di Omar Franini
NC-124
29.08.2022
Dopo aver ripercorso la storia del Festival di Venezia qualche giorno fa, è arrivato il momento di parlare dell’edizione di quest’anno, giunta alla settantanovesima candelina. Quali sono i film più attesi? E quali potrebbero essere le grandi scoperte di quest’anno? In questo articolo cercheremo di analizzare i film che verranno mostrati al Lido e proveremo a capire quali potrebbero essere i più papabili per la vittoria dell’ambito Leone d’Oro.
È probabile che il cinema Hollywoodiano, e più in generale quello statunitense, ruberà la scena e i riflettori durante la Mostra. La cosa non dovrebbe sorprenderci, negli ultimi quattro/cinque anni, il Festival di Venezia ha mostrato una forte tendenza a presentare i progetti anglofoni più attesi, complice anche la stagione dei premi.
Una première mondiale al Lido, seguita da proiezioni ai festival di Toronto (TIFF), di Telluride o di New York (NYFF) è una strategia di marketing che ha funzionato in molti casi, basti pensare a The Shape of Water nel 2017, Nomadland nel 2020 o The Power of the Dog nel 2021.
Quest’anno, due nomi spuntano su tutti, The Son di Florian Zeller e Tár di Todd Field. Il primo è l’adattamento teatrale di un’opera del regista stesso, nonché il secondo capitolo di una trilogia incentrata sulla famiglia, iniziata con The Father (2020), con il quale Sir Anthony Hopkins ha vinto l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, e che probabilmente terminerà con l’atteso The Mother, fra qualche anno. Il dramma familiare con al centro la dinamica padre-figlio, interpretati da Hugh Jackman e l’esordiente Zen McGrath, promette di essere uno dei film più d’impatto del festival. Tár, d’altro canto, è solo l’opera terza di Todd Field, “solo” in quanto sono passati ben 16 anni dal suo ultimo film, Little Children (2006). Dai sobborghi di Boston si passa alla città di Berlino, dove la compositrice Lydia Tár si sta preparando a dirigere l’opera più importante della sua carriera. La protagonista è Cate Blanchett, la cui performance sta creando alte aspettative e che, in caso di vittoria della Coppa Volpi, la potrebbe far concorrere a vincere il suo terzo Oscar.
Un’altra interpretazione attesa da molti è quella di Ana de Armas in Blonde, adattamento dell’omonimo romanzo di Joel Carol Oates, dove l’attrice cubana sarà Norma Jeane (il vero nome di Marilyn Monroe). Il film, così come anche il romanzo, è un racconto rivisitato della tormentata vita della celebre diva degli anni ‘50.
In esso emergeranno i lati più negativi dello star system hollywoodiano e la pressione costante a cui la donna è stata sottoposta. Blonde ha avuto una travagliata fase di post-produzione, il regista Andrew Dominik si è “scontrato” più volte con Netflix, finanziatore del film, nel tentativo di avere l’ultima parola sul montaggio finale compromettendo così la programmazione dell’uscita del film in tempi brevi. Il film, infatti, doveva essere presentato, dapprima al festival di Venezia l’anno scorso, poi al Festival di Cannes di quest’anno, ma il direttore Thierry Frémaux è stato costretto a “rifiutare” il film in Competizione per rispettare la policy che vieta la presentazione a Cannes di film che poi non escono in sala.
Altro titolo veramente atteso sarà il film di apertura del Festival: White Noise di Noah Baumbach, adattamento dall’omonimo romanzo di Don DeLillo.
Ambientato negli anni ‘80 in un college del Midwest, il film seguirà le vicissitudini del professore Jack Gladney (Adam Driver) e l’incombente disastro chimico che condizionerà la sua vita e quella della sua famiglia. Siamo curiosi di vedere come il regista adatterà un romanzo così celebre e amato.
Dopo il divisivo mother! (2017), Darren Aronofsky torna al Lido con The Whale, un’opera che, tematicamente, si avvicina a The Wrestler. Il film, adattamento di una pièce teatrale di Samuel D. Hunter, è stato girato interamente in un’unica location, cioè l’abitazione del protagonista, un uomo che, dopo la morte del fidanzato, si lascia andare fisicamente e inizia a prendere molto peso. Il protagonista è interpretato da Brendan Fraser che, oltre che ad essere uno dei favoriti per la vittoria della Coppa Volpi, è anche uno dei papabili vincitori agli Oscar 2023. Nel cast sono presenti anche le attrici Sadie Sink, rivelazione della serie Stranger Things e Hong Chau conosciuta per i suoi ruoli in Inherent Vice e Watchmen.
Nel 2017, il Lido aveva portato fortuna a Martin McDonagh con Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, il quale quest’anno ritenterà la sorte con The Banshees of Inisherin. Il film riunisce il perfetto duo composto da Colin Farrell e Brendan Gleeson, attori protagonisti del primo lungometraggio del regista, In Bruges. Questa nuova opera, che sembra mantenere i perfetti equilibri comico/grotteschi dei due interpreti, ruota attorno alla fine di una storica amicizia e alle conseguenze che questa separazione porterà nella piccola comunità in cui vivono.
Fuori Concorso, invece, troviamo diversi film interessanti sui quali porre attenzione. Da una parte, Dead For a Dollar, il nuovo western di Walter Hill con un cast di primo livello, tra cui Willem Dafoe, Christoph Waltz e la star di Marvelous Mrs. Maisel, Rachel Brosnahan, dall’altra Master Gardener di Paul Schrader, il quale, riceverà anche il Leone d’Oro alla Carriera. Il film segue le vicende di un giardiniere (Joel Edgerton), che si ritroverà a occuparsi della nipote del suo esigente capo. L’incontro con questa ragazza farà emergere il passato problematico del protagonista e porterà nuovi guai nella sua vita.
Uno dei film più discussi, è sicuramente Don’t Worry Darling, dramma ambientato negli anni ‘50 con protagonisti una coppia che decide di trasferirsi in un nuovo vicinato e partecipa ad un esperimento sociale. In questi mesi, il secondo lungometraggio di Olivia Wilde è stato al centro di molte controversie, prima legate alla relazione tra Harry Styles e la regista stessa e in seguito tra l’attrice Florence Pugh e Shia LaBeouf, prima scelta nel ruolo del protagonista (vi lasciamo qui un articolo per approfondire la questione). L’attrice ha deciso di non partecipare all’attività stampa, probabilmente, secondo le testate estere, per via della fitta schedule delle riprese di Dune in cui recita, ma, con molta più probabilità, per evitare le possibili domande da parte dei giornalisti, sulla travagliata produzione del film.
Quest’anno verranno invece presentati cinque film diretti da registi italiani in Competizione Ufficiale. A rubare la scena sarà Bones and All di Luca Guadagnino, altra opera in lingua inglese del regista che segnerà la seconda collaborazione con Timothée Chalamet. Il film ha come protagonisti Maren e Lee, due giovani che si ritrovano a percorrere un viaggio insieme e che sono accomunati da qualcosa di… singolare, un dettaglio che eviteremo di rivelare per non rovinare la sorpresa agli spettatori. Occhi puntati non solo su Chalamet, ma anche su Taylor Russell (Waves, 2019), attrice che potrebbe ricevere la consacrazione definitiva grazie a questo film.
Monica di Andrea Pallaoro, anch’esso girato in lingua inglese, è uno dei titoli della mostra che attendiamo di più. Si tratta di un ritratto intimo sul rapporto madre-figlia che segue il ritorno a casa della protagonista per prendersi cura della madre in fin di vita. Nel cast saranno presenti Patricia Clarkson e Trace Lysette, con quest’ultima che potrebbe entrare nella storia come la prima attrice transgender a vincere un premio al Festival di Venezia.
Penélope Cruz tornerà, invece, a recitare in italiano ne L’Immensità di Emanuele Crialese, storia autobiografica incentrata sull’amore di una madre verso i propri figli, una tematica ricorrente nei film in Competizione.
Chiudono il quintetto Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio e Chiara di Susanna Nicchiarelli; il primo film segue il processo del poeta Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) per “plagio” e il rapporto tra il poeta e il suo giovane partner, mentre il secondo è un film su Santa Chiara d’Assisi e, come con i precedenti Nico 1988 e Miss Marx, ci aspettiamo un biopic che si discosta dai canoni del genere.
Lo scorso maggio a Cannes sono stati presentati due film iraniani in Concorso: Holy Spider, film che è stato girato fuori dall’Iran con fondi esteri perché il governo iraniano non avrebbe mai dato il permesso di girare un film su uno dei più “celebri” serial killer della Nazione; mentre il secondo, Leila’s Brothers di Saeed Roustaee, è stato bandito e non ha ricevuto il permesso di essere distribuito a causa della rappresentazione dello stato economico incerto della nazione.
Lo scorso 8 luglio il regista iraniano Mohammad Rasoulof è stato arrestato dopo che questi aveva pubblicato dei post sui social media contro l’uso della violenza da parte della polizia. In seguito, ha avuto luogo una manifestazione pacifica in favore di Rasoulof, a cui ha partecipato anche il regista Jafar Panahi, che è stato a sua volta arrestato. Tutti questi episodi appena citati, violano la libertà di espressione e dimostrano per l’ennesima volta come il governo iraniano stia, pian piano, portando al declino il proprio cinema. Siamo, dunque, estremamente soddisfatti di sapere che verranno presentate in Competizione due opere iraniane. La prima è No Bears, film che, nonostante l’arresto, Panahi è riuscito a terminare in tempo e che mostra due storie d'amore parallele, nelle quali gli amanti si ritrovano a fronteggiare la forza della superstizione, le meccaniche di potere e altri ostacoli nascosti e inevitabili per far trionfare il loro amore. La seconda è Beyond the Wall di Vahid Jalivad, che narra la storia di un uomo cieco, la cui vita inizierà a sgretolarsi dopo l’arrivo inaspettato di una donna. Il protagonista sarà interpretato da Navid Mohammadzadeh, attore che abbiamo avuto l’occasione di intervistare lo scorso maggio a Cannes.
Oltre ai già citati White Noise e Blonde, Netflix porterà sul Lido altri due film in Competizione; Athena di Romain Gavras che segue una rivolta nei quartieri di Parigi dopo l’uccisione inspiegata di un giovane ragazzo, e Bardo di Alejandro González Iñárritu che narra la storia di un documentarista messicano, afflitto da una crisi esistenziale, che proverà a rimettere in sesto la propria vita cercando di capire chi è realmente.
Frederick Wiseman, che si può tranquillamente definire come uno dei documentaristi migliori di sempre, tornerà in Competizione a Venezia con un film narrativo, Un Couple, il primo della carriera per il cineasta americano. Girato in una campagna attorno a Parigi quando il regista è dovuto rimanere in Francia a causa della pandemia, il film si concentra sulla corrispondenza tra Tolstoj e la moglie, evidenziando il loro complesso e tormentato rapporto affettivo. Wiseman apparirà anche in un ruolo secondario in Les Enfants Des Autres di Rebecca Zlotowski, film dove Virginie Efira interpreterà una donna sui quarant’anni che inizia a desiderare di avere una propria famiglia e dei figli dopo che questa inizia a frequentare Ali e sua figlia. The Eternal Daughter è il primo film in Competizione a Venezia per Joanna Hogg che dopo il successo di The Souvenir, presenterà un film sui fantasmi del passato e i sensi di colpa che affliggono una donna, interpretata dalla camaleontica Tilda Swinton.
Prima di terminare l’articolo con i film che, a nostro parere, potrebbero vincere il Leone d’Oro, vorremmo citare qualche titolo che ci potrebbe sorprendere: Argentina, 1985 di Santiago Mitre e Love Life di Koji Fukada dalla Competizione, To The North di Mihai Mincan dalla sezione Orizzonti e infine When the Waves Are Gone di Lav Diaz.
Uno dei favoriti per la vittoria del Leone d’Oro è All The Beauty and The Bloodshed. La storia epica dell’artista ed attivista Nan Goldin è il soggetto del nuovo documentario di Laura Poitras. Il film racconta la lunga battaglia tra la Goldin e la Sackler, casa farmaceutica responsabile della morte di molte persone per overdose a causa della prescrizione eccessiva dell’ossicodone, farmaco che crea forte dipendenza. Sarà interessante vedere come la regista racconterà questa storia delicata, ma soprattutto come implementerà le opere e l’eredità artistica di Nan Goldin. L’altro film favorito per la vittoria finale è Saint Omer di Alice Diop, primo lungometraggio narrativo della documentarista francese, che esaminerà il processo di una donna accusata di infanticidio dopo che ha abbandonato il proprio figlio di quindici mesi su una spiaggia. Questa storia verrà vista dal punto di vista di Rama, una giovane scrittrice incinta che sta lavorando su un adattamento in chiave moderna del mito di Medea. Attraverso questi due personaggi, Alice Diop cercherà di analizzare le dinamiche socio-razziali e la continua violenza inflitta a donne di colore in Francia, queste tematiche delicate, ma soprattutto attuali, potrebbero far vincere alla regista l’ambito Leone d’Oro.
Ci aspettiamo, dunque, una Biennale piena di sorprese e scoperte interessanti, e non il preannunciato fiasco che molta stampa e opinione pubblica hanno sostenuto in questo periodo. Noi saremo presenti durante tutto il periodo della Mostra, cercando di tenervi aggiornati giorno per giorno sull’andamento del festival per non farvi mancare nulla.
di Omar Franini
NC-124
29.08.2022
Dopo aver ripercorso la storia del Festival di Venezia qualche giorno fa, è arrivato il momento di parlare dell’edizione di quest’anno, giunta alla settantanovesima candelina. Quali sono i film più attesi? E quali potrebbero essere le grandi scoperte di quest’anno? In questo articolo cercheremo di analizzare i film che verranno mostrati al Lido e proveremo a capire quali potrebbero essere i più papabili per la vittoria dell’ambito Leone d’Oro.
È probabile che il cinema Hollywoodiano, e più in generale quello statunitense, ruberà la scena e i riflettori durante la Mostra. La cosa non dovrebbe sorprenderci, negli ultimi quattro/cinque anni, il Festival di Venezia ha mostrato una forte tendenza a presentare i progetti anglofoni più attesi, complice anche la stagione dei premi.
Una première mondiale al Lido, seguita da proiezioni ai festival di Toronto (TIFF), di Telluride o di New York (NYFF) è una strategia di marketing che ha funzionato in molti casi, basti pensare a The Shape of Water nel 2017, Nomadland nel 2020 o The Power of the Dog nel 2021.
Quest’anno, due nomi spuntano su tutti, The Son di Florian Zeller e Tár di Todd Field. Il primo è l’adattamento teatrale di un’opera del regista stesso, nonché il secondo capitolo di una trilogia incentrata sulla famiglia, iniziata con The Father (2020), con il quale Sir Anthony Hopkins ha vinto l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, e che probabilmente terminerà con l’atteso The Mother, fra qualche anno. Il dramma familiare con al centro la dinamica padre-figlio, interpretati da Hugh Jackman e l’esordiente Zen McGrath, promette di essere uno dei film più d’impatto del festival. Tár, d’altro canto, è solo l’opera terza di Todd Field, “solo” in quanto sono passati ben 16 anni dal suo ultimo film, Little Children (2006). Dai sobborghi di Boston si passa alla città di Berlino, dove la compositrice Lydia Tár si sta preparando a dirigere l’opera più importante della sua carriera. La protagonista è Cate Blanchett, la cui performance sta creando alte aspettative e che, in caso di vittoria della Coppa Volpi, la potrebbe far concorrere a vincere il suo terzo Oscar.
Un’altra interpretazione attesa da molti è quella di Ana de Armas in Blonde, adattamento dell’omonimo romanzo di Joel Carol Oates, dove l’attrice cubana sarà Norma Jeane (il vero nome di Marilyn Monroe). Il film, così come anche il romanzo, è un racconto rivisitato della tormentata vita della celebre diva degli anni ‘50.
In esso emergeranno i lati più negativi dello star system hollywoodiano e la pressione costante a cui la donna è stata sottoposta. Blonde ha avuto una travagliata fase di post-produzione, il regista Andrew Dominik si è “scontrato” più volte con Netflix, finanziatore del film, nel tentativo di avere l’ultima parola sul montaggio finale compromettendo così la programmazione dell’uscita del film in tempi brevi. Il film, infatti, doveva essere presentato, dapprima al festival di Venezia l’anno scorso, poi al Festival di Cannes di quest’anno, ma il direttore Thierry Frémaux è stato costretto a “rifiutare” il film in Competizione per rispettare la policy che vieta la presentazione a Cannes di film che poi non escono in sala.
Altro titolo veramente atteso sarà il film di apertura del Festival: White Noise di Noah Baumbach, adattamento dall’omonimo romanzo di Don DeLillo.
Ambientato negli anni ‘80 in un college del Midwest, il film seguirà le vicissitudini del professore Jack Gladney (Adam Driver) e l’incombente disastro chimico che condizionerà la sua vita e quella della sua famiglia. Siamo curiosi di vedere come il regista adatterà un romanzo così celebre e amato.
Dopo il divisivo mother! (2017), Darren Aronofsky torna al Lido con The Whale, un’opera che, tematicamente, si avvicina a The Wrestler. Il film, adattamento di una pièce teatrale di Samuel D. Hunter, è stato girato interamente in un’unica location, cioè l’abitazione del protagonista, un uomo che, dopo la morte del fidanzato, si lascia andare fisicamente e inizia a prendere molto peso. Il protagonista è interpretato da Brendan Fraser che, oltre che ad essere uno dei favoriti per la vittoria della Coppa Volpi, è anche uno dei papabili vincitori agli Oscar 2023. Nel cast sono presenti anche le attrici Sadie Sink, rivelazione della serie Stranger Things e Hong Chau conosciuta per i suoi ruoli in Inherent Vice e Watchmen.
Nel 2017, il Lido aveva portato fortuna a Martin McDonagh con Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, il quale quest’anno ritenterà la sorte con The Banshees of Inisherin. Il film riunisce il perfetto duo composto da Colin Farrell e Brendan Gleeson, attori protagonisti del primo lungometraggio del regista, In Bruges. Questa nuova opera, che sembra mantenere i perfetti equilibri comico/grotteschi dei due interpreti, ruota attorno alla fine di una storica amicizia e alle conseguenze che questa separazione porterà nella piccola comunità in cui vivono.
Fuori Concorso, invece, troviamo diversi film interessanti sui quali porre attenzione. Da una parte, Dead For a Dollar, il nuovo western di Walter Hill con un cast di primo livello, tra cui Willem Dafoe, Christoph Waltz e la star di Marvelous Mrs. Maisel, Rachel Brosnahan, dall’altra Master Gardener di Paul Schrader, il quale, riceverà anche il Leone d’Oro alla Carriera. Il film segue le vicende di un giardiniere (Joel Edgerton), che si ritroverà a occuparsi della nipote del suo esigente capo. L’incontro con questa ragazza farà emergere il passato problematico del protagonista e porterà nuovi guai nella sua vita.
Uno dei film più discussi, è sicuramente Don’t Worry Darling, dramma ambientato negli anni ‘50 con protagonisti una coppia che decide di trasferirsi in un nuovo vicinato e partecipa ad un esperimento sociale. In questi mesi, il secondo lungometraggio di Olivia Wilde è stato al centro di molte controversie, prima legate alla relazione tra Harry Styles e la regista stessa e in seguito tra l’attrice Florence Pugh e Shia LaBeouf, prima scelta nel ruolo del protagonista (vi lasciamo qui un articolo per approfondire la questione). L’attrice ha deciso di non partecipare all’attività stampa, probabilmente, secondo le testate estere, per via della fitta schedule delle riprese di Dune in cui recita, ma, con molta più probabilità, per evitare le possibili domande da parte dei giornalisti, sulla travagliata produzione del film.
Quest’anno verranno invece presentati cinque film diretti da registi italiani in Competizione Ufficiale. A rubare la scena sarà Bones and All di Luca Guadagnino, altra opera in lingua inglese del regista che segnerà la seconda collaborazione con Timothée Chalamet. Il film ha come protagonisti Maren e Lee, due giovani che si ritrovano a percorrere un viaggio insieme e che sono accomunati da qualcosa di… singolare, un dettaglio che eviteremo di rivelare per non rovinare la sorpresa agli spettatori. Occhi puntati non solo su Chalamet, ma anche su Taylor Russell (Waves, 2019), attrice che potrebbe ricevere la consacrazione definitiva grazie a questo film.
Monica di Andrea Pallaoro, anch’esso girato in lingua inglese, è uno dei titoli della mostra che attendiamo di più. Si tratta di un ritratto intimo sul rapporto madre-figlia che segue il ritorno a casa della protagonista per prendersi cura della madre in fin di vita. Nel cast saranno presenti Patricia Clarkson e Trace Lysette, con quest’ultima che potrebbe entrare nella storia come la prima attrice transgender a vincere un premio al Festival di Venezia.
Penélope Cruz tornerà, invece, a recitare in italiano ne L’Immensità di Emanuele Crialese, storia autobiografica incentrata sull’amore di una madre verso i propri figli, una tematica ricorrente nei film in Competizione.
Chiudono il quintetto Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio e Chiara di Susanna Nicchiarelli; il primo film segue il processo del poeta Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) per “plagio” e il rapporto tra il poeta e il suo giovane partner, mentre il secondo è un film su Santa Chiara d’Assisi e, come con i precedenti Nico 1988 e Miss Marx, ci aspettiamo un biopic che si discosta dai canoni del genere.
Lo scorso maggio a Cannes sono stati presentati due film iraniani in Concorso: Holy Spider, film che è stato girato fuori dall’Iran con fondi esteri perché il governo iraniano non avrebbe mai dato il permesso di girare un film su uno dei più “celebri” serial killer della Nazione; mentre il secondo, Leila’s Brothers di Saeed Roustaee, è stato bandito e non ha ricevuto il permesso di essere distribuito a causa della rappresentazione dello stato economico incerto della nazione.
Lo scorso 8 luglio il regista iraniano Mohammad Rasoulof è stato arrestato dopo che questi aveva pubblicato dei post sui social media contro l’uso della violenza da parte della polizia. In seguito, ha avuto luogo una manifestazione pacifica in favore di Rasoulof, a cui ha partecipato anche il regista Jafar Panahi, che è stato a sua volta arrestato. Tutti questi episodi appena citati, violano la libertà di espressione e dimostrano per l’ennesima volta come il governo iraniano stia, pian piano, portando al declino il proprio cinema. Siamo, dunque, estremamente soddisfatti di sapere che verranno presentate in Competizione due opere iraniane. La prima è No Bears, film che, nonostante l’arresto, Panahi è riuscito a terminare in tempo e che mostra due storie d'amore parallele, nelle quali gli amanti si ritrovano a fronteggiare la forza della superstizione, le meccaniche di potere e altri ostacoli nascosti e inevitabili per far trionfare il loro amore. La seconda è Beyond the Wall di Vahid Jalivad, che narra la storia di un uomo cieco, la cui vita inizierà a sgretolarsi dopo l’arrivo inaspettato di una donna. Il protagonista sarà interpretato da Navid Mohammadzadeh, attore che abbiamo avuto l’occasione di intervistare lo scorso maggio a Cannes.
Oltre ai già citati White Noise e Blonde, Netflix porterà sul Lido altri due film in Competizione; Athena di Romain Gavras che segue una rivolta nei quartieri di Parigi dopo l’uccisione inspiegata di un giovane ragazzo, e Bardo di Alejandro González Iñárritu che narra la storia di un documentarista messicano, afflitto da una crisi esistenziale, che proverà a rimettere in sesto la propria vita cercando di capire chi è realmente.
Frederick Wiseman, che si può tranquillamente definire come uno dei documentaristi migliori di sempre, tornerà in Competizione a Venezia con un film narrativo, Un Couple, il primo della carriera per il cineasta americano. Girato in una campagna attorno a Parigi quando il regista è dovuto rimanere in Francia a causa della pandemia, il film si concentra sulla corrispondenza tra Tolstoj e la moglie, evidenziando il loro complesso e tormentato rapporto affettivo. Wiseman apparirà anche in un ruolo secondario in Les Enfants Des Autres di Rebecca Zlotowski, film dove Virginie Efira interpreterà una donna sui quarant’anni che inizia a desiderare di avere una propria famiglia e dei figli dopo che questa inizia a frequentare Ali e sua figlia. The Eternal Daughter è il primo film in Competizione a Venezia per Joanna Hogg che dopo il successo di The Souvenir, presenterà un film sui fantasmi del passato e i sensi di colpa che affliggono una donna, interpretata dalla camaleontica Tilda Swinton.
Prima di terminare l’articolo con i film che, a nostro parere, potrebbero vincere il Leone d’Oro, vorremmo citare qualche titolo che ci potrebbe sorprendere: Argentina, 1985 di Santiago Mitre e Love Life di Koji Fukada dalla Competizione, To The North di Mihai Mincan dalla sezione Orizzonti e infine When the Waves Are Gone di Lav Diaz.
Uno dei favoriti per la vittoria del Leone d’Oro è All The Beauty and The Bloodshed. La storia epica dell’artista ed attivista Nan Goldin è il soggetto del nuovo documentario di Laura Poitras. Il film racconta la lunga battaglia tra la Goldin e la Sackler, casa farmaceutica responsabile della morte di molte persone per overdose a causa della prescrizione eccessiva dell’ossicodone, farmaco che crea forte dipendenza. Sarà interessante vedere come la regista racconterà questa storia delicata, ma soprattutto come implementerà le opere e l’eredità artistica di Nan Goldin. L’altro film favorito per la vittoria finale è Saint Omer di Alice Diop, primo lungometraggio narrativo della documentarista francese, che esaminerà il processo di una donna accusata di infanticidio dopo che ha abbandonato il proprio figlio di quindici mesi su una spiaggia. Questa storia verrà vista dal punto di vista di Rama, una giovane scrittrice incinta che sta lavorando su un adattamento in chiave moderna del mito di Medea. Attraverso questi due personaggi, Alice Diop cercherà di analizzare le dinamiche socio-razziali e la continua violenza inflitta a donne di colore in Francia, queste tematiche delicate, ma soprattutto attuali, potrebbero far vincere alla regista l’ambito Leone d’Oro.
Ci aspettiamo, dunque, una Biennale piena di sorprese e scoperte interessanti, e non il preannunciato fiasco che molta stampa e opinione pubblica hanno sostenuto in questo periodo. Noi saremo presenti durante tutto il periodo della Mostra, cercando di tenervi aggiornati giorno per giorno sull’andamento del festival per non farvi mancare nulla.