NC-20
15.06.2020
Quest’anno l’attore napoletano riceverà il suo quinto Nastro d’argento. Dopo quelli come miglior attore protagonista ne Le conseguenze dell’amore (2005), La ragazza del lago (2008), Il divo (2009) e quello speciale nel 2013 per Bella addormentata, Viva la libertà e La grande bellezza, arriva quello alla carriera a coronare il suo percorso. Il Nastro – che è il più antico premio cinematografico italiano, assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani dal 1946 – gli sarà consegnato in una cerimonia che si svolgerà a Roma a fine giugno.
Classe 1959, Marco Antonio Servillo, questo il suo nome all’anagrafe, nasce come attore di teatro, soprattutto nel panorama napoletano. Qui inizia un sodalizio con il regista Mario Martone con il quale fonda Teatri Uniti (di cui ancora oggi è il direttore artistico) nel 1987, con lo scopo di combinare linguaggio teatrale e cinematografico. Con la regia di Martone, Servillo approda al cinema negli anni Novanta con tre film. L’esempio più emblematico è Teatro di guerra del 1998, presentato al 51° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Poco dopo, allo scoccare del 2000, inizia la lunga collaborazione con il poco più che trentenne Paolo Sorrentino.
Per la coppia Sorrentino-Servillo non è amore a prima vista, almeno per l’attore. Quando il regista lo sceglie per interpretare il cantante Tony Pisapia per il suo film d’esordio L’uomo in più (2001), Servillo non si fida della sua inesperienza. L’attore cede alla lettura del copione insieme al suo collega teatrale Angelo Curti, anche perché non si sente ancora appieno un attore di cinema. La nascita del suo amore per il grande schermo, l’attribuisce proprio a Sorrentino e alla sua ostinazione nel voler lavorare con lui. Infine si convince ad accettare e nel 2002 ottiene la sua prima nomination come migliore attore protagonista per il Nastro d’argento e per il David di Donatello. Entrambe le candidature si trasformano in vittorie tre anni più tardi con Le conseguenze dell’amore.
Dopo una pausa in cui Servillo compare in Gomorra di Matteo Garrone, il sodalizio con Sorrentino riprende nel 2008 con Il divo in cui interpreta Giulio Andreotti. L’attore ha affermato che per restituire il personaggio storico, più che studiare testimonianze e interviste dell’epoca, si è basato esclusivamente sull’osservazione del film Todo modo del 1976 di Elio Petri e la lettura di Giorgio Manganelli. Lo scopo era quello di non cadere nella trappola della “macchietta” ma di restituire più fedelmente la particolare atmosfera di un’epoca storica così importante per l’Italia. Specialmente l’uso della voce rischiava di scadere nella parodia, e ha richiesto un intenso lavoro: tant’è vero che durante le riprese pregava la segretaria di edizione di interromperlo se sentiva che “faceva Paperino”.
La fama internazionale arriva nel 2013 con il film La grande bellezza, in cui Toni Servillo è Jep Gambardella, che vince l’anno dopo l’Oscar e il Golden Globe come miglior film straniero. Nel 2018 torna a interpretare un personaggio realmente esistito e iconico per l’immaginario italiano con Loro (2018), in cui è Silvio Berlusconi. Prossimamente, come fosse un ritorno alle origini, lo vedremo nel nuovo film di Mario Martone Qui rido io, in cui interpreta Eduardo Scarpetta. Prosegue così una carriera che l’ha visto protagonista nei panni di personaggi emblematici e complessi, continuando inoltre a muoversi tra teatro e cinema.
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15.06.2020
Quest’anno l’attore napoletano riceverà il suo quinto Nastro d’argento. Dopo quelli come miglior attore protagonista ne Le conseguenze dell’amore (2005), La ragazza del lago (2008), Il divo (2009) e quello speciale nel 2013 per Bella addormentata, Viva la libertà e La grande bellezza, arriva quello alla carriera a coronare il suo percorso. Il Nastro – che è il più antico premio cinematografico italiano, assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani dal 1946 – gli sarà consegnato in una cerimonia che si svolgerà a Roma a fine giugno.
Classe 1959, Marco Antonio Servillo, questo il suo nome all’anagrafe, nasce come attore di teatro, soprattutto nel panorama napoletano. Qui inizia un sodalizio con il regista Mario Martone con il quale fonda Teatri Uniti (di cui ancora oggi è il direttore artistico) nel 1987, con lo scopo di combinare linguaggio teatrale e cinematografico. Con la regia di Martone, Servillo approda al cinema negli anni Novanta con tre film. L’esempio più emblematico è Teatro di guerra del 1998, presentato al 51° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Poco dopo, allo scoccare del 2000, inizia la lunga collaborazione con il poco più che trentenne Paolo Sorrentino.
Per la coppia Sorrentino-Servillo non è amore a prima vista, almeno per l’attore. Quando il regista lo sceglie per interpretare il cantante Tony Pisapia per il suo film d’esordio L’uomo in più (2001), Servillo non si fida della sua inesperienza. L’attore cede alla lettura del copione insieme al suo collega teatrale Angelo Curti, anche perché non si sente ancora appieno un attore di cinema. La nascita del suo amore per il grande schermo, l’attribuisce proprio a Sorrentino e alla sua ostinazione nel voler lavorare con lui. Infine si convince ad accettare e nel 2002 ottiene la sua prima nomination come migliore attore protagonista per il Nastro d’argento e per il David di Donatello. Entrambe le candidature si trasformano in vittorie tre anni più tardi con Le conseguenze dell’amore.
Dopo una pausa in cui Servillo compare in Gomorra di Matteo Garrone, il sodalizio con Sorrentino riprende nel 2008 con Il divo in cui interpreta Giulio Andreotti. L’attore ha affermato che per restituire il personaggio storico, più che studiare testimonianze e interviste dell’epoca, si è basato esclusivamente sull’osservazione del film Todo modo del 1976 di Elio Petri e la lettura di Giorgio Manganelli. Lo scopo era quello di non cadere nella trappola della “macchietta” ma di restituire più fedelmente la particolare atmosfera di un’epoca storica così importante per l’Italia. Specialmente l’uso della voce rischiava di scadere nella parodia, e ha richiesto un intenso lavoro: tant’è vero che durante le riprese pregava la segretaria di edizione di interromperlo se sentiva che “faceva Paperino”.
La fama internazionale arriva nel 2013 con il film La grande bellezza, in cui Toni Servillo è Jep Gambardella, che vince l’anno dopo l’Oscar e il Golden Globe come miglior film straniero. Nel 2018 torna a interpretare un personaggio realmente esistito e iconico per l’immaginario italiano con Loro (2018), in cui è Silvio Berlusconi. Prossimamente, come fosse un ritorno alle origini, lo vedremo nel nuovo film di Mario Martone Qui rido io, in cui interpreta Eduardo Scarpetta. Prosegue così una carriera che l’ha visto protagonista nei panni di personaggi emblematici e complessi, continuando inoltre a muoversi tra teatro e cinema.