emergente, come i cortometraggi di Edmund Yeo, regista malese che si è fatto conoscere con i suoi brevi film dai tratti poetici; non una rassegna degli ultimi successi, ma un ventaglio di proposte da tutte le epoche, dai film presentati l’anno scorso a Cannes fino al classico Animal Crackers (1930) dei fratelli Marx.
La nuova videoteca permanente è stata strutturata secondo lo stesso principio. Anche se per il momento non è chiaro se resterà questa o (come è probabile) verrà ampliata in seguito, la selezione di film è stata organizzata secondo vari criteri, anche per dare la possibilità agli spettatori di approfondire diversi tipi di cinema. Ci sono per esempio categorie dedicate a un singolo autore, con più film dello stesso regista, tra cui Truffaut o Lav Diaz. Ci sono sezioni “geografiche”, come quelle sul nuovo cinema argentino e sul cinema indie statunitense, o come le retrospettive dedicate al cinema indiano e georgiano. Altre seguono un invece un criterio tematico, come quelle dei films about films, altre ancora raggruppano i film usciti da Cannes o quelli selezionati da Nicolas Winding Refn (ne abbiamo già parlato qui).
Di tutte le categorie attualmente presenti, una delle più interessanti è senza dubbio quella dedicata ai corti. Qui troviamo infatti, tra le altre cose, tre gemme che hanno fatto la storia del cinema e che hanno poi influenzato tanti grandi cineasti. La prima è Entr’acte (Francia, 1924) di René Clair (letteralmente “intermezzo”), opera figlia dell’avanguardia impressionista francese e manifesto del dadaismo, che con il suo uso sperimentale dell’immagine cinematografica sarà fondamentale per le prime opere surrealiste di Buñuel. C’è poi Meshes of the Afternoon (USA, 1943) di Maya Deren, forse il primo film a integrare l’onirico nella narrazione cinematografica, che rappresenta un vero e proprio precursore di Mulholland Drive nel mettere in scena il confine labile tra sogno e veglia. Infine, il più celebre La jetée (Francia, 1962) di Chris Marker, costituito interamente da fotogrammi fissi accompagnati dalla voce narrante, esplora i paradossi temporali in un futuro distopico, e Terry Gilliam, tra gli altri, vi si è poi ispirato per L’esercito delle 12 scimmie.