NC-25
02.07.2020
Il primo luglio 1899 nasceva Charles Laughton, grande attore britannico del cinema classico. Quasi un secolo dopo, il primo luglio del 1997, moriva un altro grande attore hollywoodiano, Robert Mitchum. I due sono legati da un film, l’unico che Laughton diresse, in cui Mitchum offrì una delle sue interpretazioni più memorabili: La morte corre sul fiume, 1955.
La carriera da attore di Charles Laughton, come anche quella di Robert Mitchum, non avrebbe bisogno di presentazioni. Il primo fu inizialmente, come molti suoi colleghi inglesi, un attore teatrale, e interpretò tra le altre cose Vita di Galileo di Bertolt Brecht nel 1947. Al cinema, in ragione del suo physique du rôle, fu impiegato spesso in ruoli secondari o come antagonista, ma non mancarono ruoli da protagonista per film che richiedevano un corpo come il suo: celebre la sua interpretazione di Quasimodo in Notre Dame di William Dieterle, per molti aspetti un antenato di The Elephant Man di David Lynch. Nel corso della sua carriera, poi, Laughton fu sempre molto apprezzato e richiesto a Hollywood, e la lista dei registi per cui lavorò, tra i più grandi di sempre, ne è la conferma: fu scelto due volte da Alfred Hitchcock, che lo volle in particolare per il ruolo del magistrato ne Il caso Paradine, quindi da Billy Wilder per un ruolo simile in Testimone d’accusa, infine da Stanley Kubrick, che gli offrì la parte di Gracco in Spartacus.
Robert Mitchum è uno dei grandi attori del cinema classico e non solo, dato che ebbe una carriera molto prolifica che si estese fino agli anni ‘90. Sin dai primi film, Mitchum non fu mai una classica star hollywoodiana, ma incarnò da subito la figura dell’antieroe, talvolta vestendo i panni di un protagonista oscuro e tormentato, come nello splendido noir Le catene della colpa di Jacques Tourneur, altre volte rubando le scene a tutti nei panni di un antagonista ossessivo, come ne Il promontorio della paura, che folgorò Scorsese tanto da indurlo a farne il remake, Cape Fear, con Robert De Niro nel ruolo che fu di Mitchum.
La morte corre sul fiume (o The Night of the Hunter) è oggi considerato un capolavoro, ma fu inizialmente un insuccesso di critica e di pubblico, cosa che spiega perché Laughton, che prese il fiasco sul personale, non si ripeté mai alla regia di un film. Le ragioni dell’insuccesso sono diverse: la trama, incentrata su un predicatore folle e omicida che perseguita due bambini, era molto problematica agli occhi della censura e dei gruppi di influenza cristiani; lo stile del film, che apparve eccessivamente insolito e sperimentale anche per un noir.
Gli stessi tratti che allora furono incompresi ne fanno in realtà un capolavoro unico nel suo genere. Laughton, alla sua prima regia, rimase affascinato dall’idea di un thriller inquietante che parlasse di persecuzione e di fanatismo religioso, e si affidò alla fotografia di Stanley Cortez, che già aveva lavorato con Orson Welles, per costruire lo stile inconfondibile del film. Nel fare questo Laughton attinse, più che dal canone del genere noir, dalla tradizione del cinema muto: luci suggestive, ombre e contrasti, scenografie distorte e prospettive furono riprese dalla scuola dell’espressionismo tedesco degli anni ‘20; il simbolismo dietro alcune immagini, come la celebre silhouette di Mitchum a cavallo all’orizzonte, una sorta di cavaliere dell’Apocalisse, ricorda invece il cinema scandinavo e sembra citare in particolare immagini e atmosfere de Il carretto fantasma (1921) di Victor Sjöström; infine, una parte venne affidata a Lilian Gish, ormai anziana, ma un tempo diva del cinema muto e una delle muse di D. W. Griffith, di cui Laughton guardò diversi film per prepararsi alla sua prima regia.
Oltre alla sperimentazione, all’estetica e allo stile suggestivo, del film si ricorda soprattutto l’interpretazione di Mitchum, qui ai livelli più alti della sua carriera. La figura del predicatore abietto, folle e omicida ma in apparenza cordiale e amorevole, con la scritta la scritta "LOVE" tatuata sulle dita della mano destra e "HATE" su quelle della sinistra, deve molto alla recitazione di Mitchum, che fissò qui un archetipo di villain a cui tanto si ricorre ancora oggi.
NC-25
02.07.2020
Il primo luglio 1899 nasceva Charles Laughton, grande attore britannico del cinema classico. Quasi un secolo dopo, il primo luglio del 1997, moriva un altro grande attore hollywoodiano, Robert Mitchum. I due sono legati da un film, l’unico che Laughton diresse, in cui Mitchum offrì una delle sue interpretazioni più memorabili: La morte corre sul fiume, 1955.
La carriera da attore di Charles Laughton, come anche quella di Robert Mitchum, non avrebbe bisogno di presentazioni. Il primo fu inizialmente, come molti suoi colleghi inglesi, un attore teatrale, e interpretò tra le altre cose Vita di Galileo di Bertolt Brecht nel 1947. Al cinema, in ragione del suo physique du rôle, fu impiegato spesso in ruoli secondari o come antagonista, ma non mancarono ruoli da protagonista per film che richiedevano un corpo come il suo: celebre la sua interpretazione di Quasimodo in Notre Dame di William Dieterle, per molti aspetti un antenato di The Elephant Man di David Lynch. Nel corso della sua carriera, poi, Laughton fu sempre molto apprezzato e richiesto a Hollywood, e la lista dei registi per cui lavorò, tra i più grandi di sempre, ne è la conferma: fu scelto due volte da Alfred Hitchcock, che lo volle in particolare per il ruolo del magistrato ne Il caso Paradine, quindi da Billy Wilder per un ruolo simile in Testimone d’accusa, infine da Stanley Kubrick, che gli offrì la parte di Gracco in Spartacus.
Robert Mitchum è uno dei grandi attori del cinema classico e non solo, dato che ebbe una carriera molto prolifica che si estese fino agli anni ‘90. Sin dai primi film, Mitchum non fu mai una classica star hollywoodiana, ma incarnò da subito la figura dell’antieroe, talvolta vestendo i panni di un protagonista oscuro e tormentato, come nello splendido noir Le catene della colpa di Jacques Tourneur, altre volte rubando le scene a tutti nei panni di un antagonista ossessivo, come ne Il promontorio della paura, che folgorò Scorsese tanto da indurlo a farne il remake, Cape Fear, con Robert De Niro nel ruolo che fu di Mitchum.
La morte corre sul fiume (o The Night of the Hunter) è oggi considerato un capolavoro, ma fu inizialmente un insuccesso di critica e di pubblico, cosa che spiega perché Laughton, che prese il fiasco sul personale, non si ripeté mai alla regia di un film. Le ragioni dell’insuccesso sono diverse: la trama, incentrata su un predicatore folle e omicida che perseguita due bambini, era molto problematica agli occhi della censura e dei gruppi di influenza cristiani; lo stile del film, che apparve eccessivamente insolito e sperimentale anche per un noir.
Gli stessi tratti che allora furono incompresi ne fanno in realtà un capolavoro unico nel suo genere. Laughton, alla sua prima regia, rimase affascinato dall’idea di un thriller inquietante che parlasse di persecuzione e di fanatismo religioso, e si affidò alla fotografia di Stanley Cortez, che già aveva lavorato con Orson Welles, per costruire lo stile inconfondibile del film. Nel fare questo Laughton attinse, più che dal canone del genere noir, dalla tradizione del cinema muto: luci suggestive, ombre e contrasti, scenografie distorte e prospettive furono riprese dalla scuola dell’espressionismo tedesco degli anni ‘20; il simbolismo dietro alcune immagini, come la celebre silhouette di Mitchum a cavallo all’orizzonte, una sorta di cavaliere dell’Apocalisse, ricorda invece il cinema scandinavo e sembra citare in particolare immagini e atmosfere de Il carretto fantasma (1921) di Victor Sjöström; infine, una parte venne affidata a Lilian Gish, ormai anziana, ma un tempo diva del cinema muto e una delle muse di D. W. Griffith, di cui Laughton guardò diversi film per prepararsi alla sua prima regia.
Oltre alla sperimentazione, all’estetica e allo stile suggestivo, del film si ricorda soprattutto l’interpretazione di Mitchum, qui ai livelli più alti della sua carriera. La figura del predicatore abietto, folle e omicida ma in apparenza cordiale e amorevole, con la scritta la scritta "LOVE" tatuata sulle dita della mano destra e "HATE" su quelle della sinistra, deve molto alla recitazione di Mitchum, che fissò qui un archetipo di villain a cui tanto si ricorre ancora oggi.