di Omar Franini
NC-78
03.12.2021
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quinto episodio vi raccontiamo il 1971.
Negli scorsi giorni Arancia Meccanica è stato ridistribuito in diverse sale in occasione del cinquantesimo anniversario dalla sua uscita. Nonostante oggi sia fra le opere più celebri della storia del cinema, il film di Stanley Kubrick non ebbe facile distribuzione nel 1971; negli Stati Uniti il regista fu costretto a rimpiazzare delle scene troppo esplicite e simili problematiche sorsero anche nel Regno Unito e in Spagna. La maggior parte delle controversie si incentrava su quelle forti scene di violenza a sfondo sessuale che sarebbero diventate poi una parte essenziale dell’opera e del discorso che Kubrick fu in grado di portare avanti sul disagio giovanile e il funzionamento repressivo delle istituzioni di governo. Nonostante queste difficoltà, Arancia Meccanica divenne negli anni a venire un film di culto, grazie anche alla figura centrale del film, Alex DeLarge, interpretato da un magistrale Malcolm McDowell. Il film fu anche candidato a quattro Oscar, tra cui miglior film, regia ed attore, per poi essere battuto in ognuna di queste categorie da Il braccio violento della legge. Il film di William Friedkin rivoluzionò il genere poliziesco su diversi fronti; il linguaggio cinematografico adottato fu innovativo perché alternò sequenze dal ritmo frenetico, come l’inseguimento centrale tra le strade di New York, a sequenze dal ritmo più pacato e dedicato all'introspezione del protagonista. Inoltre il film, in maniera insolita per l'epoca, ebbe il pregio di non distinguere fra "buoni e cattivi": ne è un esempio il personaggio del Detective Jimmy “Popeye” Doyle, interpretato da un intenso Gene Hackman, il quale, sulla scia delle figure solitarie e maledette degli investigatori da noir, è pronto a tutto pur di fermare i criminali su cui sta indagando, anche a mettere in pericolo l’incolumità dei propri colleghi e macchiarsi di azioni al limite della legalità.
Sempre negli Stati Uniti, bisogna ricordare che verso la fine degli anni '60 e l’inizio degli anni '70 ci fu un importante periodo di rinnovamento nel panorama cinematografico. La cosiddetta Nuova Hollywood portò grandi cambiamenti dal punto di vista produttivo e narrativo. Oltre ai due film appena citati, ci sono altri esempi dello stesso anno che rappresentano con efficacia questa nuova direzione del cinema statunitense; stiamo parlando di Harold e Maude di Hal Hashby, con al centro il tenero e anticonvenzionale rapporto tra un’eccentrica ottantenne (una bravissima Ruth Gordon) e un ragazzo di diciotto anni. I Compari di Robert Altman rappresenta invece una particolare variazione del tradizionale genere western: il film narra le vicende di un giocatore d’azzardo e di una prostituta che aprono un bordello in un paese sperduto del Vecchio West. La peculiarità del film risiede nei toni onirici che Altman riesce ad attribuire a questa storia, grazie anche al lavoro straordinario del direttore della fotografia Vilmos Zsigmond e all'affascinante colonna sonora di Leonard Cohen. Fra gli altri film degni di nota distribuiti quell'anno e appartenenti alla folgorante corrente della Nuova Hollywood citiamo Panico a Needle Park di Jerry Schatzberg con protagonista Al Pacino, Klute di Alan J. Pakula con la vincitrice dell’Oscar Jane Fonda, Straw Dogs di Sam Peckinpah, Wanda di Barbara Loden, A New Leaf di Elaine May e Carnal Knowledge di Mike Nichols. Il 1971 è stato un anno abbastanza impegnativo anche per Clint Eastwood, come attore protagonista in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e The Beguiled, entrambi diretti da Don Siegel, e per la prima volta come regista in Brivido nella notte.
Un altro grande film uscito ormai 50 anni fa è L’ultimo spettacolo, capolavoro di Peter Bogdanovich, incentrato su Sonny e Duane, due ragazzi che si stanno diplomando e devono scegliere se rimanere nel loro piccolo e deprimente paese del Texas o andare via, arruolarsi nell’esercito e combattere in Corea. Il film analizza il rapporto tra i due ragazzi e il resto del paesino con uno sguardo nostalgico e melanconico, messo in risalto anche dall’utilizzo del bianco e nero e dalle canzoni di Hank Williams, tra cui “Why Don’t You Love Me (Like You Used to Do)”. Uno dei punti di forza del film consiste inoltre nella magistrale performance di Cloris Leachman (vincitrice dell’Oscar come miglior attrice non protagonista), che interpreta l’infermiera Ruth, la cui struggente scena finale è forse uno dei momenti recitativi migliori di tutto il decennio. Nel cast sono presenti anche Jeff Bridges ed Ellen Burstyn, i quali ricevettero le prime candidature all’ambita statuetta d’oro, e Ben Johnson, una delle icone del cinema western degli anni ’50.
Spostandosi in Europa, nel Regno Unito uscirono molti film interessanti: Messaggero d’amore di Joseph Losey, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il thriller Carter con protagonista Michael Caine, Domenica, maledetta domenica di John Schlesinger e I Diavoli di Ken Russell, film abbastanza controverso per la figura di Padre Grandier (Oliver Reed), un uomo popolare e affascinante che attrae le attenzioni di molte donne, tra cui la superiora Jeanne degli Angeli (una terrificante Vanessa Redgrave). Come Arancia Meccanica, il film non ebbe facile distribuzione e molte scene vennero censurate, se non addirittura estromesse. L’assassino di Rillington Place n. 10 narra del noto serial killer John Christie ed è forse uno dei film più sottovalutati della storia del cinema britannico. La pellicola, sulla carta, sembrerebbe il classico film di genere, ma la regia minuziosa di Richard Fleischer, insieme alle due eccellenti interpretazioni di Richard Attenborough e John Hurt elevano il film, originando un'esperienza angosciante in grado di inquietare a lungo la mente dello spettatore.
La Francia ebbe una buona annata con i nuovi film di François Truffaut (Le due inglesi), Louis Malle (Soffio al cuore), Jacques Tati (Trafic), Robert Bresson (Quattro notti di un sognatore) e Jacques Rivette con il mastodontico Out 1. Quest’ultimo, oltre ad essere uno dei lungometraggi più lunghi della storia - ben 13 ore - è anche l’opera che meglio rappresenta il periodo “teatrale” del cineasta francese. Per quanto riguarda l’Italia va ricordata l’uscita di Giù la testa di Sergio Leone, con le immancabili musiche di Ennio Morricone, e di Morte a Venezia di Luchino Visconti, film tratto da un racconto di Thomas Mann ambientato sul Lido che ha come protagonista un compositore tedesco infatuatosi di un giovane ragazzo polacco. Il film ebbe la sua première a Cannes, dove vinse un premio speciale. Sempre nella stessa edizione fu presentato anche Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, grazie al quale Riccardo Cucciolla vinse il premio per la migliore interpretazione maschile. Intanto in Germania uscì in sala il documentario Paese del silenzio e dell’oscurità di Werner Herzog, incentrato sulla vita di alcuni sordo-ciechi, e vennero distribuiti ben quattro film del prolifico Rainer Werner Fassbinder.
Dall’Europa dell’est è doveroso ricordare invece il film ungherese Amore, La terza parte della notte del polacco Andrzej Żuławski e il debutto di Aleksey German, Trial On the Road, film scomparso per 15 anni dopo l’iniziale distribuzione a causa della controversa rappresentazione che forniva dei soldati sovietici. In Svezia ci fu la distribuzione di uno dei film meno fortunati di Ingmar Bergman, L’Adultera, e di Karl e Kristina di Jan Troell. Quest’ultimo narra la storia della famiglia contadina degli Oskar, la quale per sfuggire alla povertà decide di emigrare negli Stati Uniti. Il film epico di Troell analizza con uno stile documentaristico caratterizzato dall'utilizzo della macchina a mano ogni aspetto della quotidianità della famiglia, soffermandosi efficacemente sulle cause che la costrinsero ad emigrare. Il film l'anno dopo ebbe un enorme successo negli Stati Uniti e fu candidato all’Oscar per miglior film, regia e attrice (la straordinaria Liv Ullman).
In Giappone uscirono La Cerimonia di Nagisa Ōshima, Silence di Masahiro Shinoda (primo adattamento cinematografico del romanzo di Shūsaku Endō) e Throw Away Your Books, Rally in the Streets di Shūnji Terayama, film sperimentale e surrealista che merita di essere visto e riscoperto. In India uscì Company Limited del maestro Satyajit Ray, mentre in Cina venne distribuito uno dei film più famosi del genere wuxia, A Touch of Zen di King Hu. Per finire, dall’Australia si ricordano lo straordinario Wake in Fright di Ted Kotcheff, film che narra l’infernale weekend di un insegnante inglese smarrito nell’outback australiano, e L’inizio del cammino di Nicolas Roeg, pellicola nella quale fece il debutto l’attore aborigeno David Gulpilil, scomparso dopo una lunga malattia lo scorso 29 Novembre.
di Omar Franini
NC-78
03.12.2021
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quinto episodio vi raccontiamo il 1971.
Negli scorsi giorni Arancia Meccanica è stato ridistribuito in diverse sale in occasione del cinquantesimo anniversario dalla sua uscita. Nonostante oggi sia fra le opere più celebri della storia del cinema, il film di Stanley Kubrick non ebbe facile distribuzione nel 1971; negli Stati Uniti il regista fu costretto a rimpiazzare delle scene troppo esplicite e simili problematiche sorsero anche nel Regno Unito e in Spagna. La maggior parte delle controversie si incentrava su quelle forti scene di violenza a sfondo sessuale che sarebbero diventate poi una parte essenziale dell’opera e del discorso che Kubrick fu in grado di portare avanti sul disagio giovanile e il funzionamento repressivo delle istituzioni di governo. Nonostante queste difficoltà, Arancia Meccanica divenne negli anni a venire un film di culto, grazie anche alla figura centrale del film, Alex DeLarge, interpretato da un magistrale Malcolm McDowell. Il film fu anche candidato a quattro Oscar, tra cui miglior film, regia ed attore, per poi essere battuto in ognuna di queste categorie da Il braccio violento della legge. Il film di William Friedkin rivoluzionò il genere poliziesco su diversi fronti; il linguaggio cinematografico adottato fu innovativo perché alternò sequenze dal ritmo frenetico, come l’inseguimento centrale tra le strade di New York, a sequenze dal ritmo più pacato e dedicato all'introspezione del protagonista. Inoltre il film, in maniera insolita per l'epoca, ebbe il pregio di non distinguere fra "buoni e cattivi": ne è un esempio il personaggio del Detective Jimmy “Popeye” Doyle, interpretato da un intenso Gene Hackman, il quale, sulla scia delle figure solitarie e maledette degli investigatori da noir, è pronto a tutto pur di fermare i criminali su cui sta indagando, anche a mettere in pericolo l’incolumità dei propri colleghi e macchiarsi di azioni al limite della legalità.
Sempre negli Stati Uniti, bisogna ricordare che verso la fine degli anni '60 e l’inizio degli anni '70 ci fu un importante periodo di rinnovamento nel panorama cinematografico. La cosiddetta Nuova Hollywood portò grandi cambiamenti dal punto di vista produttivo e narrativo. Oltre ai due film appena citati, ci sono altri esempi dello stesso anno che rappresentano con efficacia questa nuova direzione del cinema statunitense; stiamo parlando di Harold e Maude di Hal Hashby, con al centro il tenero e anticonvenzionale rapporto tra un’eccentrica ottantenne (una bravissima Ruth Gordon) e un ragazzo di diciotto anni. I Compari di Robert Altman rappresenta invece una particolare variazione del tradizionale genere western: il film narra le vicende di un giocatore d’azzardo e di una prostituta che aprono un bordello in un paese sperduto del Vecchio West. La peculiarità del film risiede nei toni onirici che Altman riesce ad attribuire a questa storia, grazie anche al lavoro straordinario del direttore della fotografia Vilmos Zsigmond e all'affascinante colonna sonora di Leonard Cohen. Fra gli altri film degni di nota distribuiti quell'anno e appartenenti alla folgorante corrente della Nuova Hollywood citiamo Panico a Needle Park di Jerry Schatzberg con protagonista Al Pacino, Klute di Alan J. Pakula con la vincitrice dell’Oscar Jane Fonda, Straw Dogs di Sam Peckinpah, Wanda di Barbara Loden, A New Leaf di Elaine May e Carnal Knowledge di Mike Nichols. Il 1971 è stato un anno abbastanza impegnativo anche per Clint Eastwood, come attore protagonista in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e The Beguiled, entrambi diretti da Don Siegel, e per la prima volta come regista in Brivido nella notte.
Un altro grande film uscito ormai 50 anni fa è L’ultimo spettacolo, capolavoro di Peter Bogdanovich, incentrato su Sonny e Duane, due ragazzi che si stanno diplomando e devono scegliere se rimanere nel loro piccolo e deprimente paese del Texas o andare via, arruolarsi nell’esercito e combattere in Corea. Il film analizza il rapporto tra i due ragazzi e il resto del paesino con uno sguardo nostalgico e melanconico, messo in risalto anche dall’utilizzo del bianco e nero e dalle canzoni di Hank Williams, tra cui “Why Don’t You Love Me (Like You Used to Do)”. Uno dei punti di forza del film consiste inoltre nella magistrale performance di Cloris Leachman (vincitrice dell’Oscar come miglior attrice non protagonista), che interpreta l’infermiera Ruth, la cui struggente scena finale è forse uno dei momenti recitativi migliori di tutto il decennio. Nel cast sono presenti anche Jeff Bridges ed Ellen Burstyn, i quali ricevettero le prime candidature all’ambita statuetta d’oro, e Ben Johnson, una delle icone del cinema western degli anni ’50.
Spostandosi in Europa, nel Regno Unito uscirono molti film interessanti: Messaggero d’amore di Joseph Losey, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il thriller Carter con protagonista Michael Caine, Domenica, maledetta domenica di John Schlesinger e I Diavoli di Ken Russell, film abbastanza controverso per la figura di Padre Grandier (Oliver Reed), un uomo popolare e affascinante che attrae le attenzioni di molte donne, tra cui la superiora Jeanne degli Angeli (una terrificante Vanessa Redgrave). Come Arancia Meccanica, il film non ebbe facile distribuzione e molte scene vennero censurate, se non addirittura estromesse. L’assassino di Rillington Place n. 10 narra del noto serial killer John Christie ed è forse uno dei film più sottovalutati della storia del cinema britannico. La pellicola, sulla carta, sembrerebbe il classico film di genere, ma la regia minuziosa di Richard Fleischer, insieme alle due eccellenti interpretazioni di Richard Attenborough e John Hurt elevano il film, originando un'esperienza angosciante in grado di inquietare a lungo la mente dello spettatore.
La Francia ebbe una buona annata con i nuovi film di François Truffaut (Le due inglesi), Louis Malle (Soffio al cuore), Jacques Tati (Trafic), Robert Bresson (Quattro notti di un sognatore) e Jacques Rivette con il mastodontico Out 1. Quest’ultimo, oltre ad essere uno dei lungometraggi più lunghi della storia - ben 13 ore - è anche l’opera che meglio rappresenta il periodo “teatrale” del cineasta francese. Per quanto riguarda l’Italia va ricordata l’uscita di Giù la testa di Sergio Leone, con le immancabili musiche di Ennio Morricone, e di Morte a Venezia di Luchino Visconti, film tratto da un racconto di Thomas Mann ambientato sul Lido che ha come protagonista un compositore tedesco infatuatosi di un giovane ragazzo polacco. Il film ebbe la sua première a Cannes, dove vinse un premio speciale. Sempre nella stessa edizione fu presentato anche Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, grazie al quale Riccardo Cucciolla vinse il premio per la migliore interpretazione maschile. Intanto in Germania uscì in sala il documentario Paese del silenzio e dell’oscurità di Werner Herzog, incentrato sulla vita di alcuni sordo-ciechi, e vennero distribuiti ben quattro film del prolifico Rainer Werner Fassbinder.
Dall’Europa dell’est è doveroso ricordare invece il film ungherese Amore, La terza parte della notte del polacco Andrzej Żuławski e il debutto di Aleksey German, Trial On the Road, film scomparso per 15 anni dopo l’iniziale distribuzione a causa della controversa rappresentazione che forniva dei soldati sovietici. In Svezia ci fu la distribuzione di uno dei film meno fortunati di Ingmar Bergman, L’Adultera, e di Karl e Kristina di Jan Troell. Quest’ultimo narra la storia della famiglia contadina degli Oskar, la quale per sfuggire alla povertà decide di emigrare negli Stati Uniti. Il film epico di Troell analizza con uno stile documentaristico caratterizzato dall'utilizzo della macchina a mano ogni aspetto della quotidianità della famiglia, soffermandosi efficacemente sulle cause che la costrinsero ad emigrare. Il film l'anno dopo ebbe un enorme successo negli Stati Uniti e fu candidato all’Oscar per miglior film, regia e attrice (la straordinaria Liv Ullman).
In Giappone uscirono La Cerimonia di Nagisa Ōshima, Silence di Masahiro Shinoda (primo adattamento cinematografico del romanzo di Shūsaku Endō) e Throw Away Your Books, Rally in the Streets di Shūnji Terayama, film sperimentale e surrealista che merita di essere visto e riscoperto. In India uscì Company Limited del maestro Satyajit Ray, mentre in Cina venne distribuito uno dei film più famosi del genere wuxia, A Touch of Zen di King Hu. Per finire, dall’Australia si ricordano lo straordinario Wake in Fright di Ted Kotcheff, film che narra l’infernale weekend di un insegnante inglese smarrito nell’outback australiano, e L’inizio del cammino di Nicolas Roeg, pellicola nella quale fece il debutto l’attore aborigeno David Gulpilil, scomparso dopo una lunga malattia lo scorso 29 Novembre.