NC-87
11.01.2022
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quinto episodio vi raccontiamo il 1999.
Quest’anno segnò l’esordio al cinema di Sofia Coppola in veste di regista con Il giardino delle vergini suicide. Presentato al 52esimo Festival di Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs, il primo lungometraggio dell’allora 28enne Coppola fu un debutto alquanto incisivo perché in grado di racchiudere diversi di quelli che sarebbero diventati poi i tratti iconici della sua poetica: componente femminile molto forte (qui iniziò il sodalizio con l’attrice Kirsten Dunst!), atmosfere al contempo oniriche e pop, musica indie (che le fece anche incontrare suo marito Thomas Mars, voce della band Phoenix, proprio nella produzione della colonna sonora del film), e quei sentimenti di noia, solitudine, malinconia e tristezza portati in scena attraverso inquadrature dai colori pastello insieme evanescenti e intensi. Difficile dimenticare le sorelle Lisbon (e Trip Fontaine) dopo averlo visto!
Ancora più difficile da dimenticare è Magnolia di Paul Thomas Anderson. Un film ambizioso, pregno di significati nascosti, che in tre ore tiene lo spettatore incollato allo schermo. Un’antologia corale che segue le vite tragiche di nove protagonisti, tutti attori di una certa fama, da Tom Cruise – qui davvero magistrale - a Philip Seymour Hoffman. Malgrado il numero dei personaggi non si prova mai un sentimento di dispersione e l’indagine sulla fragilità delle relazioni umane appassiona fino alla fine, ovvero fino alla memorabile pioggia di rane che al momento del massimo dolore arriva inaspettata come una sorta di invasione biblica di cavallette. Succede e basta, un po' come un avvertimento, come evento dall’alto incontrollabile dall’uomo che rimescola le carte e dona la possibilità di ricominciare nonostante il passato: dopo una vita passata a piangere, nell’ultimissimo frame Claudia guarda in camera e ride.
Il 1999 ci regalò un’altra straordinaria interpretazione di Tom Cruise in Eyes Wide Shut, ultimo film di Stanley Kubrick (che morì nello stesso anno, prima dell’uscita nelle sale del film). Considerato il maggiore successo commerciale del regista, il film aprì il Festival di Venezia nella sua 56esima edizione. Oltre a quello di Coppola, il 1999 segnò l’esordio di altri due registi americani destinati a fare grandi cose: Sam Mendes con American Beauty, opera prima che vincerà l’anno successivo ben 5 Oscar fra cui miglior film, e Spike Jonze con il cult Essere John Malkovich.
Di tutt’altra natura dai sopra citati è Matrix, film di fantascienza scritto e diretto dalle sorelle Wachowski. Unico nel suo genere, ebbe un impatto culturale molto forte sulla cinematografia e la società di fine secolo. In America si produssero altre opere memorabili: Il sesto senso scritto e diretto da M. Night Shyamalan (uno dei più grandi incassi di sempre al cinema); Il miglio verde di Frank Darabont; Ragazze interrotte di James Mangold con le bellissime interpretazioni di Angelina Jolie e Winona Ryder; Fight Club diretto da David Fincher; 10 cose che odio di te che lancerà la carriera di Heath Ledger; The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez. In particolare quest’ultimo, a metà tra documentario e horror, è stato uno dei film con il budget più ridotto e gli incassi più alti di sempre (248,6 milioni di dollari incassati rispetto ai 60.000 mila spesi), pioniere nel suo genere e realizzato con la tecnica del found footage.
Per quanto riguarda l’Europa, è doveroso citare Rosetta dei fratelli Dardenne che vinse la Palma d’oro a Cannes e Tutto su mia madre di Almodóvar. Incasso grandioso in Europa, ma in generale nel mondo, per l’inglese Notting Hill, che fu il più grande successo cinematografico nel Regno Unito del 1999. L’Italia trionfò agli Oscar con La vita è bella (1997) di Roberto Benigni che si aggiudicò la statuetta per miglior film straniero, miglior attore protagonista e migliore colonna sonora (Nicola Piovani). Sul fronte asiatico vale la pena ricordare il thriller Audition del regista giapponese Takashi Miike, considerato uno dei più talentuosi ed eclettici cineasti del suo paese. Il film è talmente estremo che addirittura Marilyn Manson gli propose di girare un remake statunitense in cui avrebbe voluto partecipare come attore.
Finiamo con l’animazione. Il gigante di ferro di Brad Bird fu uno degli ultimi esempi di animazione analogica, venendo purtroppo fortemente sottovalutato ai tempi della sua uscita in sala. Il film racconta in maniera toccante e delicata l’amicizia fra un robot precipitato dallo spazio e un bambino. Fortemente consigliato! Infine il disneyano Fantasia 2000, primo prodotto di quella fase sperimentale della Disney, durata fino al 2008, che non ebbe il successo sperato probabilmente perché troppo elaborata dal punto di vista musicale e dei contenuti per il pubblico di massa: fu il più grande fallimento economico Disney nella sua epoca d’oro.
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11.01.2022
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quinto episodio vi raccontiamo il 1999.
Quest’anno segnò l’esordio al cinema di Sofia Coppola in veste di regista con Il giardino delle vergini suicide. Presentato al 52esimo Festival di Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs, il primo lungometraggio dell’allora 28enne Coppola fu un debutto alquanto incisivo perché in grado di racchiudere diversi di quelli che sarebbero diventati poi i tratti iconici della sua poetica: componente femminile molto forte (qui iniziò il sodalizio con l’attrice Kirsten Dunst!), atmosfere al contempo oniriche e pop, musica indie (che le fece anche incontrare suo marito Thomas Mars, voce della band Phoenix, proprio nella produzione della colonna sonora del film), e quei sentimenti di noia, solitudine, malinconia e tristezza portati in scena attraverso inquadrature dai colori pastello insieme evanescenti e intensi. Difficile dimenticare le sorelle Lisbon (e Trip Fontaine) dopo averlo visto!
Ancora più difficile da dimenticare è Magnolia di Paul Thomas Anderson. Un film ambizioso, pregno di significati nascosti, che in tre ore tiene lo spettatore incollato allo schermo. Un’antologia corale che segue le vite tragiche di nove protagonisti, tutti attori di una certa fama, da Tom Cruise – qui davvero magistrale - a Philip Seymour Hoffman. Malgrado il numero dei personaggi non si prova mai un sentimento di dispersione e l’indagine sulla fragilità delle relazioni umane appassiona fino alla fine, ovvero fino alla memorabile pioggia di rane che al momento del massimo dolore arriva inaspettata come una sorta di invasione biblica di cavallette. Succede e basta, un po' come un avvertimento, come evento dall’alto incontrollabile dall’uomo che rimescola le carte e dona la possibilità di ricominciare nonostante il passato: dopo una vita passata a piangere, nell’ultimissimo frame Claudia guarda in camera e ride.
Il 1999 ci regalò un’altra straordinaria interpretazione di Tom Cruise in Eyes Wide Shut, ultimo film di Stanley Kubrick (che morì nello stesso anno, prima dell’uscita nelle sale del film). Considerato il maggiore successo commerciale del regista, il film aprì il Festival di Venezia nella sua 56esima edizione. Oltre a quello di Coppola, il 1999 segnò l’esordio di altri due registi americani destinati a fare grandi cose: Sam Mendes con American Beauty, opera prima che vincerà l’anno successivo ben 5 Oscar fra cui miglior film, e Spike Jonze con il cult Essere John Malkovich.
Di tutt’altra natura dai sopra citati è Matrix, film di fantascienza scritto e diretto dalle sorelle Wachowski. Unico nel suo genere, ebbe un impatto culturale molto forte sulla cinematografia e la società di fine secolo. In America si produssero altre opere memorabili: Il sesto senso scritto e diretto da M. Night Shyamalan (uno dei più grandi incassi di sempre al cinema); Il miglio verde di Frank Darabont; Ragazze interrotte di James Mangold con le bellissime interpretazioni di Angelina Jolie e Winona Ryder; Fight Club diretto da David Fincher; 10 cose che odio di te che lancerà la carriera di Heath Ledger; The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez. In particolare quest’ultimo, a metà tra documentario e horror, è stato uno dei film con il budget più ridotto e gli incassi più alti di sempre (248,6 milioni di dollari incassati rispetto ai 60.000 mila spesi), pioniere nel suo genere e realizzato con la tecnica del found footage.
Per quanto riguarda l’Europa, è doveroso citare Rosetta dei fratelli Dardenne che vinse la Palma d’oro a Cannes e Tutto su mia madre di Almodóvar. Incasso grandioso in Europa, ma in generale nel mondo, per l’inglese Notting Hill, che fu il più grande successo cinematografico nel Regno Unito del 1999. L’Italia trionfò agli Oscar con La vita è bella (1997) di Roberto Benigni che si aggiudicò la statuetta per miglior film straniero, miglior attore protagonista e migliore colonna sonora (Nicola Piovani). Sul fronte asiatico vale la pena ricordare il thriller Audition del regista giapponese Takashi Miike, considerato uno dei più talentuosi ed eclettici cineasti del suo paese. Il film è talmente estremo che addirittura Marilyn Manson gli propose di girare un remake statunitense in cui avrebbe voluto partecipare come attore.
Finiamo con l’animazione. Il gigante di ferro di Brad Bird fu uno degli ultimi esempi di animazione analogica, venendo purtroppo fortemente sottovalutato ai tempi della sua uscita in sala. Il film racconta in maniera toccante e delicata l’amicizia fra un robot precipitato dallo spazio e un bambino. Fortemente consigliato! Infine il disneyano Fantasia 2000, primo prodotto di quella fase sperimentale della Disney, durata fino al 2008, che non ebbe il successo sperato probabilmente perché troppo elaborata dal punto di vista musicale e dei contenuti per il pubblico di massa: fu il più grande fallimento economico Disney nella sua epoca d’oro.