NC-158
28.07.2023
Greta Gerwig ha sempre amato camminare. A quattro anni la mamma le faceva percorrere a piedi i tre chilometri che separavano la sua casa da un parco pubblico di Sacramento. Quando si è trasferita a New York, ha preso la metro fino al posto più lontano possibile, senza una mappa, e ha ripercorso a piedi la città perdendosi deliberatamente. Un tentativo di camminare con l’imprevisto, di deragliare, di conoscere attraverso l’avventura.
«Le cose del futuro vanno incontro a chi si perde, che se prima andava verso qualcosa di definito [...] ora, poiché si è perso, viene raggiunto dal futuro».
In Frances Ha cosa fa Frances se non perdersi continuamente? E Brooke, in Mistress America, non naviga a vista nell’incertezza? I primi due film che Greta Gerwig scrive insieme a Noah Baumbach sono incompleti, goffi, si fermano su sguardi indecisi e catturano una porzione di vita che non ha nessun interesse ad essere conclusiva. Da dove e quando nasce il perdersi nell'altro della coppia più innamorata di Hollywood?
Frances Ha e Mistress America: l’inizio
È il 2010 quando Greta Gerwig interpreta Florence Marr ne Lo stravagante mondo di Greenberg di Noah Baumbach. È qui che i due si conoscono, e da questo film in poi, Noah e Greta non si separano più. Non è solo una sinergia artistica quella che trovano lavorando al loro primo film, ma una storia d’amore che dura fino ad oggi, in cui l’una sembra tenere insieme l’altra e viceversa.
Passano due anni, è il 2012, e i due lavorano per la prima volta insieme come co-autori su Frances Ha: è una prima volta indimenticabile. Un film girato in sordina e con poco budget, che irrompe nella scena indie e riesce anche ad incidere su un pubblico più mainstream, con un successo di botteghino inaspettato.
Il film segna una svolta nella carriera da regista di Noah Baumbach, affermando allo stesso tempo Greta Gerwig come più di un'attrice, dalla credibilità autoriale indiscussa. La particolare simbiosi di sguardo che hanno sul mondo permette a entrambi di fare un salto su una “terza via”, un modo di raccontare le cose che si forma dall’unione della visione di ciascuno. È una sintesi, qualcosa a cui possono avere accesso soltanto lavorando insieme.
Baumbach non era mai stato così bravo nel raccontare una storia femminile, ed è da qui che Gerwig comincia un processo personale di demolizione dello sguardo maschile. Il film racconta la storia d’amore di una ragazza con se stessa, della necessità di trovarsi, di capire chi è, un romanzo di formazione che passa attraverso la decostruzione del viaggio dell’eroina finalizzato alla realizzazione romantica. Ma non manca il linguaggio di crisi profondamente caro a Baumbach, di un difficile rapporto con i contesti sociali e con le generazioni più adulte. Il tutto viaggiando sulla crasi tra il mumblecore e la screwball comedy, in un linguaggio comico unico.
Con il film successivo, Mistress America (2015), i due continuano il loro dialogo, realizzando una screwball comedy per eccellenza, qui un romanzo di formazione doppio, in cui la protagonista, Tracy, una spaesata matricola diciottenne del college, conosce la sua sorellastra, Brooke, interpretata dalla stessa Gerwig, una trentenne anche lei alla ricerca di se stessa. Ancora New York come città da conquistare, ancora una storia d’amore non classica, tra due donne che devono imparare a conoscersi senza dipendere dagli sguardi di approvazione degli altri, anche in questo caso uomini, o una classe sociale più ricca.
La continuità con Frances Ha è evidente, è il consolidamento di un linguaggio comune basato su una comicità indecisa, goffa, su una storia che non può e non vuole prevedere il futuro ma soltanto esserne colpita finché può, finché non arriva il finale. Mi piacciono le cose che sembrano degli errori, dice Frances, e Frances Ha e Mistress America procedono proprio così, spontanei tanto da sembrare impacciati e squilibrati. Deliranti, appunto, in cui il delirio assume il suo significato più puro: uscire fuori dal solco, non seguire più i sentieri
Condividere uno sguardo sul mondo: insieme anche da soli
Queste due prove di scrittura comune dimostrano come i due non siano solo collaboratori, ma anche una coppia nella scrittura, e si sente: ridono per le stesse cose, parlano allo stesso modo, vogliono divertire l’altro con le loro battute. I due film sembrano scritti da un cervello solo, ed è proprio Gerwig a dire come per lei sarebbe impossibile scrivere con qualcun altro. Per Greta la scrittura è un lato così intimo che riesce a condividere solo con Noah. Baumbach, dal canto suo, dice di essere diventato uno scrittore e un regista migliore proprio perché voleva impressionare Greta. Entrambi raccontano che il momento più bello della loro scrittura è proprio quando si scambiano le scene scritte. Ognuno spera di ridere a quello che ha scritto l’altro, e soprattutto di sentirlo ridere quando legge le sue battute.
La scritura di Noah e Greta su Frances Ha e su Mistress America segna la nascita di un duo creativo sorprendente nel panorama americano, che dà la forza ad entrambi gli autori di imporsi anche da soli, e soprattutto uscendo dalla dimensione indie nella quale hanno iniziato a costruirsi.
Dopo Mistress America, Greta Gerwig realizza la sua opera prima, Lady Bird, e un kolossal come Piccole Donne, e Noah Baumbach gira il suo film di maggior successo, Storia di un Matrimonio, e quello più complesso, White Noise. Storie dai grandi budget, che li portano a conquistare nomination e vittorie agli Oscar (e stiamo deliberatamente evitando di parlare di Barbie), possibili grazie a quei due gioiellini prodotti tra il 2012 e il 2015. Non si intende produttivamente, non che Gerwig avesse bisogno di Noah per emergere e passare dietro la camera, ma si parla qui di processo creativo: l’incontro tra Greta e Noah ha ampliato gli sguardi di entrambi gli autori, rendendoli più maturi e complessi anche nei lavori in solitaria.
Anche quando i due non lavorano insieme, e questo dimostra come l’amore reciproco si fonda con la stima autoriale, non smettono mai di confrontarsi e di aiutarsi: guardano a vicenda dal primo all’ultimo montaggio, e si confrontano su ogni stesura. Per Greta è “un modo di navigare attraverso il mondo”, intendendo proprio come il processo creativo di entrambi, e l’intervento dell’uno sul lavoro dell’altro, sia necessario alla loro esistenza come individui e come coppia. “È veramente una gran cosa poter guardare qualcuno che ami fare qualcosa, e amare quello che fa”, dice Noah. Sono l’uno l’autore preferito dell’altro.
Barbie: Baumbach e il female gaze
Noah Baumbach, quando uscirono quasi in contemporanea Meyerowitz Stories e Lady Bird, notò come entrambi i film parlassero di quanto fosse difficile riconoscere qualcosa di positivo in qualcuno che si vuole abbandonare, e quanto sia difficile partire. Due storie di famiglia, di crisi e di crescita. Anche White Noise, come dice la stessa Gerwig, è una storia d’amore tra due persone che tentano di ritrovarsi nel caos più totale. È evidente, dunque, come i due parlino la stessa lingua, seppur con le giuste distinzioni.
Non si può evitare di parlare della grande influenza femminile che Greta è riuscita a portare nel cinema di Baumbach, e quanto il cinema di Gerwig sia sempre stato profondamente interessato a costruire un female gaze sradicato dai preconcetti e dagli stereotipi tipici di un cinema maschile.
Questo è avvenuto, nei film di Baumbach, con la presenza scenica di Greta e con la sua scrittura, mentre nei film da regista di Gerwig, è stato il suo stesso sguardo dietro la camera, ovviamente, a costruire tale narrazione.
Ciò che è interessante notare è come ora sia stato Baumbach ad andare verso Greta, per la prima volta con una collaborazione in sceneggiatura in cui, se così si può chiamare, il potere è tutto in mano alla regista di Sacramento. Barbie termina qualsiasi possibile discussione sui rapporti di forza tra i due registi, sul peso autoriale, sul presunto ruolo di musa di Greta Gerwig. I due camminano insieme in una visione di mondo condivisa: l’uno scrive per l’altro, e viceversa. Ognuno certifica ad ogni passo l’assoluta indipendenza dell’altro, e allo stesso tempo la necessità di percorrere questo viaggio insieme.
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28.07.2023
Greta Gerwig ha sempre amato camminare. A quattro anni la mamma le faceva percorrere a piedi i tre chilometri che separavano la sua casa da un parco pubblico di Sacramento. Quando si è trasferita a New York, ha preso la metro fino al posto più lontano possibile, senza una mappa, e ha ripercorso a piedi la città perdendosi deliberatamente. Un tentativo di camminare con l’imprevisto, di deragliare, di conoscere attraverso l’avventura.
«Le cose del futuro vanno incontro a chi si perde, che se prima andava verso qualcosa di definito [...] ora, poiché si è perso, viene raggiunto dal futuro».
In Frances Ha cosa fa Frances se non perdersi continuamente? E Brooke, in Mistress America, non naviga a vista nell’incertezza? I primi due film che Greta Gerwig scrive insieme a Noah Baumbach sono incompleti, goffi, si fermano su sguardi indecisi e catturano una porzione di vita che non ha nessun interesse ad essere conclusiva. Da dove e quando nasce il perdersi nell'altro della coppia più innamorata di Hollywood?
Frances Ha e Mistress America: l’inizio
È il 2010 quando Greta Gerwig interpreta Florence Marr ne Lo stravagante mondo di Greenberg di Noah Baumbach. È qui che i due si conoscono, e da questo film in poi, Noah e Greta non si separano più. Non è solo una sinergia artistica quella che trovano lavorando al loro primo film, ma una storia d’amore che dura fino ad oggi, in cui l’una sembra tenere insieme l’altra e viceversa.
Passano due anni, è il 2012, e i due lavorano per la prima volta insieme come co-autori su Frances Ha: è una prima volta indimenticabile. Un film girato in sordina e con poco budget, che irrompe nella scena indie e riesce anche ad incidere su un pubblico più mainstream, con un successo di botteghino inaspettato.
Il film segna una svolta nella carriera da regista di Noah Baumbach, affermando allo stesso tempo Greta Gerwig come più di un'attrice, dalla credibilità autoriale indiscussa. La particolare simbiosi di sguardo che hanno sul mondo permette a entrambi di fare un salto su una “terza via”, un modo di raccontare le cose che si forma dall’unione della visione di ciascuno. È una sintesi, qualcosa a cui possono avere accesso soltanto lavorando insieme.
Baumbach non era mai stato così bravo nel raccontare una storia femminile, ed è da qui che Gerwig comincia un processo personale di demolizione dello sguardo maschile. Il film racconta la storia d’amore di una ragazza con se stessa, della necessità di trovarsi, di capire chi è, un romanzo di formazione che passa attraverso la decostruzione del viaggio dell’eroina finalizzato alla realizzazione romantica. Ma non manca il linguaggio di crisi profondamente caro a Baumbach, di un difficile rapporto con i contesti sociali e con le generazioni più adulte. Il tutto viaggiando sulla crasi tra il mumblecore e la screwball comedy, in un linguaggio comico unico.
Con il film successivo, Mistress America (2015), i due continuano il loro dialogo, realizzando una screwball comedy per eccellenza, qui un romanzo di formazione doppio, in cui la protagonista, Tracy, una spaesata matricola diciottenne del college, conosce la sua sorellastra, Brooke, interpretata dalla stessa Gerwig, una trentenne anche lei alla ricerca di se stessa. Ancora New York come città da conquistare, ancora una storia d’amore non classica, tra due donne che devono imparare a conoscersi senza dipendere dagli sguardi di approvazione degli altri, anche in questo caso uomini, o una classe sociale più ricca.
La continuità con Frances Ha è evidente, è il consolidamento di un linguaggio comune basato su una comicità indecisa, goffa, su una storia che non può e non vuole prevedere il futuro ma soltanto esserne colpita finché può, finché non arriva il finale. Mi piacciono le cose che sembrano degli errori, dice Frances, e Frances Ha e Mistress America procedono proprio così, spontanei tanto da sembrare impacciati e squilibrati. Deliranti, appunto, in cui il delirio assume il suo significato più puro: uscire fuori dal solco, non seguire più i sentieri
Condividere uno sguardo sul mondo: insieme anche da soli
Queste due prove di scrittura comune dimostrano come i due non siano solo collaboratori, ma anche una coppia nella scrittura, e si sente: ridono per le stesse cose, parlano allo stesso modo, vogliono divertire l’altro con le loro battute. I due film sembrano scritti da un cervello solo, ed è proprio Gerwig a dire come per lei sarebbe impossibile scrivere con qualcun altro. Per Greta la scrittura è un lato così intimo che riesce a condividere solo con Noah. Baumbach, dal canto suo, dice di essere diventato uno scrittore e un regista migliore proprio perché voleva impressionare Greta. Entrambi raccontano che il momento più bello della loro scrittura è proprio quando si scambiano le scene scritte. Ognuno spera di ridere a quello che ha scritto l’altro, e soprattutto di sentirlo ridere quando legge le sue battute.
La scritura di Noah e Greta su Frances Ha e su Mistress America segna la nascita di un duo creativo sorprendente nel panorama americano, che dà la forza ad entrambi gli autori di imporsi anche da soli, e soprattutto uscendo dalla dimensione indie nella quale hanno iniziato a costruirsi.
Dopo Mistress America, Greta Gerwig realizza la sua opera prima, Lady Bird, e un kolossal come Piccole Donne, e Noah Baumbach gira il suo film di maggior successo, Storia di un Matrimonio, e quello più complesso, White Noise. Storie dai grandi budget, che li portano a conquistare nomination e vittorie agli Oscar (e stiamo deliberatamente evitando di parlare di Barbie), possibili grazie a quei due gioiellini prodotti tra il 2012 e il 2015. Non si intende produttivamente, non che Gerwig avesse bisogno di Noah per emergere e passare dietro la camera, ma si parla qui di processo creativo: l’incontro tra Greta e Noah ha ampliato gli sguardi di entrambi gli autori, rendendoli più maturi e complessi anche nei lavori in solitaria.
Anche quando i due non lavorano insieme, e questo dimostra come l’amore reciproco si fonda con la stima autoriale, non smettono mai di confrontarsi e di aiutarsi: guardano a vicenda dal primo all’ultimo montaggio, e si confrontano su ogni stesura. Per Greta è “un modo di navigare attraverso il mondo”, intendendo proprio come il processo creativo di entrambi, e l’intervento dell’uno sul lavoro dell’altro, sia necessario alla loro esistenza come individui e come coppia. “È veramente una gran cosa poter guardare qualcuno che ami fare qualcosa, e amare quello che fa”, dice Noah. Sono l’uno l’autore preferito dell’altro.
Barbie: Baumbach e il female gaze
Noah Baumbach, quando uscirono quasi in contemporanea Meyerowitz Stories e Lady Bird, notò come entrambi i film parlassero di quanto fosse difficile riconoscere qualcosa di positivo in qualcuno che si vuole abbandonare, e quanto sia difficile partire. Due storie di famiglia, di crisi e di crescita. Anche White Noise, come dice la stessa Gerwig, è una storia d’amore tra due persone che tentano di ritrovarsi nel caos più totale. È evidente, dunque, come i due parlino la stessa lingua, seppur con le giuste distinzioni.
Non si può evitare di parlare della grande influenza femminile che Greta è riuscita a portare nel cinema di Baumbach, e quanto il cinema di Gerwig sia sempre stato profondamente interessato a costruire un female gaze sradicato dai preconcetti e dagli stereotipi tipici di un cinema maschile.
Questo è avvenuto, nei film di Baumbach, con la presenza scenica di Greta e con la sua scrittura, mentre nei film da regista di Gerwig, è stato il suo stesso sguardo dietro la camera, ovviamente, a costruire tale narrazione.
Ciò che è interessante notare è come ora sia stato Baumbach ad andare verso Greta, per la prima volta con una collaborazione in sceneggiatura in cui, se così si può chiamare, il potere è tutto in mano alla regista di Sacramento. Barbie termina qualsiasi possibile discussione sui rapporti di forza tra i due registi, sul peso autoriale, sul presunto ruolo di musa di Greta Gerwig. I due camminano insieme in una visione di mondo condivisa: l’uno scrive per l’altro, e viceversa. Ognuno certifica ad ogni passo l’assoluta indipendenza dell’altro, e allo stesso tempo la necessità di percorrere questo viaggio insieme.