NC-98
03.03.2022
Non è un mistero che Netflix abbia radicalmente rivoluzionato sia i contenuti che le modalità di fruizione della proposta televisiva, imponendosi con forza nella cultura popolare del XXI secolo. Nel proprio catalogo la piattaforma presenta una grande eterogeneità di contenuti originali e di distribuzione in esclusiva, che spaziano da serie narrative a reality show di grande successo. Una tecnica di seduzione dell’abbonato che fuori dall’universo Netflix si iscrive per avere a disposizione contenuti di alto livello in esclusiva, e poi una volta dentro impara a conoscere anche la produzione originale. La più grande rivoluzione apportata dall’ormai colosso dello streaming riguarda quindi da una parte il modello distributivo e dall’altra l’enorme investimento in produzioni originali. Avendo ben chiaro il proprio target di riferimento (e probabilmente quello dei sempre più numerosi competitor), Netflix punta a essere disponibile sempre e ovunque, anticipando il più delle volte la richiesta di nuovi contenuti. Solo nel 2022 ha rilasciato oltre 60 titoli e di altri 56 si conoscono già le date di lancio. Considerato che siamo solo a febbraio potrebbe essere un dato interessante.
Nella vasta sezione “novità”, sul finire di gennaio Netflix ha rilasciato uno dei prodotti di punta della stagione: La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra. Trattasi di una miniserie creata da Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf, composta da otto episodi dalla durata di venti minuti scarsi l’uno. Le intenzioni, facilmente deducibili dal titolo stesso (traduzione letterale di The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window), sono chiare. La serie, per la regia di Michael Lehmann, regista del teen cult Schegge di follia (1989),è una dichiarata parodia di tutto quel filone di film derivato dei gialli hitchcockiani e nello specifico di Rear Window. La trama è presto detta: Kristen Bell nei panni di Anna è la classica protagonista di questo tipo di racconto, una donna sola, depressa e dipendente da alcol e pasticche. Vittima dei ricordi di un passato traumatico, mantiene lucidità solo grazie agli psicofarmaci prescritti dal marito (profiler dell’FBI esperto di serial killer che ha accidentalmente lasciato la loro figlia sola con un assassino, il quale dopo averla uccisa, l’ha anche mangiata). La sua pigra routine subisce uno scossone quando scopre di avere un nuovo vicino di casa, padre single dal fascino britannico. Un giorno come un altro sprofondata nella poltrona a bere vino, Anna assiste (o almeno ne è convinta) a un omicidio. Spaventata, allerta la polizia che però non trova nessuna traccia di sangue e tantomeno un corpo assassinato. Nessuno le crede, così Anna si vede costretta a indagare da sola.
La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra è una satira grottesca densa di black humor, talmente feroce da risultare indigeribile ai più. La spinta ironica è evidente sin dal titolo (o dagli eventi assurdi, si pensi alla dipartita della figlia di Anna), ma le situazioni e i brillanti dialoghi sono talmente dark e recitati in un contesto che tradisce così eccessiva (falsa) serietà da rendere lecito il dubbio se si tratti di un thriller o di una parodia. Il valore della serie diretta da Lehmann sta nella raffinatezza del suo umorismo che non eccede mai nella demenzialità, ma riesce a mantenere un equilibrio perfetto tra la suspense e la più spietata commedia nera. A prescindere dal valore più o meno oggettivo attribuibile alla serie, è interessante contestualizzare quest’ultima in un discorso più ampio che riguarda l’universo Netflix e le rivoluzioni delle modalità di fruizione che ha consequenzialmente creato. Come si accennava poco fa, il modello distributivo proposto per la prima volta dalla piattaforma ha cambiato materialmente le modalità con cui si guarda il prodotto televisivo, influenzando per forza di cose anche l’approccio alla scrittura dell'opera. Da una parte quindi la crescita esponenziale del modello di fruizione denominato binge watching e dall’altra lo scemare in fase di scrittura della struttura narrativa del cliffhanger (espediente per cui la narrazione si interrompe bruscamente in corrispondenza di un colpo di scena). La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra paradossalmente finisce per ribaltare ancora una volta questo paradigma. Quasi ogni episodio termina infatti con il suddetto espediente, in una dinamica che da una parte abbraccia consapevolmente lo stereotipo del genere thriller e dall’altra diventa una riflessione meta-cinematografica.
Netflix ritorna qui in un certo senso alle origini. Il racconto thriller è di per sé un espediente perfetto, ancor più questo tipo di narrazione da bestseller che partendo dal giallo hitchcockiano è poi confluito in una serie di esperimenti cinematografici più o meno riusciti, permettendo la satira fondata su un processo di attenta rielaborazione degli elementi. Un meccanismo intelligente che, nonostante il titolo emblematico non dichiara mai esplicitamente la sua natura, permettendo alla piattaforma stessa di riflettere con raffinata ironia sui cambiamenti di cui è stata artefice. Ogni scelta, a partire dal casting che vede Kristen Bell nel ruolo di protagonista, è perfettamente aderente allo scopo della serie. Volto assai noto al grande pubblico per aver interpretato la detective Veronica Mars nell’omonima serie, l’attrice è infatti un richiamo abbastanza evidente a un certo tipo di narrazione dai toni thriller e crime. In maniera dichiarata o meno, La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra si pone perciò in un atteggiamento dialettico rispetto ad altre produzioni seriali, esterne all’universo Netflix ma non solo.
Interessante è infatti analizzare un altro aspetto, ovvero la presenza nella proposta della piattaforma streaming di un film come La donna alla finestra (The Woman in the Window) per la regia di Joe Wright. Pur non essendo una produzione originale Netflix, (il film infatti ha avuto un tortuoso percorso produttivo prima e distributivo poi, tanto che sarebbe dovuto arrivare nelle sale cinematografiche sia statunitensi che italiane a maggio 2020 ma a causa degli sviluppi del Covid è rimasto in standby), è comunque presente nel catalogo perché ne ha acquistato i diritti di distribuzione. Il film di Joe Wright, tratto a sua volta da un romanzo, è un'opera forse non del tutto riuscita, ma interessante in una sfera di analisi interna alle dinamiche della piattaforma in questione. Per quanto sia impossibile risalire alle percentuali di gradimento dei prodotti Netflix da parte degli utenti (la piattaforma è infatti assai riservata in questo senso), è forse lecito pensare che il film di Joe Wright non abbia incontrato le aspettative di gran parte degli abbonati. Amy Adams è Anna Fox, psicologa infantile affetta da agorafobia che osserva il mondo attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica. Il legame con Hitchcock è dichiarato sin dall’inizio quando in un televisore acceso compare James Stewart (Rear Window - La finestra sul cortile). Il film di Joe Wright però tradisce le aspettative di chiunque si aspetti l’ennesimo thriller su un omicidio spiato dalla finestra di fronte, per spostare l’attenzione e l’occhio sull’universo interiore della protagonista.
In questo senso la serie di Netflix per la regia di Michael Lehmann riflette ironizzando non soltanto sul filone di prodotti nati sulla scia del maestro del giallo, ma anche nei confronti di prodotti che portano lo stesso marchio, in un gioco di specchi davvero moderno e affascinante dal punto di vista critico.
NC-98
03.03.2022
Non è un mistero che Netflix abbia radicalmente rivoluzionato sia i contenuti che le modalità di fruizione della proposta televisiva, imponendosi con forza nella cultura popolare del XXI secolo. Nel proprio catalogo la piattaforma presenta una grande eterogeneità di contenuti originali e di distribuzione in esclusiva, che spaziano da serie narrative a reality show di grande successo. Una tecnica di seduzione dell’abbonato che fuori dall’universo Netflix si iscrive per avere a disposizione contenuti di alto livello in esclusiva, e poi una volta dentro impara a conoscere anche la produzione originale. La più grande rivoluzione apportata dall’ormai colosso dello streaming riguarda quindi da una parte il modello distributivo e dall’altra l’enorme investimento in produzioni originali. Avendo ben chiaro il proprio target di riferimento (e probabilmente quello dei sempre più numerosi competitor), Netflix punta a essere disponibile sempre e ovunque, anticipando il più delle volte la richiesta di nuovi contenuti. Solo nel 2022 ha rilasciato oltre 60 titoli e di altri 56 si conoscono già le date di lancio. Considerato che siamo solo a febbraio potrebbe essere un dato interessante.
Nella vasta sezione “novità”, sul finire di gennaio Netflix ha rilasciato uno dei prodotti di punta della stagione: La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra. Trattasi di una miniserie creata da Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf, composta da otto episodi dalla durata di venti minuti scarsi l’uno. Le intenzioni, facilmente deducibili dal titolo stesso (traduzione letterale di The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window), sono chiare. La serie, per la regia di Michael Lehmann, regista del teen cult Schegge di follia (1989),è una dichiarata parodia di tutto quel filone di film derivato dei gialli hitchcockiani e nello specifico di Rear Window. La trama è presto detta: Kristen Bell nei panni di Anna è la classica protagonista di questo tipo di racconto, una donna sola, depressa e dipendente da alcol e pasticche. Vittima dei ricordi di un passato traumatico, mantiene lucidità solo grazie agli psicofarmaci prescritti dal marito (profiler dell’FBI esperto di serial killer che ha accidentalmente lasciato la loro figlia sola con un assassino, il quale dopo averla uccisa, l’ha anche mangiata). La sua pigra routine subisce uno scossone quando scopre di avere un nuovo vicino di casa, padre single dal fascino britannico. Un giorno come un altro sprofondata nella poltrona a bere vino, Anna assiste (o almeno ne è convinta) a un omicidio. Spaventata, allerta la polizia che però non trova nessuna traccia di sangue e tantomeno un corpo assassinato. Nessuno le crede, così Anna si vede costretta a indagare da sola.
La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra è una satira grottesca densa di black humor, talmente feroce da risultare indigeribile ai più. La spinta ironica è evidente sin dal titolo (o dagli eventi assurdi, si pensi alla dipartita della figlia di Anna), ma le situazioni e i brillanti dialoghi sono talmente dark e recitati in un contesto che tradisce così eccessiva (falsa) serietà da rendere lecito il dubbio se si tratti di un thriller o di una parodia. Il valore della serie diretta da Lehmann sta nella raffinatezza del suo umorismo che non eccede mai nella demenzialità, ma riesce a mantenere un equilibrio perfetto tra la suspense e la più spietata commedia nera. A prescindere dal valore più o meno oggettivo attribuibile alla serie, è interessante contestualizzare quest’ultima in un discorso più ampio che riguarda l’universo Netflix e le rivoluzioni delle modalità di fruizione che ha consequenzialmente creato. Come si accennava poco fa, il modello distributivo proposto per la prima volta dalla piattaforma ha cambiato materialmente le modalità con cui si guarda il prodotto televisivo, influenzando per forza di cose anche l’approccio alla scrittura dell'opera. Da una parte quindi la crescita esponenziale del modello di fruizione denominato binge watching e dall’altra lo scemare in fase di scrittura della struttura narrativa del cliffhanger (espediente per cui la narrazione si interrompe bruscamente in corrispondenza di un colpo di scena). La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra paradossalmente finisce per ribaltare ancora una volta questo paradigma. Quasi ogni episodio termina infatti con il suddetto espediente, in una dinamica che da una parte abbraccia consapevolmente lo stereotipo del genere thriller e dall’altra diventa una riflessione meta-cinematografica.
Netflix ritorna qui in un certo senso alle origini. Il racconto thriller è di per sé un espediente perfetto, ancor più questo tipo di narrazione da bestseller che partendo dal giallo hitchcockiano è poi confluito in una serie di esperimenti cinematografici più o meno riusciti, permettendo la satira fondata su un processo di attenta rielaborazione degli elementi. Un meccanismo intelligente che, nonostante il titolo emblematico non dichiara mai esplicitamente la sua natura, permettendo alla piattaforma stessa di riflettere con raffinata ironia sui cambiamenti di cui è stata artefice. Ogni scelta, a partire dal casting che vede Kristen Bell nel ruolo di protagonista, è perfettamente aderente allo scopo della serie. Volto assai noto al grande pubblico per aver interpretato la detective Veronica Mars nell’omonima serie, l’attrice è infatti un richiamo abbastanza evidente a un certo tipo di narrazione dai toni thriller e crime. In maniera dichiarata o meno, La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra si pone perciò in un atteggiamento dialettico rispetto ad altre produzioni seriali, esterne all’universo Netflix ma non solo.
Interessante è infatti analizzare un altro aspetto, ovvero la presenza nella proposta della piattaforma streaming di un film come La donna alla finestra (The Woman in the Window) per la regia di Joe Wright. Pur non essendo una produzione originale Netflix, (il film infatti ha avuto un tortuoso percorso produttivo prima e distributivo poi, tanto che sarebbe dovuto arrivare nelle sale cinematografiche sia statunitensi che italiane a maggio 2020 ma a causa degli sviluppi del Covid è rimasto in standby), è comunque presente nel catalogo perché ne ha acquistato i diritti di distribuzione. Il film di Joe Wright, tratto a sua volta da un romanzo, è un'opera forse non del tutto riuscita, ma interessante in una sfera di analisi interna alle dinamiche della piattaforma in questione. Per quanto sia impossibile risalire alle percentuali di gradimento dei prodotti Netflix da parte degli utenti (la piattaforma è infatti assai riservata in questo senso), è forse lecito pensare che il film di Joe Wright non abbia incontrato le aspettative di gran parte degli abbonati. Amy Adams è Anna Fox, psicologa infantile affetta da agorafobia che osserva il mondo attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica. Il legame con Hitchcock è dichiarato sin dall’inizio quando in un televisore acceso compare James Stewart (Rear Window - La finestra sul cortile). Il film di Joe Wright però tradisce le aspettative di chiunque si aspetti l’ennesimo thriller su un omicidio spiato dalla finestra di fronte, per spostare l’attenzione e l’occhio sull’universo interiore della protagonista.
In questo senso la serie di Netflix per la regia di Michael Lehmann riflette ironizzando non soltanto sul filone di prodotti nati sulla scia del maestro del giallo, ma anche nei confronti di prodotti che portano lo stesso marchio, in un gioco di specchi davvero moderno e affascinante dal punto di vista critico.