NC-11
21.05.2020
Esattamente vent’anni fa, il 21 maggio del 2000, John Gielgud moriva nel suo maniero a Wotton Underwood. Si tratta di uno degli attori britannici più longevi e più premiati di sempre, che può vantare una pagina di Wikipedia esclusivamente dedicata ai suoi ruoli e ai riconoscimenti ricevuti, nel corso di una carriera durata quasi 80 anni.
Nato nel 1904 a Londra, comincia subito a farsi notare nel mondo del teatro, debuttando nel 1921 a soli 17 anni: da qui in avanti il palcoscenico diventa il suo luogo prediletto, sia come attore che come regista teatrale. Memorabile, a detta di coloro che la videro, la sua interpretazione di Amleto del 1936 (poi ripetuta centinaia di volte), ricordata da molti come una delle migliori prove di sempre nei panni del personaggio shakespeariano. Ma se il suo talento nel teatro è indubbio, meno conosciuta e spesso ingiustamente sottovalutata è la sua carriera come attore cinematografico. A differenza del suo contemporaneo Laurence Olivier, a cui si è soliti accostarlo perché condividono l’ascesa dal teatro inglese al cinema hollywoodiano, John Gielgud non diventa una star e non avrà mai parti da protagonista. Come molti altri grandi attori, trova invece la sua dimensione in ruoli da comprimario, recitando in oltre 70 film durante tutta la seconda metà del ‘900.
A ben guardare la sua carriera cinematografica era cominciata sotto i migliori auspici già nel 1936, quando viene notato da un giovane Alfred Hitchcock, che lo sceglie per uno dei migliori film del suo periodo inglese, Secret Agent. A Hollywood, poi, comincia a farsi un nome recitando nei film che più gli si addicono, quelli tratti da opere teatrali tanto in voga tra gli anni ‘50 e ‘60. Interpreta, tra gli altri, Cassio nel Giulio Cesare di Joseph Mankiewicz e Enrico IV in Falstaff di Orson Welles.
In questi anni, Gielgud si trova anche al centro di grandi polemiche dopo che, nel 1953, viene arrestato a Londra per essere stato scoperto in un bagno pubblico insieme ad un altro uomo. In Inghilterra, fino al 1967, qualunque rapporto sessuale tra due uomini era illegale, e l’attore, temendo per la sua carriera (che fortunatamente non ne risentirà), attraversa un periodo di depressione e di continue nevrosi.
Questo non gli impedirà, grazie alla sua bravura e alla grande affidabilità dimostrata sul set, di continuare a ricevere ruoli da alcuni dei registi più celebri del suo tempo, non solo a Hollywood: sarà il maggiordomo della vittima in Assassinio sull’Orient Express di Sidney Lumet, il cardinale in Galileo di Joseph Losey, lo scrittore-narratore in Providence di Alain Resnais, il direttore dell’ospedale in The Elephant Man di David Lynch, e molti altri negli anni a venire fino a quando, nel 1996, Kenneth Branagh lo riconosce come suo maestro e lo omaggia affidandogli una parte nella sua versione di Hamlet.
A riprova del suo spessore artistico e del suo talento poliedrico, John Gielgud figura nella ristrettissima lista degli EGOT, i vincitori di tutti e quattro i principali premi statunitensi per l’intrattenimento: un Emmy (televisione), un Grammy (musica), un Oscar (cinema, ovviamente come attore non protagonista), e un Tony (teatro).
John Gielgud è stato per quasi un secolo un attore capace di evolversi, di adattarsi e infine di ritagliarsi uno spazio nel cinema, quello del comprimario, interpretato con eleganza fino agli ultimi anni della sua vita: un esempio di eccellenza modesta, lontana dai riflettori.
NC-11
21.05.2020
Esattamente vent’anni fa, il 21 maggio del 2000, John Gielgud moriva nel suo maniero a Wotton Underwood. Si tratta di uno degli attori britannici più longevi e più premiati di sempre, che può vantare una pagina di Wikipedia esclusivamente dedicata ai suoi ruoli e ai riconoscimenti ricevuti, nel corso di una carriera durata quasi 80 anni.
Nato nel 1904 a Londra, comincia subito a farsi notare nel mondo del teatro, debuttando nel 1921 a soli 17 anni: da qui in avanti il palcoscenico diventa il suo luogo prediletto, sia come attore che come regista teatrale. Memorabile, a detta di coloro che la videro, la sua interpretazione di Amleto del 1936 (poi ripetuta centinaia di volte), ricordata da molti come una delle migliori prove di sempre nei panni del personaggio shakespeariano. Ma se il suo talento nel teatro è indubbio, meno conosciuta e spesso ingiustamente sottovalutata è la sua carriera come attore cinematografico. A differenza del suo contemporaneo Laurence Olivier, a cui si è soliti accostarlo perché condividono l’ascesa dal teatro inglese al cinema hollywoodiano, John Gielgud non diventa una star e non avrà mai parti da protagonista. Come molti altri grandi attori, trova invece la sua dimensione in ruoli da comprimario, recitando in oltre 70 film durante tutta la seconda metà del ‘900.
A ben guardare la sua carriera cinematografica era cominciata sotto i migliori auspici già nel 1936, quando viene notato da un giovane Alfred Hitchcock, che lo sceglie per uno dei migliori film del suo periodo inglese, Secret Agent. A Hollywood, poi, comincia a farsi un nome recitando nei film che più gli si addicono, quelli tratti da opere teatrali tanto in voga tra gli anni ‘50 e ‘60. Interpreta, tra gli altri, Cassio nel Giulio Cesare di Joseph Mankiewicz e Enrico IV in Falstaff di Orson Welles.
In questi anni, Gielgud si trova anche al centro di grandi polemiche dopo che, nel 1953, viene arrestato a Londra per essere stato scoperto in un bagno pubblico insieme ad un altro uomo. In Inghilterra, fino al 1967, qualunque rapporto sessuale tra due uomini era illegale, e l’attore, temendo per la sua carriera (che fortunatamente non ne risentirà), attraversa un periodo di depressione e di continue nevrosi.
Questo non gli impedirà, grazie alla sua bravura e alla grande affidabilità dimostrata sul set, di continuare a ricevere ruoli da alcuni dei registi più celebri del suo tempo, non solo a Hollywood: sarà il maggiordomo della vittima in Assassinio sull’Orient Express di Sidney Lumet, il cardinale in Galileo di Joseph Losey, lo scrittore-narratore in Providence di Alain Resnais, il direttore dell’ospedale in The Elephant Man di David Lynch, e molti altri negli anni a venire fino a quando, nel 1996, Kenneth Branagh lo riconosce come suo maestro e lo omaggia affidandogli una parte nella sua versione di Hamlet.
A riprova del suo spessore artistico e del suo talento poliedrico, John Gielgud figura nella ristrettissima lista degli EGOT, i vincitori di tutti e quattro i principali premi statunitensi per l’intrattenimento: un Emmy (televisione), un Grammy (musica), un Oscar (cinema, ovviamente come attore non protagonista), e un Tony (teatro).
John Gielgud è stato per quasi un secolo un attore capace di evolversi, di adattarsi e infine di ritagliarsi uno spazio nel cinema, quello del comprimario, interpretato con eleganza fino agli ultimi anni della sua vita: un esempio di eccellenza modesta, lontana dai riflettori.