di Eric Scabar
NC-07
13.05.2020
In questi giorni hanno fatto scalpore le parole rilasciate dall’attrice Charlize Theron in un’intervista al New York Times in merito al clima di tensione che si era creato durante le riprese di Mad Max: Fury Road. La diva sudafricana ha parlato di un set invivibile: tre mesi di riprese ininterrotte, realizzate interamente nel deserto del Namib in Namibia, uno dei luoghi (per caratteristiche naturali) più inospitali al mondo. L’attrice ha anche parlato di un rapporto estenuante con il regista australiano George Miller che, a quanto pare, non disponeva nemmeno di una sceneggiatura vera e propria.
Il quarto capitolo della serie di film cult ambientati in un futuro post apocalittico ha una storia produttiva altrettanto travagliata. Nel 1995 Miller riacquistó i diritti del franchise che aveva venduto alla Warner Bros negli anni ottanta e decise che avrebbe realizzato un nuovo capitolo della saga: questa volta i sopravvissuti sulla Terra non avrebbero combattuto per il petrolio o altri beni materiali, ma per altri esseri umani, nella fattispecie un gruppo di donne sane e fertili. Il film era pronto per essere girato nell’autunno del 2001 in Australia ma, dopo l’attacco alle torri gemelle, la produzione fu costretta a sospendere le riprese perché il dollaro americano (da dove arrivavano i soldi) ebbe un crollo vertiginoso rispetto al dollaro australiano (dove i soldi erano indirizzati).
Nel maggio del 2003 la 20th Century Fox diede la green light a Miller per cominciare le riprese, con un budget di 100 milioni di dollari, ma un violento nubifragio rese il deserto australiano, inizialmente designato per le riprese, impraticabile. La produzione trovò immediatamente un rimpiazzo: il deserto del Namib in Namibia, ma lo scoppio della guerra in Iraq nel 2003 rese impossibile qualsiasi tipo di viaggio nel paese e la produzione si dovette fermare per l’ennesima volta.
Nel frattempo Miller fu costretto a realizzare il film d’animazione Happy Feet, per il quale si era aperta uno slot nel complesso meccanismo di schedule che le major di Hollywood hanno con le compagnie di effetti speciali (settore che in quel momento stava esplodendo). Dopo Happy Feet Miller capí che Mel Gibson, interprete dei primi Mad Max, non era più idoneo per il ruolo viste le sue innumerevoli grane giudiziare: serviva un “guerriero giovane e contemporaneo”. Miller fu costretto a scritturare un nuovo protagonista e scelse Heath Ledger che però scomparve tragicamente un anno dopo.
Nel 2010 vennero confermati Tom Hardy nel ruolo di Max e Charlize Theron come co-protagonista. Le riprese dovevano partire nel novembre del 2011, nel deserto australiano vicino a Broken Hill: in seguito a una forte pioggia, però, comparvero dei fiori che vennero ritenuti inappropriati per l’estetica del film. La produzione decise quindi di spostarsi nel deserto in Namibia, dove, il 26 giugno del 2012, cominciarono finalmente le riprese che portarono alla realizzazione, dopo tre mesi, delle 3500 inquadrature necessarie alla realizzazione il film. Sulla scelta di limitare al massimo i dialoghi, Miller ha dichiarato che la sua intenzione era quella di realizzare un film che potesse essere capito anche da un giapponese senza l’utilizzo di sottotitoli.
Tre anni dopo, nel 2015, il film è stato presentato a Cannes dove è stato un grande successo di critica e pubblico.
di Eric Scabar
NC-07
13.05.2020
In questi giorni hanno fatto scalpore le parole rilasciate dall’attrice Charlize Theron in un’intervista al New York Times in merito al clima di tensione che si era creato durante le riprese di Mad Max: Fury Road. La diva sudafricana ha parlato di un set invivibile: tre mesi di riprese ininterrotte, realizzate interamente nel deserto del Namib in Namibia, uno dei luoghi (per caratteristiche naturali) più inospitali al mondo. L’attrice ha anche parlato di un rapporto estenuante con il regista australiano George Miller che, a quanto pare, non disponeva nemmeno di una sceneggiatura vera e propria.
Il quarto capitolo della serie di film cult ambientati in un futuro post apocalittico ha una storia produttiva altrettanto travagliata. Nel 1995 Miller riacquistó i diritti del franchise che aveva venduto alla Warner Bros negli anni ottanta e decise che avrebbe realizzato un nuovo capitolo della saga: questa volta i sopravvissuti sulla Terra non avrebbero combattuto per il petrolio o altri beni materiali, ma per altri esseri umani, nella fattispecie un gruppo di donne sane e fertili. Il film era pronto per essere girato nell’autunno del 2001 in Australia ma, dopo l’attacco alle torri gemelle, la produzione fu costretta a sospendere le riprese perché il dollaro americano (da dove arrivavano i soldi) ebbe un crollo vertiginoso rispetto al dollaro australiano (dove i soldi erano indirizzati).
Nel maggio del 2003 la 20th Century Fox diede la green light a Miller per cominciare le riprese, con un budget di 100 milioni di dollari, ma un violento nubifragio rese il deserto australiano, inizialmente designato per le riprese, impraticabile. La produzione trovò immediatamente un rimpiazzo: il deserto del Namib in Namibia, ma lo scoppio della guerra in Iraq nel 2003 rese impossibile qualsiasi tipo di viaggio nel paese e la produzione si dovette fermare per l’ennesima volta.
Nel frattempo Miller fu costretto a realizzare il film d’animazione Happy Feet, per il quale si era aperta uno slot nel complesso meccanismo di schedule che le major di Hollywood hanno con le compagnie di effetti speciali (settore che in quel momento stava esplodendo). Dopo Happy Feet Miller capí che Mel Gibson, interprete dei primi Mad Max, non era più idoneo per il ruolo viste le sue innumerevoli grane giudiziare: serviva un “guerriero giovane e contemporaneo”. Miller fu costretto a scritturare un nuovo protagonista e scelse Heath Ledger che però scomparve tragicamente un anno dopo.
Nel 2010 vennero confermati Tom Hardy nel ruolo di Max e Charlize Theron come co-protagonista. Le riprese dovevano partire nel novembre del 2011, nel deserto australiano vicino a Broken Hill: in seguito a una forte pioggia, però, comparvero dei fiori che vennero ritenuti inappropriati per l’estetica del film. La produzione decise quindi di spostarsi nel deserto in Namibia, dove, il 26 giugno del 2012, cominciarono finalmente le riprese che portarono alla realizzazione, dopo tre mesi, delle 3500 inquadrature necessarie alla realizzazione il film. Sulla scelta di limitare al massimo i dialoghi, Miller ha dichiarato che la sua intenzione era quella di realizzare un film che potesse essere capito anche da un giapponese senza l’utilizzo di sottotitoli.
Tre anni dopo, nel 2015, il film è stato presentato a Cannes dove è stato un grande successo di critica e pubblico.