NC-45
27.02.2021
Oggi 27 febbraio è il compleanno dell’attrice Alba Rohrwacher. Quando si parla di una però non si può non pensare anche all’altra, la sorella poco più giovane Alice, regista e sceneggiatrice. Insieme sono testimoni di un immaginario comune inconfondibile, tanto sensibile e poetico quanto reale.
Amate e premiate a Cannes, omaggiate a New York. Nel 2019 il MoMA, in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà, dedica loro una retrospettiva dal nome “The Wonders: Alice and Alba Rohrwacher” per un mese. Ed è la prima volta che una tale rassegna viene dedicata interamente a due artiste la cui opera filmica è frutto di una carriera ancora così breve, ma destinata a lasciare traccia indelebile nel panorama cinematografico mondiale. La retrospettiva comprendeva Corpo celeste (2011), opera prima della regista, e poi Le meraviglie (2014) – che ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes rendendo Alice la prima regista italiana ad entrare nel Palmarès del Festival – e Lazzaro felice (2018) – che ha vinto a Cannes il premio per la migliore sceneggiatura. In tutti e tre i film, prodotti dalla casa di produzione bolognese Tempesta e girati in pellicola 16mm con la fotografia di Hélène Louvart, la fiaba e il realismo magico di stampo felliniano o pasoliniano si fondono alla manifestazione di una parabola politica per l’ambiente in cui i personaggi si muovono e si evolvono. La ricerca estetica trae la sua forza dalla rappresentazione in immagine della semplicità più pura e cruda, seguendo la logica della sottrazione non come scelta artistica minimal, ma per chiamare genuinamente le cose con il loro nome. Come Alice ha dichiarato in un’intervista al NYFF, infatti, non le piace definirsi un’artista che trae la sua ispirazione dall’alto perché è dal basso che è sempre partita, utilizzando la metafora dei funghi per definire il suo lavoro. Non è un caso quindi che anche i personaggi protagonisti dei suoi film (Adriano Tardiolo è Lazzaro, Alexandra Lungu è Gelsomina ne Le meraviglie) non siano attori professionisti ma dei ragazzi scovati nel loro “habitat naturale”.
Accanto a questi due “attori non attori” troviamo Alba: l’autrice e l’interprete così si legano nella rappresentazione di un mondo rurale che ben conoscono dalla loro infanzia e che gli è molto caro, riuscendo ad incarnare alla perfezione, una dietro la camera e l’altra davanti, sentimenti di tenerezza, malinconia e nostalgia in modo autentico sin dalle prime immagini. A dimostrarlo è il fatto che storie così radicalmente italiane, sia come riferimenti culturali (basti pensare al balletto delle sorelle sul pezzo “T’appartengo” di Ambra Angiolini), che come vicende storiche, siano riuscite ad avere un respiro internazionale. Non sorprende infatti che Martin Scorsese sia voluto diventare produttore esecutivo di Lazzaro felice a riprese finite per la potenziale partecipazione di Alice agli Oscar di quell’anno, tramite il suo Emerging Filmmaker Fund (il primo progetto in assoluto a goderne fu sempre italiano, A Ciambra diretto da Jonas Carpignano) e gli abbia aperto le porte di Netflix per essere distribuito a livello mondiale. Il lavoro della regista italiana ha conquistato anche Sofia Coppola che ha intervistato entrambe le sorelle e ha espresso per loro la sua grande ammirazione e affinità di poetica cinematografica.
La retrospettiva al MoMA ricostruiva anche il percorso artistico attoriale di Alba attraverso le pellicole con i suoi ruoli più iconici e premiati: Il papà di Giovanna (2008) di Pupi Avati con il quale vinse il David di Donatello come miglior protagonista; Io sono l’amore (2009) di Luca Guadagnino; La solitudine dei numeri primi (2010) di Saverio Costanzo; sempre con la regia di quest’ultimo (nonché suo compagno nella vita) in Hungry Hearts (2014) con il quale vinse la Coppa Volpi a Venezia recitando a fianco di Adam Driver. In attesa di vederla finalmente in sala diretta da Nanni Moretti ne I tre piani, che verrà presentato in anteprima al prossimo festival di Cannes.
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27.02.2021
Oggi 27 febbraio è il compleanno dell’attrice Alba Rohrwacher. Quando si parla di una però non si può non pensare anche all’altra, la sorella poco più giovane Alice, regista e sceneggiatrice. Insieme sono testimoni di un immaginario comune inconfondibile, tanto sensibile e poetico quanto reale.
Amate e premiate a Cannes, omaggiate a New York. Nel 2019 il MoMA, in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà, dedica loro una retrospettiva dal nome “The Wonders: Alice and Alba Rohrwacher” per un mese. Ed è la prima volta che una tale rassegna viene dedicata interamente a due artiste la cui opera filmica è frutto di una carriera ancora così breve, ma destinata a lasciare traccia indelebile nel panorama cinematografico mondiale. La retrospettiva comprendeva Corpo celeste (2011), opera prima della regista, e poi Le meraviglie (2014) – che ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes rendendo Alice la prima regista italiana ad entrare nel Palmarès del Festival – e Lazzaro felice (2018) – che ha vinto a Cannes il premio per la migliore sceneggiatura. In tutti e tre i film, prodotti dalla casa di produzione bolognese Tempesta e girati in pellicola 16mm con la fotografia di Hélène Louvart, la fiaba e il realismo magico di stampo felliniano o pasoliniano si fondono alla manifestazione di una parabola politica per l’ambiente in cui i personaggi si muovono e si evolvono. La ricerca estetica trae la sua forza dalla rappresentazione in immagine della semplicità più pura e cruda, seguendo la logica della sottrazione non come scelta artistica minimal, ma per chiamare genuinamente le cose con il loro nome. Come Alice ha dichiarato in un’intervista al NYFF, infatti, non le piace definirsi un’artista che trae la sua ispirazione dall’alto perché è dal basso che è sempre partita, utilizzando la metafora dei funghi per definire il suo lavoro. Non è un caso quindi che anche i personaggi protagonisti dei suoi film (Adriano Tardiolo è Lazzaro, Alexandra Lungu è Gelsomina ne Le meraviglie) non siano attori professionisti ma dei ragazzi scovati nel loro “habitat naturale”.
Accanto a questi due “attori non attori” troviamo Alba: l’autrice e l’interprete così si legano nella rappresentazione di un mondo rurale che ben conoscono dalla loro infanzia e che gli è molto caro, riuscendo ad incarnare alla perfezione, una dietro la camera e l’altra davanti, sentimenti di tenerezza, malinconia e nostalgia in modo autentico sin dalle prime immagini. A dimostrarlo è il fatto che storie così radicalmente italiane, sia come riferimenti culturali (basti pensare al balletto delle sorelle sul pezzo “T’appartengo” di Ambra Angiolini), che come vicende storiche, siano riuscite ad avere un respiro internazionale. Non sorprende infatti che Martin Scorsese sia voluto diventare produttore esecutivo di Lazzaro felice a riprese finite per la potenziale partecipazione di Alice agli Oscar di quell’anno, tramite il suo Emerging Filmmaker Fund (il primo progetto in assoluto a goderne fu sempre italiano, A Ciambra diretto da Jonas Carpignano) e gli abbia aperto le porte di Netflix per essere distribuito a livello mondiale. Il lavoro della regista italiana ha conquistato anche Sofia Coppola che ha intervistato entrambe le sorelle e ha espresso per loro la sua grande ammirazione e affinità di poetica cinematografica.
La retrospettiva al MoMA ricostruiva anche il percorso artistico attoriale di Alba attraverso le pellicole con i suoi ruoli più iconici e premiati: Il papà di Giovanna (2008) di Pupi Avati con il quale vinse il David di Donatello come miglior protagonista; Io sono l’amore (2009) di Luca Guadagnino; La solitudine dei numeri primi (2010) di Saverio Costanzo; sempre con la regia di quest’ultimo (nonché suo compagno nella vita) in Hungry Hearts (2014) con il quale vinse la Coppa Volpi a Venezia recitando a fianco di Adam Driver. In attesa di vederla finalmente in sala diretta da Nanni Moretti ne I tre piani, che verrà presentato in anteprima al prossimo festival di Cannes.