di Omar Franini
NC-65
19.10.2021
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quarto episodio vi raccontiamo il 1994.
Il 14 Ottobre 1994, poco più di ventisette anni fa, uscì nelle sale statunitensi uno dei film simbolo degli anni ’90 e non solo: stiamo parlando di Pulp Fiction, il secondo lungometraggio di Quentin Tarantino. Il film fu presentato al Festival di Cannes, dove si aggiudicò l’ambita Palma d’Oro e garantì la definitiva consacrazione al regista americano. In poco tempo il film raggiunse un enorme successo ai botteghini e fu in seguito candidato a sette premi Oscar. Alla cerimonia dei premi però Tarantino si dovette accontentare di quello alla sceneggiatura, mentre il grande vincitore della serata fu Forrest Gump di Robert Zemeckis. I due film si potrebbero definire agli antipodi in quanto rappresentanti di due realtà opposte del panorama cinematografico americano degli anni ‘90; da una parte un film innovativo, con un cast non molto conosciuto (all’epoca) e realizzato con un budget basso (8 milioni di dollari rispetto ai 55 di Forrest Gump), dall’altra una grossa produzione hollywoodiana, un crowd-pleaser con protagonista Tom Hanks all’apice della carriera dopo aver vinto l’Oscar per Philadelphia. I due film non furono gli unici a diventare dei cult quell’anno. Nel 1994 uscirono infatti anche Le ali della libertà di Frank Darabont, Ed Wood di Tim Burton, Pallottole su Broadway di Woody Allen e Leon di Luc Besson, oltre alcuni blockbuster quali Il Re Leone e l’action comedy True Lies.
Il 1994 fu anche caratterizzato dalla forte presenza di film orientali nei circuiti festivalieri. Sulla Croisette vennero presentati A Confucian Confusion di Edward Yang e Vivere! di Zhang Yimou. Il primo è un film ambientato a Taipei e racconta come la sfrenata occidentalizzazione dei suoi costumi influisca sulla quotidianità di un gruppo di persone benestanti. Il film di Yimou invece si focalizza su un piccolo nucleo famigliare e attraverso questo analizza alcuni degli eventi più tumultuosi dello scorso secolo in Cina, quali la Guerra Civile degli anni 40’ e la Rivoluzione Culturale. Il film vinse il Gran Premio della Giuria e Ge You fu premiato come migliore attore. Qualche mese più tardi Vive L’Amour di Tsai Ming-liang, l’opera forse più conosciuta e che meglio mostra la poetica del regista taiwanese, vinse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Nella stessa edizione fu presentato anche un altro film tanto interessante quanto sottovalutato, In the Heat of the Sun di Jiang Wen, che si aggiudicò la Coppa Volpi maschile grazie alla straordinaria performance di Xia Yu.
Durante l’estate uscirono anche due film di Wong Kar-wai, il film epico Ashes of Time e il più famoso Chungking Express. Con il passare degli anni quest’ultimo sta acquisendo sempre più notorietà, diventando uno dei film più rappresentativi della filmografia del regista insieme a In the Mood for Love. Diviso in due episodi, il film narra il malinconico incontro di due poliziotti, entrambi lasciati dalle proprie fidanzate, con due ragazze dall’aspetto enigmatico e misterioso. Chiunque abbia visto il film non avrà dimenticato lo stile visivo di Wong, l’utilizzo impeccabile delle luci e la sua soundtrack, in special modo la canzone California Dreamin’ dei The Mamas & The Papas, presente nel film ben nove volte. Chungking Express fece talmente emozionare Quentin Tarantino che il regista decise di prendersi carico della sua distribuzione in America tramite la sua compagnia distributiva, la Rolling Thunder Pictures. Il 1994 può quindi essere considerato a ragione una delle più grandi annate per il cinema cinese e taiwanese. I film di Tsai, Wong e Yang cercarono di rappresentare la solitudine e lo straniamento dei propri personaggi nelle grandi metropoli orientali, mentre Yimou e Jiang analizzarono e raccontarono gli eventi storici fondamentali nella storia del proprio Paese attraverso uno sguardo più intimo e nostalgico.
Il panorama cinematografico europeo fu invece contraddistinto per lo più dal cinema autoriale francofono; Claire Denis, Jacques Rivette, Olivier Assayas e Claude Chabrol presentarono alcune delle loro opere meno conosciute. Su tutti, i due film della regista francese, U.S. Go Home e I Can’t Sleep. Il primo racconta la volontà di una ragazza di perdere la verginità ad una festa, mentre il secondo è un atipico thriller nel quale una giovane donna immigrata si ritrova ad indagare su un serial killer. Due film che vale senz’altro la pena recuperare per apprezzare la camaleonticità della regista. La Francia trovò anche un grande incasso commerciale in La regina Margot, film in costume diretto da Patrice Chéreau con protagonista Isabelle Adjani, che narra le vicende e le relazioni sentimentali nella corte del Re Carlo IX.
In Italia quell’anno i film di rilievo furono pochi. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Una pura formalità di Giuseppe Tornatore e Il Postino di Michael Radford, celebre soprattutto per interpretazione di Massimo Troisi, l’ultima prima della sua scomparsa. Ultimo, ma non certo per importanza, è Krysztof Kieślowski, che nel 1994 presentò le due parti conclusive della sua trilogia dedicata ai tre colori della bandiera francese; Film rosso e Film bianco, con il primo che ebbe un successo inaspettato, soprattutto negli Stati Uniti, dove il film fu candidato agli Oscar per la miglior regia e la miglior fotografia. Altri film europei degni di nota sono il tedesco The Invincibles, un impressionante character study diretto da Dominik Graf e il mastodontico Satantango di Béla Tarr, uno dei film più importanti e studiati dell’intero Novecento.
Per finire voliamo in Australia, dove in quell’anno si realizzarono due film che fecero conoscere al mondo l’incredibile talento delle proprie protagoniste. Parliamo di Le nozze di Muriel con Toni Collette e di Creature del Cielo di Peter Jackson con Kate Winslet, entrambe a inizio carriera. Il film destinato a rimanere più impresso nel tempo e nella storia del cinema sarà però l’opera neozelandese Once Were Warriors - Una volta erano guerrieri di Lee Tamahori, uno struggente e realistico sguardo sulla cultura maori che indaga le condizioni di degrado di alcune famiglie nella periferia di Auckland.
di Omar Franini
NC-65
19.10.2021
È possibile riassumere un anno di cinema in poche righe? Cosa è successo nel…? è una rubrica in cui proveremo a darvi una panoramica, per quanto sintetica, di ciò che è accaduto in un anno solare nel mondo del cinema. In questo quarto episodio vi raccontiamo il 1994.
Il 14 Ottobre 1994, poco più di ventisette anni fa, uscì nelle sale statunitensi uno dei film simbolo degli anni ’90 e non solo: stiamo parlando di Pulp Fiction, il secondo lungometraggio di Quentin Tarantino. Il film fu presentato al Festival di Cannes, dove si aggiudicò l’ambita Palma d’Oro e garantì la definitiva consacrazione al regista americano. In poco tempo il film raggiunse un enorme successo ai botteghini e fu in seguito candidato a sette premi Oscar. Alla cerimonia dei premi però Tarantino si dovette accontentare di quello alla sceneggiatura, mentre il grande vincitore della serata fu Forrest Gump di Robert Zemeckis. I due film si potrebbero definire agli antipodi in quanto rappresentanti di due realtà opposte del panorama cinematografico americano degli anni ‘90; da una parte un film innovativo, con un cast non molto conosciuto (all’epoca) e realizzato con un budget basso (8 milioni di dollari rispetto ai 55 di Forrest Gump), dall’altra una grossa produzione hollywoodiana, un crowd-pleaser con protagonista Tom Hanks all’apice della carriera dopo aver vinto l’Oscar per Philadelphia. I due film non furono gli unici a diventare dei cult quell’anno. Nel 1994 uscirono infatti anche Le ali della libertà di Frank Darabont, Ed Wood di Tim Burton, Pallottole su Broadway di Woody Allen e Leon di Luc Besson, oltre alcuni blockbuster quali Il Re Leone e l’action comedy True Lies.
Il 1994 fu anche caratterizzato dalla forte presenza di film orientali nei circuiti festivalieri. Sulla Croisette vennero presentati A Confucian Confusion di Edward Yang e Vivere! di Zhang Yimou. Il primo è un film ambientato a Taipei e racconta come la sfrenata occidentalizzazione dei suoi costumi influisca sulla quotidianità di un gruppo di persone benestanti. Il film di Yimou invece si focalizza su un piccolo nucleo famigliare e attraverso questo analizza alcuni degli eventi più tumultuosi dello scorso secolo in Cina, quali la Guerra Civile degli anni 40’ e la Rivoluzione Culturale. Il film vinse il Gran Premio della Giuria e Ge You fu premiato come migliore attore. Qualche mese più tardi Vive L’Amour di Tsai Ming-liang, l’opera forse più conosciuta e che meglio mostra la poetica del regista taiwanese, vinse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Nella stessa edizione fu presentato anche un altro film tanto interessante quanto sottovalutato, In the Heat of the Sun di Jiang Wen, che si aggiudicò la Coppa Volpi maschile grazie alla straordinaria performance di Xia Yu.
Durante l’estate uscirono anche due film di Wong Kar-wai, il film epico Ashes of Time e il più famoso Chungking Express. Con il passare degli anni quest’ultimo sta acquisendo sempre più notorietà, diventando uno dei film più rappresentativi della filmografia del regista insieme a In the Mood for Love. Diviso in due episodi, il film narra il malinconico incontro di due poliziotti, entrambi lasciati dalle proprie fidanzate, con due ragazze dall’aspetto enigmatico e misterioso. Chiunque abbia visto il film non avrà dimenticato lo stile visivo di Wong, l’utilizzo impeccabile delle luci e la sua soundtrack, in special modo la canzone California Dreamin’ dei The Mamas & The Papas, presente nel film ben nove volte. Chungking Express fece talmente emozionare Quentin Tarantino che il regista decise di prendersi carico della sua distribuzione in America tramite la sua compagnia distributiva, la Rolling Thunder Pictures. Il 1994 può quindi essere considerato a ragione una delle più grandi annate per il cinema cinese e taiwanese. I film di Tsai, Wong e Yang cercarono di rappresentare la solitudine e lo straniamento dei propri personaggi nelle grandi metropoli orientali, mentre Yimou e Jiang analizzarono e raccontarono gli eventi storici fondamentali nella storia del proprio Paese attraverso uno sguardo più intimo e nostalgico.
Il panorama cinematografico europeo fu invece contraddistinto per lo più dal cinema autoriale francofono; Claire Denis, Jacques Rivette, Olivier Assayas e Claude Chabrol presentarono alcune delle loro opere meno conosciute. Su tutti, i due film della regista francese, U.S. Go Home e I Can’t Sleep. Il primo racconta la volontà di una ragazza di perdere la verginità ad una festa, mentre il secondo è un atipico thriller nel quale una giovane donna immigrata si ritrova ad indagare su un serial killer. Due film che vale senz’altro la pena recuperare per apprezzare la camaleonticità della regista. La Francia trovò anche un grande incasso commerciale in La regina Margot, film in costume diretto da Patrice Chéreau con protagonista Isabelle Adjani, che narra le vicende e le relazioni sentimentali nella corte del Re Carlo IX.
In Italia quell’anno i film di rilievo furono pochi. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Una pura formalità di Giuseppe Tornatore e Il Postino di Michael Radford, celebre soprattutto per interpretazione di Massimo Troisi, l’ultima prima della sua scomparsa. Ultimo, ma non certo per importanza, è Krysztof Kieślowski, che nel 1994 presentò le due parti conclusive della sua trilogia dedicata ai tre colori della bandiera francese; Film rosso e Film bianco, con il primo che ebbe un successo inaspettato, soprattutto negli Stati Uniti, dove il film fu candidato agli Oscar per la miglior regia e la miglior fotografia. Altri film europei degni di nota sono il tedesco The Invincibles, un impressionante character study diretto da Dominik Graf e il mastodontico Satantango di Béla Tarr, uno dei film più importanti e studiati dell’intero Novecento.
Per finire voliamo in Australia, dove in quell’anno si realizzarono due film che fecero conoscere al mondo l’incredibile talento delle proprie protagoniste. Parliamo di Le nozze di Muriel con Toni Collette e di Creature del Cielo di Peter Jackson con Kate Winslet, entrambe a inizio carriera. Il film destinato a rimanere più impresso nel tempo e nella storia del cinema sarà però l’opera neozelandese Once Were Warriors - Una volta erano guerrieri di Lee Tamahori, uno struggente e realistico sguardo sulla cultura maori che indaga le condizioni di degrado di alcune famiglie nella periferia di Auckland.