di Sofia Nanu
NC-114
24.05.2022
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo settimo episodio vi raccontiamo il 2013.
Il nostro breve ma intenso viaggio non può che iniziare con La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, ispirato al fumetto Il blu è un colore caldo realizzato da Jul' Maroh . Film protagonista nel panorama europeo di quell’anno, nonostante o proprio per le insistite scene di sesso giudicate quasi pornografiche dai più bigotti e i numerosi conflitti sul set provocati dal dispotismo e dalle manie di potere del regista (denunciato mediaticamente dalle attrici), è stato a tal punto lodato da vincere la Palma d’oro a Cannes.
Nel 2013 tornò inoltre sugli schermi Lars Von Trier con Nymphomaniac, opera enorme divisa in due parti che indaga con morbosa profondità un tabù invisibile come la ninfomania. Suddiviso rigorosamente in capitoli, il film è uno schiaffo visivo colmo di inquadrature impeccabili e musiche d’organo usate come sottofondo per scene di sesso integrali, nel quale si alternano colore e bianco e nero, split screen e sequenze documentaristiche in grado come poche altre di meravigliare e provocare. Da segnalare poi, all’interno della cosiddetta “nuova onda greca”, Miss Violence, seconda opera di Alexandros Avranas, vincitore a Venezia del Leone d'argento per la miglior regia; sulla stessa lunghezza d’onda di Kynodontas (2009) di Lanthimos, questo film seleziona e analizza al microscopio le dinamiche malsane e gli abusi sessuali che si annidano in un nido familiare dove tutto è tenuto sottochiave.
In Inghilterra uno dei film più importanti è stato Locke di Steven Knight, girato in real-time, che racconta nei suoi 85 minuti il bizzarro viaggio nelle strade di Londra di Ivan Locke, il quale mentre è alla guida chiamerà a ripetizione tutte le persone della sua vita: il capo di lavoro, un collega, il suo bambino, la moglie e anche l’amante che sta per partorire suo figlio. Sebbene sia girato interamente in macchina, lo spazio angusto e claustrofobico diventa esso stesso la chiave per tenere lo spettatore incollato allo schermo, in un climax di tensione in cui tutto quello che ci ronza nelle orecchie è la domanda: cosa succederà quando arriverà a destinazione?
Secondo film, non per importanza, in quest’articolo a prendere ispirazione dal fumetto, stavolta dalla serie Le Transperceneige (da sfogliare e leggere rigorosamente prima di vedere la versione cinematografica), è Snowpiercer, esordio in lingua inglese del regista sudcoreano Bong Joon-ho; in uno scenario apocalittico oscuro e glaciale assistiamo a un’emblematica lotta di classe all’interno di una narrazione ricca di colpi di scena e adrenalina.
Spostandoci quindi in Oriente, ricordiamo l’uscita di Father and Son di Kore'eda Hirokazu, vincitore del Premio della giuria a Cannes; un film che riflette e fa riflettere, interrogandosi sulle dinamiche familiari attorcigliate e sotterranee, sull’educazione e sull’insidiosa questione del ruolo genitoriale. Un altro evento importante di quell’anno si ebbe durante la 70esima mostra di Venezia, in occasione della presentazione di Si alza il vento - film sulla memoria della guerra e coronamento dell'amore per il cielo e l’aviazione - durante la quale il maestro dell'animazione Miyazaki annunciò il suo temporaneo ritiro dal panorama cinematografico.
Il 2013 si è rivelato essere un anno fortunato anche per il cinema italiano, che come Houdini tirò fuori dal cilindro Still Life di Uberto Pasolini, piccola perla sul legame indissolubile tra vita e morte, e due pellicole sui generis che parlano della mafia: Salvo di Piazza e Grassadonia, intriso di sfumature noir e western, e La mafia uccide solo d’estate, debutto di Pif come regista, che racconta la Palermo delle stragi attraverso gli occhi ingenui di un bambino. Impossibile dimenticare poi La grande bellezza di Paolo Sorrentino, allegoria della “dolce vita” contemporanea, con un Servillo magistrale che si aggira in una Roma decadente tra escort, fiumi di bollicine, cocaina e cardinali, che l’anno seguente si sarebbe aggiudicato il premio Oscar per il miglior film straniero (ben quindici anni dopo la vittoria di Benigni con La vita è bella).
Attraversiamo allora l’oceano Atlantico e parliamo di una delle pellicole più chiacchierate e amate di quel momento, ovvero Dallas Buyers Club del compianto Jean-Marc Vallée, ispirato a una storia vera di lotta politica e sociale per una sanità pubblica e gratis; per interpretare il ruolo di Ron Woodroof che gli valse l’Oscar, Matthew McConaughey accettò di sacrificare la sua salute fisica passando da 85 a 63 kg in pochissimi mesi. Oltre ad altre opere divenute subito dei cult come Her di Spike Jonze, è stato il canadese Villeneuve a prendersi la scena e a sorprendere critica e pubblico grazie a due thriller molto discussi: Prisoners e Enemy, entrambi interpretati da Jake Gyllenhaal. Pluripremiato nel 2014 ai Canadian Screen Awards, Enemy si snoda sugli inquietanti binari ispirati al romanzo L’uomo duplicato di Saramago. Prisoners invece indaga la violenza e la cieca sete di vendetta causate in una padre dalla misteriosa sparizione delle sue bambine.
Il 2013 è anche l’anno in cui tornava in voga il bianco e nero in nuove sfumature, nei paesaggi sterminati della profonda America di Nebraska firmato Alexander Payne, negli 87 minuti di Visitors, film sperimentale e sensoriale di Godfrey Reggio che esplora la prossemica e il rapporto che abbiamo con la tecnologia, e nel bellissimo Ida del polacco Paweł Pawlikowski, ambientato negli anni Sessanta in una Polonia abbandonata a sé stessa e mutilata dalla Seconda guerra mondiale.
In conclusione consigliamo di recuperare Shirley: Visions of Reality di Gustav Deutsch, presentato quell’anno alla Berlinale nella sezione Forum; si tratta di un tableau vivant filmato in cui le tele del grande pittore Edward Hopper prendono letteralmente vita. Qualche tempo fa scrivemmo qui un approfondimento su questo meraviglioso film.
di Sofia Nanu
NC-114
24.05.2022
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo settimo episodio vi raccontiamo il 2013.
Il nostro breve ma intenso viaggio non può che iniziare con La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, ispirato al fumetto Il blu è un colore caldo realizzato da Jul' Maroh . Film protagonista nel panorama europeo di quell’anno, nonostante o proprio per le insistite scene di sesso giudicate quasi pornografiche dai più bigotti e i numerosi conflitti sul set provocati dal dispotismo e dalle manie di potere del regista (denunciato mediaticamente dalle attrici), è stato a tal punto lodato da vincere la Palma d’oro a Cannes.
Nel 2013 tornò inoltre sugli schermi Lars Von Trier con Nymphomaniac, opera enorme divisa in due parti che indaga con morbosa profondità un tabù invisibile come la ninfomania. Suddiviso rigorosamente in capitoli, il film è uno schiaffo visivo colmo di inquadrature impeccabili e musiche d’organo usate come sottofondo per scene di sesso integrali, nel quale si alternano colore e bianco e nero, split screen e sequenze documentaristiche in grado come poche altre di meravigliare e provocare. Da segnalare poi, all’interno della cosiddetta “nuova onda greca”, Miss Violence, seconda opera di Alexandros Avranas, vincitore a Venezia del Leone d'argento per la miglior regia; sulla stessa lunghezza d’onda di Kynodontas (2009) di Lanthimos, questo film seleziona e analizza al microscopio le dinamiche malsane e gli abusi sessuali che si annidano in un nido familiare dove tutto è tenuto sottochiave.
In Inghilterra uno dei film più importanti è stato Locke di Steven Knight, girato in real-time, che racconta nei suoi 85 minuti il bizzarro viaggio nelle strade di Londra di Ivan Locke, il quale mentre è alla guida chiamerà a ripetizione tutte le persone della sua vita: il capo di lavoro, un collega, il suo bambino, la moglie e anche l’amante che sta per partorire suo figlio. Sebbene sia girato interamente in macchina, lo spazio angusto e claustrofobico diventa esso stesso la chiave per tenere lo spettatore incollato allo schermo, in un climax di tensione in cui tutto quello che ci ronza nelle orecchie è la domanda: cosa succederà quando arriverà a destinazione?
Secondo film, non per importanza, in quest’articolo a prendere ispirazione dal fumetto, stavolta dalla serie Le Transperceneige (da sfogliare e leggere rigorosamente prima di vedere la versione cinematografica), è Snowpiercer, esordio in lingua inglese del regista sudcoreano Bong Joon-ho; in uno scenario apocalittico oscuro e glaciale assistiamo a un’emblematica lotta di classe all’interno di una narrazione ricca di colpi di scena e adrenalina.
Spostandoci quindi in Oriente, ricordiamo l’uscita di Father and Son di Kore'eda Hirokazu, vincitore del Premio della giuria a Cannes; un film che riflette e fa riflettere, interrogandosi sulle dinamiche familiari attorcigliate e sotterranee, sull’educazione e sull’insidiosa questione del ruolo genitoriale. Un altro evento importante di quell’anno si ebbe durante la 70esima mostra di Venezia, in occasione della presentazione di Si alza il vento - film sulla memoria della guerra e coronamento dell'amore per il cielo e l’aviazione - durante la quale il maestro dell'animazione Miyazaki annunciò il suo temporaneo ritiro dal panorama cinematografico.
Il 2013 si è rivelato essere un anno fortunato anche per il cinema italiano, che come Houdini tirò fuori dal cilindro Still Life di Uberto Pasolini, piccola perla sul legame indissolubile tra vita e morte, e due pellicole sui generis che parlano della mafia: Salvo di Piazza e Grassadonia, intriso di sfumature noir e western, e La mafia uccide solo d’estate, debutto di Pif come regista, che racconta la Palermo delle stragi attraverso gli occhi ingenui di un bambino. Impossibile dimenticare poi La grande bellezza di Paolo Sorrentino, allegoria della “dolce vita” contemporanea, con un Servillo magistrale che si aggira in una Roma decadente tra escort, fiumi di bollicine, cocaina e cardinali, che l’anno seguente si sarebbe aggiudicato il premio Oscar per il miglior film straniero (ben quindici anni dopo la vittoria di Benigni con La vita è bella).
Attraversiamo allora l’oceano Atlantico e parliamo di una delle pellicole più chiacchierate e amate di quel momento, ovvero Dallas Buyers Club del compianto Jean-Marc Vallée, ispirato a una storia vera di lotta politica e sociale per una sanità pubblica e gratis; per interpretare il ruolo di Ron Woodroof che gli valse l’Oscar, Matthew McConaughey accettò di sacrificare la sua salute fisica passando da 85 a 63 kg in pochissimi mesi. Oltre ad altre opere divenute subito dei cult come Her di Spike Jonze, è stato il canadese Villeneuve a prendersi la scena e a sorprendere critica e pubblico grazie a due thriller molto discussi: Prisoners e Enemy, entrambi interpretati da Jake Gyllenhaal. Pluripremiato nel 2014 ai Canadian Screen Awards, Enemy si snoda sugli inquietanti binari ispirati al romanzo L’uomo duplicato di Saramago. Prisoners invece indaga la violenza e la cieca sete di vendetta causate in una padre dalla misteriosa sparizione delle sue bambine.
Il 2013 è anche l’anno in cui tornava in voga il bianco e nero in nuove sfumature, nei paesaggi sterminati della profonda America di Nebraska firmato Alexander Payne, negli 87 minuti di Visitors, film sperimentale e sensoriale di Godfrey Reggio che esplora la prossemica e il rapporto che abbiamo con la tecnologia, e nel bellissimo Ida del polacco Paweł Pawlikowski, ambientato negli anni Sessanta in una Polonia abbandonata a sé stessa e mutilata dalla Seconda guerra mondiale.
In conclusione consigliamo di recuperare Shirley: Visions of Reality di Gustav Deutsch, presentato quell’anno alla Berlinale nella sezione Forum; si tratta di un tableau vivant filmato in cui le tele del grande pittore Edward Hopper prendono letteralmente vita. Qualche tempo fa scrivemmo qui un approfondimento su questo meraviglioso film.