NC-15
01.06.2020
SpaceX è appena riuscita a portare degli astronauti in orbita, portando così a termine il primo lancio gestito da una compagnia privata. Neanche un mese prima, Tom Cruise ha annunciato di voler andare nello spazio a fare un film. Sarà possibile proprio grazie alla collaborazione con NASA e SpaceX. L’anno scorso la NASA aveva annunciato infatti l’apertura dal 2020 della Stazione Spaziale Internazionale ai privati cittadini, cioè ai turisti dello spazio. Da operarsi tramite SpaceX.
Quello di Tom Cruise sarà solamente il primo lungometraggio di finzione a esser prodotto nello spazio, perché un corto di finzione è stato già realizzato nel 2008. Apogee of Fear, realizzato da Richard Garriott, è un cortometraggio comico recitato da veri astronauti… interessante. Il climax era costituito dalla mamma di Garriott che intimava agli astronauti di tenere in ordine. Il budget prevedeva solo il biglietto a/r di Garriott, 20 milioni di dollari (il turismo era possibile all’epoca grazie all’agenzia spaziale russa).
In precedenza ci sono stati film girati parzialmente nello spazio, come Ritorno dall’orbita, un film sovietico girato in parte in orbita. Anche documentari, sia spettacolari come A Beautiful Planet, con riprese digitali IMAX, sia d’autore come Out of the Present, del grande regista Andrei Ujica, che rappresenta il punto di vista di un astronauta sul crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo è stato il primo film girato in 35 mm nello spazio. Tutti questi film sono stati girati dagli astronauti.
Girare nello spazio è difficile. Garriott ha parlato di grandi problemi con l’audio, con i movimenti degli attori, che rischiano a ogni momento di far staccare gli oggetti dalle pareti, e del bisogno di una pianificazione meticolosa a causa dei costi elevati. A questo si aggiungono la mancanza di spazio e la lentezza dei movimenti, e finora le uniche scene viste nello spazio riguardano la noiosa vita quotidiana di astronauti volteggianti. Come farà Tom Cruise a realizzare delle riprese professionali e soprattutto a fare un film che ci si aspetta da Tom Cruise?
Perché è chiaro che se Tom Cruise annuncia un’impresa oggettivamente difficile, allora si presume che sia divertente (e non solo per chi ci lavora). Da lui ci si aspetta che le imprese impossibili, i suoi leggendari stunt fatti senza controfigure, siano votati all’impatto che hanno sull’immagine cinematografica. Questo è dovuto anche molto all’enfasi, nella promozione, che la saga di Mission: Impossible ha messo sulla realtà delle scene. In qualche caso ci si chiede se non si potrebbe fare ricorso agli effetti digitali, a maggior ragione nello spazio.
Molto del piacere deriva dal fatto di sapere che Tom Cruise, ormai quasi sessantenne, è davvero appeso a quell’aereo in decollo, che si sta davvero lanciando con il paracadute (insieme al cameraman), che quel zoppicare dopo un salto dai tetti non è recitato, che sta davvero correndo orizzontalmente sul Burj Khalifa, ecc. Si è parlato perfino di un ritorno dell’effetto speciale ‘reale’.
C’è da dire che hanno contato moltissimo i registi con cui ha lavorato, perché molte delle sequenza citate restano tra i prodotti di più alta qualità del cinema d’azione, anche senza stunt reali (c’è anche il sospetto che, come nel caso della caviglia, quegli stunt siano un pericolo per la produzione). Stiamo parlando di John Woo, J. J. Abrams, Brad Bird, Christopher McQuarrie. Mentre per il film nello spazio si parla di Doug Liman. Ma come portare una bathroom scene nello spazio? Se va male ci si consolerà con il prossimo Mission Impossible da girarsi a Venezia.
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01.06.2020
SpaceX è appena riuscita a portare degli astronauti in orbita, portando così a termine il primo lancio gestito da una compagnia privata. Neanche un mese prima, Tom Cruise ha annunciato di voler andare nello spazio a fare un film. Sarà possibile proprio grazie alla collaborazione con NASA e SpaceX. L’anno scorso la NASA aveva annunciato infatti l’apertura dal 2020 della Stazione Spaziale Internazionale ai privati cittadini, cioè ai turisti dello spazio. Da operarsi tramite SpaceX.
Quello di Tom Cruise sarà solamente il primo lungometraggio di finzione a esser prodotto nello spazio, perché un corto di finzione è stato già realizzato nel 2008. Apogee of Fear, realizzato da Richard Garriott, è un cortometraggio comico recitato da veri astronauti… interessante. Il climax era costituito dalla mamma di Garriott che intimava agli astronauti di tenere in ordine. Il budget prevedeva solo il biglietto a/r di Garriott, 20 milioni di dollari (il turismo era possibile all’epoca grazie all’agenzia spaziale russa).
In precedenza ci sono stati film girati parzialmente nello spazio, come Ritorno dall’orbita, un film sovietico girato in parte in orbita. Anche documentari, sia spettacolari come A Beautiful Planet, con riprese digitali IMAX, sia d’autore come Out of the Present, del grande regista Andrei Ujica, che rappresenta il punto di vista di un astronauta sul crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo è stato il primo film girato in 35 mm nello spazio. Tutti questi film sono stati girati dagli astronauti.
Girare nello spazio è difficile. Garriott ha parlato di grandi problemi con l’audio, con i movimenti degli attori, che rischiano a ogni momento di far staccare gli oggetti dalle pareti, e del bisogno di una pianificazione meticolosa a causa dei costi elevati. A questo si aggiungono la mancanza di spazio e la lentezza dei movimenti, e finora le uniche scene viste nello spazio riguardano la noiosa vita quotidiana di astronauti volteggianti. Come farà Tom Cruise a realizzare delle riprese professionali e soprattutto a fare un film che ci si aspetta da Tom Cruise?
Perché è chiaro che se Tom Cruise annuncia un’impresa oggettivamente difficile, allora si presume che sia divertente (e non solo per chi ci lavora). Da lui ci si aspetta che le imprese impossibili, i suoi leggendari stunt fatti senza controfigure, siano votati all’impatto che hanno sull’immagine cinematografica. Questo è dovuto anche molto all’enfasi, nella promozione, che la saga di Mission: Impossible ha messo sulla realtà delle scene. In qualche caso ci si chiede se non si potrebbe fare ricorso agli effetti digitali, a maggior ragione nello spazio.
Molto del piacere deriva dal fatto di sapere che Tom Cruise, ormai quasi sessantenne, è davvero appeso a quell’aereo in decollo, che si sta davvero lanciando con il paracadute (insieme al cameraman), che quel zoppicare dopo un salto dai tetti non è recitato, che sta davvero correndo orizzontalmente sul Burj Khalifa, ecc. Si è parlato perfino di un ritorno dell’effetto speciale ‘reale’.
C’è da dire che hanno contato moltissimo i registi con cui ha lavorato, perché molte delle sequenza citate restano tra i prodotti di più alta qualità del cinema d’azione, anche senza stunt reali (c’è anche il sospetto che, come nel caso della caviglia, quegli stunt siano un pericolo per la produzione). Stiamo parlando di John Woo, J. J. Abrams, Brad Bird, Christopher McQuarrie. Mentre per il film nello spazio si parla di Doug Liman. Ma come portare una bathroom scene nello spazio? Se va male ci si consolerà con il prossimo Mission Impossible da girarsi a Venezia.