NC-58
24.05.2021
Siamo stati ad IPER, prima edizione del festival multiculturale che da voce alle periferie. Il cuore fisico della manifestazione è situato a Roma, presso il teatro di Tor Bella Monaca, ma il festival, che offre ben 200 eventi, si muove in ogni angolo della città di Roma. Non solo, da Roma partiranno legami (virtuali) con altre città del mondo, da Berlino a Città del Messico. Un vero e proprio Tsunami culturale. Promosso da Roma Culture e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito del progetto Museo delle Periferie, getta i riflettori su alcune delle periferie più discusse della capitale. Da Tor Bella Monaca a San Basilio fino a tutte le zone negli anni cresciute attorno al Raccordo Anulare di Roma. Coinvolgendo più di 400 specialisti e personalità di diversi ambiti, dall’architettura al teatro, fino ad arrivare al cinema.
L’evento è iniziato ieri 21 maggio e terminerà domenica 23. Gratuito ed in Phygital ha come obiettivo quello di dare voce, luce e spazio alle periferie della città, per riportare all’attenzione pubblica un nuovo concetto di questi spazi. Le cento ore di live streaming previste dalle sale del teatro di Tor Bella Monaca saranno accompagnate da una serie di eventi e performance che abbracceranno le diverse zone della città.Performance artistiche , talk, videoarte, musica e cinema che si raccontano, si interrogano ma soprattutto danno spazio a dei territori troppo spesso senza voce.
L’immaginario comune che è andato consolidandosi negli anni, tramandatoci dai media, che si tratti di giornali o servizi televisivi, di cinema e via dicendo, ci ha parlato sempre di periferie come luoghi cupi, senza speranza, abbandonati al degrado e alla criminalità. L’obiettivo del festival è quello di raggiungere un’idea di cultura inclusiva e partecipata, pronta a coinvolgere le periferie per strapparle ad un destino di marginalità ed abbandono. Citando le parole del direttore artistico Giorgio De Finis: “è come se decidessimo di mandare un segnale luminoso nello spazio accendendo nello stesso istante tutte le realtà che quotidianamente operano nei territori attraversati dal Grande Raccordo Anulare, l’effetto visivo sarà quello di un grande anello luminoso intorno alla città”.
All’interno di uno dei numerosi incontri del festival, abbiamo avuto modo di confrontarci con Francesca Mazzoleni, regista di Puntasacra, Phaim Bhuiyan e Vanessa Picciarelli, rispettivamente regista/autore ed autrice di Bangla. Due film apparentemente molto diversi, che però raccontano la periferia romana in modo totalmente inedito.
Puntasacra è il racconto della resistenza di 500 famiglie che nonostante gli sgomberi e gli sfratti perpetrati dalle forze dell’ordine nel corso degli anni, continuano a difendere strenuamente il proprio diritto primario: quello di avere una casa e quindi di abitare. Il racconto di Francesca Mazzoleni è intimo, partecipe, e privo di pietismi, in grado di muoversi in maniera invisibile nella quotidianità di famiglie dove il legame con il luogo e il senso di comunità è molto presente. Si ride, si organizzano feste, si discute e ci si confronta. Le donne sono delle vere e proprie guerriere, fiere e consapevoli. Puntasacra è un racconto corale dei membri di una comunità vera, composta da persone oneste, che affrontano la vita con dignità, resilienti. Dai dialoghi, le discussioni o i momenti più intimi come quelli tra madre e figlia, si svela una profondità di valori forti ed importanti.
Bangla invece, opera prima di Phaim Buyihan, di cui è regista ed autore insieme a Vanessa Picciarelli ed Emanuele Scaringi, è un film completamente diverso. Siamo a Torpignattara, anche detta Torpigna, zona geograficamente nemmeno così distante dal centro di Roma, e il protagonista è Phaim, un ragazzo di origine bengalese, nato e cresciuto a Roma e quindi più romano dei romani. La Torpigna di Phaim è colorata, vivace, densa di profumi di spezie, un meltin pot culturale dove convivono insieme tanti mondi e culture diverse, luogo caotico e simbolico di un futuro senza confini.Phaim incontra Asia, una ragazza di Roma nord della quale si innamora anche senon potrebbe. L’Islam, la famiglia e le diverse concezioni di come si dovrebbe sviluppare una relazione d’amore sono il motore di un film che allarga letteralmente i suoi confini fino a diventare un racconto trasversale, che parla di una generazione incerta, che fatica a trovare il proprio posto nel mondo.
Questi due film propongono due sguardi diversi accomunati però dalla spinta e dalla voglia di offrire una prospettiva inedita, che in entrambi i casi viene dall’interno di queste periferie Non è tutto rose e fiori, per citare direttamente Phaim, ma niente è monocolore, nemmeno le periferie. Sono luoghi di vita, di fermento culturale, di racconto, condivisione e forte senso di coesione. L’importante è che le istituzioni non se ne dimentichino, perchè è proprio lì che si deve intervenire. Ed il cinema può svolgere un ruolo molto importante come strumento di conoscenza in grado di creare ponti comunicativi tra zone sì vicine geograficamente, ma distanti e sconnesse da un punto di vista organizzativo e culturale.
Ed è proprio lo sguardo periferico di chi osserva le cose da molteplici punti di vista ad essere il più interessante, a cui il ricchissimo programma offerto gratuitamente da IPER, offre spazio, voce, attenzione, intrattenendo, approfondendo e rileggendo il tema delle periferie.
NC-58
24.05.2021
Siamo stati ad IPER, prima edizione del festival multiculturale che da voce alle periferie. Il cuore fisico della manifestazione è situato a Roma, presso il teatro di Tor Bella Monaca, ma il festival, che offre ben 200 eventi, si muove in ogni angolo della città di Roma. Non solo, da Roma partiranno legami (virtuali) con altre città del mondo, da Berlino a Città del Messico. Un vero e proprio Tsunami culturale. Promosso da Roma Culture e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito del progetto Museo delle Periferie, getta i riflettori su alcune delle periferie più discusse della capitale. Da Tor Bella Monaca a San Basilio fino a tutte le zone negli anni cresciute attorno al Raccordo Anulare di Roma. Coinvolgendo più di 400 specialisti e personalità di diversi ambiti, dall’architettura al teatro, fino ad arrivare al cinema.
L’evento è iniziato ieri 21 maggio e terminerà domenica 23. Gratuito ed in Phygital ha come obiettivo quello di dare voce, luce e spazio alle periferie della città, per riportare all’attenzione pubblica un nuovo concetto di questi spazi. Le cento ore di live streaming previste dalle sale del teatro di Tor Bella Monaca saranno accompagnate da una serie di eventi e performance che abbracceranno le diverse zone della città.Performance artistiche , talk, videoarte, musica e cinema che si raccontano, si interrogano ma soprattutto danno spazio a dei territori troppo spesso senza voce.
L’immaginario comune che è andato consolidandosi negli anni, tramandatoci dai media, che si tratti di giornali o servizi televisivi, di cinema e via dicendo, ci ha parlato sempre di periferie come luoghi cupi, senza speranza, abbandonati al degrado e alla criminalità. L’obiettivo del festival è quello di raggiungere un’idea di cultura inclusiva e partecipata, pronta a coinvolgere le periferie per strapparle ad un destino di marginalità ed abbandono. Citando le parole del direttore artistico Giorgio De Finis: “è come se decidessimo di mandare un segnale luminoso nello spazio accendendo nello stesso istante tutte le realtà che quotidianamente operano nei territori attraversati dal Grande Raccordo Anulare, l’effetto visivo sarà quello di un grande anello luminoso intorno alla città”.
All’interno di uno dei numerosi incontri del festival, abbiamo avuto modo di confrontarci con Francesca Mazzoleni, regista di Puntasacra, Phaim Bhuiyan e Vanessa Picciarelli, rispettivamente regista/autore ed autrice di Bangla. Due film apparentemente molto diversi, che però raccontano la periferia romana in modo totalmente inedito.
Puntasacra è il racconto della resistenza di 500 famiglie che nonostante gli sgomberi e gli sfratti perpetrati dalle forze dell’ordine nel corso degli anni, continuano a difendere strenuamente il proprio diritto primario: quello di avere una casa e quindi di abitare. Il racconto di Francesca Mazzoleni è intimo, partecipe, e privo di pietismi, in grado di muoversi in maniera invisibile nella quotidianità di famiglie dove il legame con il luogo e il senso di comunità è molto presente. Si ride, si organizzano feste, si discute e ci si confronta. Le donne sono delle vere e proprie guerriere, fiere e consapevoli. Puntasacra è un racconto corale dei membri di una comunità vera, composta da persone oneste, che affrontano la vita con dignità, resilienti. Dai dialoghi, le discussioni o i momenti più intimi come quelli tra madre e figlia, si svela una profondità di valori forti ed importanti.
Bangla invece, opera prima di Phaim Buyihan, di cui è regista ed autore insieme a Vanessa Picciarelli ed Emanuele Scaringi, è un film completamente diverso. Siamo a Torpignattara, anche detta Torpigna, zona geograficamente nemmeno così distante dal centro di Roma, e il protagonista è Phaim, un ragazzo di origine bengalese, nato e cresciuto a Roma e quindi più romano dei romani. La Torpigna di Phaim è colorata, vivace, densa di profumi di spezie, un meltin pot culturale dove convivono insieme tanti mondi e culture diverse, luogo caotico e simbolico di un futuro senza confini.Phaim incontra Asia, una ragazza di Roma nord della quale si innamora anche senon potrebbe. L’Islam, la famiglia e le diverse concezioni di come si dovrebbe sviluppare una relazione d’amore sono il motore di un film che allarga letteralmente i suoi confini fino a diventare un racconto trasversale, che parla di una generazione incerta, che fatica a trovare il proprio posto nel mondo.
Questi due film propongono due sguardi diversi accomunati però dalla spinta e dalla voglia di offrire una prospettiva inedita, che in entrambi i casi viene dall’interno di queste periferie Non è tutto rose e fiori, per citare direttamente Phaim, ma niente è monocolore, nemmeno le periferie. Sono luoghi di vita, di fermento culturale, di racconto, condivisione e forte senso di coesione. L’importante è che le istituzioni non se ne dimentichino, perchè è proprio lì che si deve intervenire. Ed il cinema può svolgere un ruolo molto importante come strumento di conoscenza in grado di creare ponti comunicativi tra zone sì vicine geograficamente, ma distanti e sconnesse da un punto di vista organizzativo e culturale.
Ed è proprio lo sguardo periferico di chi osserva le cose da molteplici punti di vista ad essere il più interessante, a cui il ricchissimo programma offerto gratuitamente da IPER, offre spazio, voce, attenzione, intrattenendo, approfondendo e rileggendo il tema delle periferie.