INT-05
06.07.2022
Il film biografico, o biopic, è diventato uno dei generi più gettonati nell’industria cinematografica, soprattutto ad Hollywood. Negli ultimi anni le maggiori case cinematografiche americane hanno saputo convergere l’interesse generale del pubblico e quello del mercato per produrre innumerevoli film su personaggi realmente esistiti. Spesso però l’approccio a questo genere risulta poco creativo, dando vita a film strutturati “alla wikipedia”, dove ci si limita a raccontare in ordine cronologico gli avvenimenti accaduti al protagonista. Ci sono sempre delle eccezioni ovviamente, sia ad Hollywood che in Europa; Jackie e Spencer di Pablo Larrain, film che analizzano dei momenti precisi della vita di Jackie Kennedy e della Principessa Diana, non seguono ad esempio il classico approccio del genere biografico. Lo stesso si può dire per Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e The Favourite di Yorgos Lanthimos.
Lo scorso mese al Festival di Cannes abbiamo avuto l’opportunità di vedere Corsage di Marie Kreutzer, film biografico incentrato su uno dei momenti più turbolenti della vita della Principessa Sissi. L’Imperatrice d’Austria, da poco compiuti i quarant’anni, cerca infatti con fatica di mantenere gli elevati standard di bellezza e raffinatezza richiesti dalla società. L’opera della regista austriaca analizza con sguardo melanconico lo stato di prigionia e alienazione di questo iconico personaggio, alternando episodi realmente accaduti a scene di pura finzione. La libertà creativa della cineasta, la struttura a vignette e l’interpretazione straordinaria di Vicky Krieps discostano il film dal classico biopic. Questo è quello che ci ha detto Kreutzer riguardo al processo creativo alla base del film.
In Corsage, la rappresentazione della Principessa Sissi è differente rispetto a quella di Ernst Marischka o quella di Luchino Visconti in Ludwig: volevo sapere come ti sei approcciata a questo iconico personaggio austriaco.
In verità ho visto i film che citi solo qualche anno fa, non sono cresciuta guardando molto la televisione anche se li conoscevo. Bisogna anche dire che la Principessa Sissi è ovunque in Austria: ci sono varie piazze e monumenti dedicati a lei, per non parlare di molti negozi di souvenir che hanno “commercializzato” la sua fama. Il mio intento non era quello di raccontare Sissi in maniera differente rispetto a quei film o andare contro la tradizione, volevo solo dare la mia interpretazione. Ovviamente il personaggio si presta a molte versioni diverse perché ci sono solo alcuni dipinti e fotografie che ritraggono Sissi: le altre fonti sono scritte, così che abbiamo varie “pagine bianche” inerenti ad alcuni periodi della sua vita. Per questo si può avere un po’ di creatività e inventare alcune cose (la regista inizia a ridere, n.d.r.).
E cosa ti ha spinto a fare questo film?
L’idea è stata di Vicky Krieps. Un paio di anni fa mi chiese se volessi fare un film su Sissi, all’inizio pensavo stesse scherzando perché, come ho accennato prima, questo personaggio ormai è diventato un souvenir, un cliché sull’Austria. Dopo qualche mese ho iniziato ad approfondire la vita di Sissi in cerca di qualcosa di interessante, di unico, che mi potesse spingere a fare questo film. Dovevo tenere anche in mente che, essendo un film in costume, sarebbe stata una grossa produzione. Non volevo raccontare una versione stereotipata di Sissi, ma una storia accattivante che si discostasse dalle rappresentazioni precedenti. Più mi informavo su questo personaggio, più mi rendevo conto di quanto fosse complessa la sua figura e diversa dalla bella e sofferente principessa che si vede generalmente nei film. Quando ho letto della sua vita ho trovato interessante il fatto che fosse riuscita a trovare diversi modi per ribellarsi, creando la propria “eredità” e non seguendo quello che il marito o il regno le imponevano. Inoltre era una persona molto acculturata, leggeva e scriveva poesie e aveva un modo specifico di analizzare le cose, tanto che sotto molti aspetti Sissi era avanti rispetto al suo tempo. Da quello che ho letto era anche piuttosto egoista e spesso si sentiva isolata da tutti. Il corsetto (corsage, n.d.r.) e il modo in cui la principessa modellava il proprio corpo per rispettare gli standard di bellezza imposti dal regno avevano un ruolo chiave in ogni biografia che ho letto sul suo conto. Questo indumento in qualche modo rappresentava lo stato di prigionia di Sissi. La percezione e l’immagine che una persona ha di sé rispetto a quelle delle altre persone è un altro concetto interessante che mi piaceva approfondire; la Principessa Sissi era una celebrità all’epoca, tanto che la propria figura pubblica non le apparteneva più, ma doveva solo esaudire ciò che le veniva imposto. Lo stesso discorso si potrebbe fare ai giorni nostri con la celebrity culture e i social media.
Il film è ambientato nel 1877, anno in cui Sissi compie 40 anni e sta iniziando a perdere il proprio status di icona di bellezza nel regno. Perché hai deciso di focalizzarti su questo periodo specifico?
Perché trovo che sia un periodo della vita di Sissi di cui si parla poco. Tutti conoscono a grandi linee come è diventata imperatrice d’Austria o come è morta, ma raramente si parla di cosa è successo in mezzo. Poi naturalmente dato che Vicky doveva interpretare il personaggio non potevo farle rappresentare la principessa a venti o a sessant’anni. Per Vicky era il momento giusto per fare questo film. Cosa significa non essere più bella per assecondare l’immagine imposta dagli altri e cosa succede se decidi di non seguire più questi canoni di bellezza imposti? Come dicevo prima, tutti questi aspetti sono stati fondamentali per la realizzazione del film. Inoltre, non avevo per niente intenzione di fare un film biografico stereotipato dove si sarebbe seguita la vita di Sissi in ordine cronologico. A differenza di un libro o di un manoscritto, non credo sia un approccio così interessante per un film, oggi giorno ci sono troppi film biografici con la formula “è successo questo, poi quello, ecc…”, quindi ho deciso di focalizzarmi solo su un periodo circoscritto di tempo.
Visto che Vicky Krieps ti ha proposto di fare questo film, mi chiedevo se avesse collaborato in qualche modo alla stesura della sceneggiatura o se avesse dato qualche input per il personaggio di Sissi.
No, non collaboro con nessuno quando scrivo un film. Non riesco, mi devo concentrare solo sui miei pensieri e la mia visione. Appena inizi a parlare con qualcuno mentre stai scrivendo, devi far sì che la sceneggiatura funzioni e dare sempre spiegazioni. E se qualcosa non funziona, bisogna trovare subito un rimedio e si ha la tendenza di inserire scene o dialoghi già visti in altri film e che hanno funzionato. Non so se mi sono spiegata bene, ma preferisco scrivere tutta la sceneggiatura e non dare nessuna spiegazione. Anche volendo, una collaborazione con Vicky sarebbe stata impossibile, non l’ho vista per due anni visto che era in giro per il mondo a girare altri film. Non le ho neanche detto che stavo scrivendo il film, quando l’ho finito gliel’ho semplicemente inviato.
Quanti di questi eventi che vediamo in Corsage sono reali?
Non posso dirti la percentuale esatta. Ho letto questa biografia uscita negli anni ’60 ed era molto dettagliata, ogni capitolo era incentrato su un periodo specifico della sua vita. Mi ero fatta un calendario dove appuntavo ogni data e ogni viaggio che Sissi compieva. Il rapporto problematico con la sorella e la relazione di quest’ultima con l’insegnante di scrittura, per esempio, sono avvenimenti reali. Mentre il finale è tutto frutto della mia immaginazione. Ho trovato interessante passare da eventi reali a immaginari, ho potuto prendere dalla storia di Sissi solo ciò che mi serviva e tralasciare altri episodi.
In Corsage ci sono alcuni elementi “moderni” come la musica. Puoi dirmi qualcosa in più su queste scelte.
Avevo già in mente la musica da utilizzare nella fase di scrittura, la produzione mi ha chiesto diverse volte se ero davvero sicura di voler utilizzare canzoni “moderne” nel film e mi chiesero anche se volessi fare un film come Marie Antoinette di Sofia Coppola. Ho risposto subito di no alla seconda domanda, non mi piace per niente quel film e non voglio che la gente pensi a quello quando si parla di Corsage. Comunque, i brani che senti nel film erano già nella sceneggiatura perché quando scrivo tendo ad ascoltare diversa musica e non volevo avere una colonna sonora incentrata su brani classici o barocchi. Ho dovuto discutere a lungo con i produttori e trovare il modo giusto per spiegargli il perché di queste scelte. Quindi mi è venuta l’idea di inserire le canzoni che volevo, ma riarrangiate con strumenti diversi per far sì che fossero più consoni al periodo storico. Lo stesso discorso si può fare anche con i costumi e la scenografia: volevo inserire degli elementi moderni ma che non stonassero col contesto, continuavo a chiedermi se un particolare dettaglio sarebbe potuto esistere all’epoca. Questo era il nostro ragionamento, non volevamo “sbattere” in faccia al pubblico questi elementi come aveva fatto Coppola in Marie Antoinette. Il problema di quell’opera è che si capisce subito la visione concettuale della regista e io invece quando guardo un film voglio essere sorpresa.
Guardando Corsage non mi è venuto in mente Marie Antoinette di Sofia Coppola ma Spencer di Pablo Larrain. Infatti si possono anche fare dei paragoni tra la Principessa Sissi e Lady Diana e i rispettivi stati di prigionia fisica e mentale, cosa ne pensi a riguardo?
Devo ammettere che ho visto Spencer solo qualche settimana fa, dato che è stato prodotto dallo stesso gruppo di Corsage. Concordo con te, ci sono molte similitudini tra le due ed è anche questo il motivo per cui sono considerate ancora oggi delle grandi icone. Non sappiamo molto della loro vita, solo che hanno sofferto e che si sono trovate isolate da tutto e tutti.
INT-05
06.07.2022
Il film biografico, o biopic, è diventato uno dei generi più gettonati nell’industria cinematografica, soprattutto ad Hollywood. Negli ultimi anni le maggiori case cinematografiche americane hanno saputo convergere l’interesse generale del pubblico e quello del mercato per produrre innumerevoli film su personaggi realmente esistiti. Spesso però l’approccio a questo genere risulta poco creativo, dando vita a film strutturati “alla wikipedia”, dove ci si limita a raccontare in ordine cronologico gli avvenimenti accaduti al protagonista. Ci sono sempre delle eccezioni ovviamente, sia ad Hollywood che in Europa; Jackie e Spencer di Pablo Larrain, film che analizzano dei momenti precisi della vita di Jackie Kennedy e della Principessa Diana, non seguono ad esempio il classico approccio del genere biografico. Lo stesso si può dire per Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e The Favourite di Yorgos Lanthimos.
Lo scorso mese al Festival di Cannes abbiamo avuto l’opportunità di vedere Corsage di Marie Kreutzer, film biografico incentrato su uno dei momenti più turbolenti della vita della Principessa Sissi. L’Imperatrice d’Austria, da poco compiuti i quarant’anni, cerca infatti con fatica di mantenere gli elevati standard di bellezza e raffinatezza richiesti dalla società. L’opera della regista austriaca analizza con sguardo melanconico lo stato di prigionia e alienazione di questo iconico personaggio, alternando episodi realmente accaduti a scene di pura finzione. La libertà creativa della cineasta, la struttura a vignette e l’interpretazione straordinaria di Vicky Krieps discostano il film dal classico biopic. Questo è quello che ci ha detto Kreutzer riguardo al processo creativo alla base del film.
In Corsage, la rappresentazione della Principessa Sissi è differente rispetto a quella di Ernst Marischka o quella di Luchino Visconti in Ludwig: volevo sapere come ti sei approcciata a questo iconico personaggio austriaco.
In verità ho visto i film che citi solo qualche anno fa, non sono cresciuta guardando molto la televisione anche se li conoscevo. Bisogna anche dire che la Principessa Sissi è ovunque in Austria: ci sono varie piazze e monumenti dedicati a lei, per non parlare di molti negozi di souvenir che hanno “commercializzato” la sua fama. Il mio intento non era quello di raccontare Sissi in maniera differente rispetto a quei film o andare contro la tradizione, volevo solo dare la mia interpretazione. Ovviamente il personaggio si presta a molte versioni diverse perché ci sono solo alcuni dipinti e fotografie che ritraggono Sissi: le altre fonti sono scritte, così che abbiamo varie “pagine bianche” inerenti ad alcuni periodi della sua vita. Per questo si può avere un po’ di creatività e inventare alcune cose (la regista inizia a ridere, n.d.r.).
E cosa ti ha spinto a fare questo film?
L’idea è stata di Vicky Krieps. Un paio di anni fa mi chiese se volessi fare un film su Sissi, all’inizio pensavo stesse scherzando perché, come ho accennato prima, questo personaggio ormai è diventato un souvenir, un cliché sull’Austria. Dopo qualche mese ho iniziato ad approfondire la vita di Sissi in cerca di qualcosa di interessante, di unico, che mi potesse spingere a fare questo film. Dovevo tenere anche in mente che, essendo un film in costume, sarebbe stata una grossa produzione. Non volevo raccontare una versione stereotipata di Sissi, ma una storia accattivante che si discostasse dalle rappresentazioni precedenti. Più mi informavo su questo personaggio, più mi rendevo conto di quanto fosse complessa la sua figura e diversa dalla bella e sofferente principessa che si vede generalmente nei film. Quando ho letto della sua vita ho trovato interessante il fatto che fosse riuscita a trovare diversi modi per ribellarsi, creando la propria “eredità” e non seguendo quello che il marito o il regno le imponevano. Inoltre era una persona molto acculturata, leggeva e scriveva poesie e aveva un modo specifico di analizzare le cose, tanto che sotto molti aspetti Sissi era avanti rispetto al suo tempo. Da quello che ho letto era anche piuttosto egoista e spesso si sentiva isolata da tutti. Il corsetto (corsage, n.d.r.) e il modo in cui la principessa modellava il proprio corpo per rispettare gli standard di bellezza imposti dal regno avevano un ruolo chiave in ogni biografia che ho letto sul suo conto. Questo indumento in qualche modo rappresentava lo stato di prigionia di Sissi. La percezione e l’immagine che una persona ha di sé rispetto a quelle delle altre persone è un altro concetto interessante che mi piaceva approfondire; la Principessa Sissi era una celebrità all’epoca, tanto che la propria figura pubblica non le apparteneva più, ma doveva solo esaudire ciò che le veniva imposto. Lo stesso discorso si potrebbe fare ai giorni nostri con la celebrity culture e i social media.
Il film è ambientato nel 1877, anno in cui Sissi compie 40 anni e sta iniziando a perdere il proprio status di icona di bellezza nel regno. Perché hai deciso di focalizzarti su questo periodo specifico?
Perché trovo che sia un periodo della vita di Sissi di cui si parla poco. Tutti conoscono a grandi linee come è diventata imperatrice d’Austria o come è morta, ma raramente si parla di cosa è successo in mezzo. Poi naturalmente dato che Vicky doveva interpretare il personaggio non potevo farle rappresentare la principessa a venti o a sessant’anni. Per Vicky era il momento giusto per fare questo film. Cosa significa non essere più bella per assecondare l’immagine imposta dagli altri e cosa succede se decidi di non seguire più questi canoni di bellezza imposti? Come dicevo prima, tutti questi aspetti sono stati fondamentali per la realizzazione del film. Inoltre, non avevo per niente intenzione di fare un film biografico stereotipato dove si sarebbe seguita la vita di Sissi in ordine cronologico. A differenza di un libro o di un manoscritto, non credo sia un approccio così interessante per un film, oggi giorno ci sono troppi film biografici con la formula “è successo questo, poi quello, ecc…”, quindi ho deciso di focalizzarmi solo su un periodo circoscritto di tempo.
Visto che Vicky Krieps ti ha proposto di fare questo film, mi chiedevo se avesse collaborato in qualche modo alla stesura della sceneggiatura o se avesse dato qualche input per il personaggio di Sissi.
No, non collaboro con nessuno quando scrivo un film. Non riesco, mi devo concentrare solo sui miei pensieri e la mia visione. Appena inizi a parlare con qualcuno mentre stai scrivendo, devi far sì che la sceneggiatura funzioni e dare sempre spiegazioni. E se qualcosa non funziona, bisogna trovare subito un rimedio e si ha la tendenza di inserire scene o dialoghi già visti in altri film e che hanno funzionato. Non so se mi sono spiegata bene, ma preferisco scrivere tutta la sceneggiatura e non dare nessuna spiegazione. Anche volendo, una collaborazione con Vicky sarebbe stata impossibile, non l’ho vista per due anni visto che era in giro per il mondo a girare altri film. Non le ho neanche detto che stavo scrivendo il film, quando l’ho finito gliel’ho semplicemente inviato.
Quanti di questi eventi che vediamo in Corsage sono reali?
Non posso dirti la percentuale esatta. Ho letto questa biografia uscita negli anni ’60 ed era molto dettagliata, ogni capitolo era incentrato su un periodo specifico della sua vita. Mi ero fatta un calendario dove appuntavo ogni data e ogni viaggio che Sissi compieva. Il rapporto problematico con la sorella e la relazione di quest’ultima con l’insegnante di scrittura, per esempio, sono avvenimenti reali. Mentre il finale è tutto frutto della mia immaginazione. Ho trovato interessante passare da eventi reali a immaginari, ho potuto prendere dalla storia di Sissi solo ciò che mi serviva e tralasciare altri episodi.
In Corsage ci sono alcuni elementi “moderni” come la musica. Puoi dirmi qualcosa in più su queste scelte.
Avevo già in mente la musica da utilizzare nella fase di scrittura, la produzione mi ha chiesto diverse volte se ero davvero sicura di voler utilizzare canzoni “moderne” nel film e mi chiesero anche se volessi fare un film come Marie Antoinette di Sofia Coppola. Ho risposto subito di no alla seconda domanda, non mi piace per niente quel film e non voglio che la gente pensi a quello quando si parla di Corsage. Comunque, i brani che senti nel film erano già nella sceneggiatura perché quando scrivo tendo ad ascoltare diversa musica e non volevo avere una colonna sonora incentrata su brani classici o barocchi. Ho dovuto discutere a lungo con i produttori e trovare il modo giusto per spiegargli il perché di queste scelte. Quindi mi è venuta l’idea di inserire le canzoni che volevo, ma riarrangiate con strumenti diversi per far sì che fossero più consoni al periodo storico. Lo stesso discorso si può fare anche con i costumi e la scenografia: volevo inserire degli elementi moderni ma che non stonassero col contesto, continuavo a chiedermi se un particolare dettaglio sarebbe potuto esistere all’epoca. Questo era il nostro ragionamento, non volevamo “sbattere” in faccia al pubblico questi elementi come aveva fatto Coppola in Marie Antoinette. Il problema di quell’opera è che si capisce subito la visione concettuale della regista e io invece quando guardo un film voglio essere sorpresa.
Guardando Corsage non mi è venuto in mente Marie Antoinette di Sofia Coppola ma Spencer di Pablo Larrain. Infatti si possono anche fare dei paragoni tra la Principessa Sissi e Lady Diana e i rispettivi stati di prigionia fisica e mentale, cosa ne pensi a riguardo?
Devo ammettere che ho visto Spencer solo qualche settimana fa, dato che è stato prodotto dallo stesso gruppo di Corsage. Concordo con te, ci sono molte similitudini tra le due ed è anche questo il motivo per cui sono considerate ancora oggi delle grandi icone. Non sappiamo molto della loro vita, solo che hanno sofferto e che si sono trovate isolate da tutto e tutti.