di Alice De Luca e Bianca Susi
NC-66
26.10.2021
LA SALA
La sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, tenutasi dal 14 al 24 ottobre 2021, ha permesso ai suoi frequentatori di riappropriarsi di un'esperienza dimenticata da tempo: il privilegio di non sapere nulla su chi siederà al proprio fianco durante le proiezioni. La decisione del governo di consentire il ritorno al 100% della capienza nei cinema ha quindi ricordato agli spettatori cosa significa ritrovarsi in una sala gremita, lottando silenziosamente con uno sconosciuto per possedere il controllo del bracciolo della poltrona accanto. Non trattandosi di un festival ma di una festa, gli invitati si sono comportati di conseguenza: alcuni arrivavano puntualmente in ritardo, altri erano sempre di passaggio, i più timidi si mettevano in un angolo per passare inosservati e altri ancora da mesi avevano pronto l’abito nuovo da sfoggiare per l’occasione. Così, in questo ottobre ventoso, Roma ha preso appuntamento con il cinema, e i suoi abitanti, con l’antica scusa di vedere un film insieme, si sono incontrati al buio delle sale.
I LUOGHI
Il personaggio di Marcello Mastroianni ne La dolce vita (1960) definisce Roma una giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene. Per questa ragione dislocare la Festa del Cinema in più zone della Capitale, coinvolgendone le rispettive realtà, risulta un'operazione paradossale e difficile. D’altro canto, la diffusione capillare della manifestazione non solo restituisce la natura dispersiva della città ma comporta anche il coinvolgimento e la collaborazione con diversi spazi culturali, reinventati ad hoc per ospitare le proiezioni cinematografiche: Dall'Auditorium Parco della musica (sede principale), alla Casa del Cinema (struttura destinata alle retrospettive), al My Cityplex Savoy fino ad arrivare all’Auditorium della Conciliazione (casa base di Alice nella città), a Palazzo Merulana, a Scena (ex filmstudio) e al MAXXI. In questi dieci giorni, infatti, sui mezzi pubblici è stato facile imbattersi in passeggeri cinefili con l'accredito al collo, anacronisticamente è stato possibile scorgere la Ecto-1 dei Ghostbusters parcheggiata davanti a Piazza San Pietro e con fierezza la città eterna ha avuto modo di accogliere il cast de Gli eterni.
IL PROGRAMMA
La Festa del Cinema di Roma, nata nel 2006, è un evento giovane che ancora non gode della fama e dell’esclusività degli equivalenti di Cannes e Venezia. Ciò che però contraddistingue la rassegna della capitale è la volontà di fornire al pubblico, alla stampa e agli addetti ai lavori un’idea di cinema a 360 gradi. Infatti, il palinsesto festivaliero, privo di una competizione ufficiale, non si esaurisce meramente con le anteprime delle nuove uscite ma vanta al suo interno la presenza di una serie di sezioni eterogenee e interdisciplinari come “Retrospettive, omaggi e restauri”, occasione unica per recuperare sul grande schermo i capolavori della storia del cinema, come i popolari “Incontri ravvicinati” in cui autori, interpreti, musicisti e scrittori si raccontano tramite aneddoti e film o come i mitici “Duel”, appuntamenti preziosi per i più appassionati, durante i quali due personalità si confrontano, sfidandosi verbalmente su specifiche opere o temi.
La Festa del Cinema di Roma, inoltre, rinunciando alla detenzione del primato internazionale sulle proiezioni, spesso accorcia l’attesa delle pellicole più chiacchierate nell’ambiente, come nel caso di Red Rocket di Sean Baker, e contribuisce alla promozione, alla diffusione e all’avvicinamento ad un possibile pubblico, ancor prima del rilascio dei film in sala.
I FILM
Tra i 66 titoli presentati in questi ultimi dieci giorni, alcuni saranno al centro del mercato internazionale e della prossima stagione cinematografica. Papabili candidati per la corsa all’Oscar sono The Eyes of Tammy Faye di Micheal Showalter, un biopic con protagonista Jessica Chastain sulla storia dei telepredicatori Jim e Tammy Faye Bakker, Passing, un ottimo esordio alla regia dell’attrice Rebecca Hall che con un bianco e nero in stile anni Venti pregno di contrasti cromatici affronta una storia di ambiguità amorosa e desiderio di accettazione e infine C’mon C’mon di Mike Mills, racconto minimalista in b&w sulla genitorialità.
“Alice nella città”, sezione autonoma e parallela dedicata alle giovani generazioni, ha fatto incetta dei titoli di spicco di Cannes, Venezia, Berlino e Locarno, puntando su proposte con uno stampo molto più autoriale che mainstream come Atlantide di Yuri Ancarani, Brotherhood di Francesco Montagner e Lamb Valdimar Jóhannsson. Tra questi anche Cow, ultimo documentario di Andrea Arnold sulla vita di Luma, una mucca d’allevamento con cui lo spettatore si immedesima grazie alla sofferenza nascosta nei suoi occhi e Petit Maman di Céline Sciamma, che in soli 72 minuti torna a raccontare i bambini affrontando temi come l’infanzia e il superamento del lutto.
La Festa appena cominciata è quindi già finita. E noi come stronzi ci togliamo gli accrediti dal collo, leviamo i programmi cartacei dalle nostre borse di tela e finalmente smettiamo di consultare la piattaforma boxol ogni mattina per prenotare il nostro posto in sala.
di Alice De Luca e Bianca Susi
NC-66
26.10.2021
LA SALA
La sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, tenutasi dal 14 al 24 ottobre 2021, ha permesso ai suoi frequentatori di riappropriarsi di un'esperienza dimenticata da tempo: il privilegio di non sapere nulla su chi siederà al proprio fianco durante le proiezioni. La decisione del governo di consentire il ritorno al 100% della capienza nei cinema ha quindi ricordato agli spettatori cosa significa ritrovarsi in una sala gremita, lottando silenziosamente con uno sconosciuto per possedere il controllo del bracciolo della poltrona accanto. Non trattandosi di un festival ma di una festa, gli invitati si sono comportati di conseguenza: alcuni arrivavano puntualmente in ritardo, altri erano sempre di passaggio, i più timidi si mettevano in un angolo per passare inosservati e altri ancora da mesi avevano pronto l’abito nuovo da sfoggiare per l’occasione. Così, in questo ottobre ventoso, Roma ha preso appuntamento con il cinema, e i suoi abitanti, con l’antica scusa di vedere un film insieme, si sono incontrati al buio delle sale.
I LUOGHI
Il personaggio di Marcello Mastroianni ne La dolce vita (1960) definisce Roma una giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene. Per questa ragione dislocare la Festa del Cinema in più zone della Capitale, coinvolgendone le rispettive realtà, risulta un'operazione paradossale e difficile. D’altro canto, la diffusione capillare della manifestazione non solo restituisce la natura dispersiva della città ma comporta anche il coinvolgimento e la collaborazione con diversi spazi culturali, reinventati ad hoc per ospitare le proiezioni cinematografiche: Dall'Auditorium Parco della musica (sede principale), alla Casa del Cinema (struttura destinata alle retrospettive), al My Cityplex Savoy fino ad arrivare all’Auditorium della Conciliazione (casa base di Alice nella città), a Palazzo Merulana, a Scena (ex filmstudio) e al MAXXI. In questi dieci giorni, infatti, sui mezzi pubblici è stato facile imbattersi in passeggeri cinefili con l'accredito al collo, anacronisticamente è stato possibile scorgere la Ecto-1 dei Ghostbusters parcheggiata davanti a Piazza San Pietro e con fierezza la città eterna ha avuto modo di accogliere il cast de Gli eterni.
IL PROGRAMMA
La Festa del Cinema di Roma, nata nel 2006, è un evento giovane che ancora non gode della fama e dell’esclusività degli equivalenti di Cannes e Venezia. Ciò che però contraddistingue la rassegna della capitale è la volontà di fornire al pubblico, alla stampa e agli addetti ai lavori un’idea di cinema a 360 gradi. Infatti, il palinsesto festivaliero, privo di una competizione ufficiale, non si esaurisce meramente con le anteprime delle nuove uscite ma vanta al suo interno la presenza di una serie di sezioni eterogenee e interdisciplinari come “Retrospettive, omaggi e restauri”, occasione unica per recuperare sul grande schermo i capolavori della storia del cinema, come i popolari “Incontri ravvicinati” in cui autori, interpreti, musicisti e scrittori si raccontano tramite aneddoti e film o come i mitici “Duel”, appuntamenti preziosi per i più appassionati, durante i quali due personalità si confrontano, sfidandosi verbalmente su specifiche opere o temi.
La Festa del Cinema di Roma, inoltre, rinunciando alla detenzione del primato internazionale sulle proiezioni, spesso accorcia l’attesa delle pellicole più chiacchierate nell’ambiente, come nel caso di Red Rocket di Sean Baker, e contribuisce alla promozione, alla diffusione e all’avvicinamento ad un possibile pubblico, ancor prima del rilascio dei film in sala.
I FILM
Tra i 66 titoli presentati in questi ultimi dieci giorni, alcuni saranno al centro del mercato internazionale e della prossima stagione cinematografica. Papabili candidati per la corsa all’Oscar sono The Eyes of Tammy Faye di Micheal Showalter, un biopic con protagonista Jessica Chastain sulla storia dei telepredicatori Jim e Tammy Faye Bakker, Passing, un ottimo esordio alla regia dell’attrice Rebecca Hall che con un bianco e nero in stile anni Venti pregno di contrasti cromatici affronta una storia di ambiguità amorosa e desiderio di accettazione e infine C’mon C’mon di Mike Mills, racconto minimalista in b&w sulla genitorialità.
“Alice nella città”, sezione autonoma e parallela dedicata alle giovani generazioni, ha fatto incetta dei titoli di spicco di Cannes, Venezia, Berlino e Locarno, puntando su proposte con uno stampo molto più autoriale che mainstream come Atlantide di Yuri Ancarani, Brotherhood di Francesco Montagner e Lamb Valdimar Jóhannsson. Tra questi anche Cow, ultimo documentario di Andrea Arnold sulla vita di Luma, una mucca d’allevamento con cui lo spettatore si immedesima grazie alla sofferenza nascosta nei suoi occhi e Petit Maman di Céline Sciamma, che in soli 72 minuti torna a raccontare i bambini affrontando temi come l’infanzia e il superamento del lutto.
La Festa appena cominciata è quindi già finita. E noi come stronzi ci togliamo gli accrediti dal collo, leviamo i programmi cartacei dalle nostre borse di tela e finalmente smettiamo di consultare la piattaforma boxol ogni mattina per prenotare il nostro posto in sala.